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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale Rassegna Stampa
19.09.2012 'Primavera araba' e democrazia non hanno niente a che vedere l'una con l'altra
commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 19 settembre 2012
Pagina: 17
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Primavere arabe. Era meglio quando si stava peggio»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 19/09/2012, a pag. 17, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Primavere arabe. Era meglio quando si stava peggio".


Fiamma Nirenstein

Si stava meglio quando si stava peggio. Già sentito di­re? E allora perché tutti si sono eccitati tanto quando le fol­le arabe, adornate di aura prima­verile, hanno fatto le loro rivolu­zioni? Ora la novità è che, a con­fermare le delusioni, i dati dico­no che forza dell’opinione pub­blica, libertà civili, stato di diritto e trasparenza hanno fatto passi indietro o sono rimasti fermi ri­spetto ai bei tempi dei tiranni. Lo scrive il rapporto della Freedom House, che misura ogni anno il tasso di democrazia. Non che lo si debba prendere per oro colato, ma poiché gli tocca in questo ca­so dire il contrario di quello che probabilmente farebbe piacere (se la prende più volentieri con i Paesi democratici), magari sta­volta è credibile. La democrazia è misurata da parametri numeri­ci. La perfezione nella governan­ce democratica si raggiunge con 7 punti, la decenza con 5. Il mon­do islamico è andato giù. L’Egitto che si meritava sotto Mubarak 1,98 ora, nonostante le libere ele­zioni che danno un bel punteg­gio, raggiunge solo il 2,25. Siamo vicini al Bahrein che nel 2004 ave­va il 3,27 ed è piombato al 2,03, il livello della Siria quando è scop­piata la rivoluzione contro As­sad. La Tunisia dal 2,36 di Zine el Abidine Ben Ali è salita al 4,11. Il dato fa piacere, ma sembra in contraddizione con le notizie: la nuova Costituzione contiene una clausola che invece di stabili­re la parità descrive le donne co­me «complementari» alla figura maschile; un altro articolo defini­sce reato qualsiasi rapporto con Israele. E quanto a trasparenza non convincono proprio i gio­chetti per cui è svanito nel nulla il capo dei Partigiani della Sharia Abu Iyad, ricercato dalla polizia perché aveva ispirato (o coman­dato?) le proteste contro il film su Maometto costate quattro morti innocenti. La polizia non ha potu­to o non ha voluto arrestarlo ben­ché fosse a portata di mano. Ma al di là dei conteggi, quello che deciderà il futuro è l’aria poli­tica che spira: si capisce che an­drà di male in peggio. Nel vento non soffia la democrazia. Mug­ghia inve­ce un’onda alta che por­ta sempre più su l’islamismo jiha­dista e l’odio antioccidentale. I sa­lafiti e Al Qaida si organizzano chiedendo più Sharia. Gli Hezbollah sciiti prendono la piazza subito dopo la partenza del Papa per predicare a immen­se folle l’odio e la guerra, proprio dove un minuto prima si predica­va amore. Si vede il presidente egiziano Morsi che ci mette trop­po tempo e troppo poco cuore a condannare gli assassinii di que­sti giorni. Fra un po’ si dirà: si sta­va meglio anche quando si stava ancora peggio.
www.fiammanirenstein.com

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