Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/09/2012, a pag. 5, l'articolo di Marco Galluzzo dal titolo " L'egiziano Morsi rassicura Monti: «Condanniamo questi attacchi» ". Dal GIORNALE, a pag. 13, l'articolo di Gian Micalessin dal titolo " Il vero rebus di Obama è il doppio gioco del Cairo ".
Morsi cerca di rassicurare i suoi interlocutori occidentali e condanna l'attacco all'ambasciata americana in Libia, però, poi, dichiara anche che "Il Profeta è una linea rossa che nessuno deve toccare". E' questo il nocciolo del discorso, in realtà. Libertà d'espressione? Sì, ma a senso unico. E Maometto è intoccabile. Chi osa sfidare questo divieto corre rischi ben precisi.
E' possibile prendere sul serio Morsi ?
Ecco i pezzi:
CORRIERE della SERA - Marco Galluzzo : " L'egiziano Morsi rassicura Monti: «Condanniamo questi attacchi» "


Mohamed Morsi Mario Monti
ROMA — Alle sette di sera, quando trova Monti ad accoglierlo nei saloni di Villa Madama, il presidente egiziano Mohammed Morsi sta per concludere una lunga giornata. Si è svegliato al Cairo con una telefonata di Obama, si è recato a Bruxelles dove ha ottenuto promesse finanziarie (aiuti e accordi commerciali) pari a un miliardo di euro, ha rinnovato insieme all'Europa la richiesta che «Assad vada via», ma soprattutto ha detto una frase che può riassumere molto: «Il Profeta è una linea rossa che nessuno deve toccare, respingiamo ogni attacco. Noi non aggrediamo nessuno e non accettiamo nessuna aggressione contro i nostri principi sacri».
Il primo viaggio europeo, il secondo fuori dal mondo arabo dopo Pechino, del successore di Mubarak, è emblematico per il doppio profilo che Morsi si porta dietro: esponente dei Fratelli Musulmani, capo di un Paese che ha appena chiesto alla sua ambasciata di Washington di intraprendere azioni legali contro il film «blasfemo» su Maometto, strenuo difensore dei valori dell'Islam, ma anche partner strategico di un'Europa che nell'Egitto ha un perno insostituibile di ogni politica nel Sud del Mediterraneo e che proprio in Morsi ripone non poche speranze.
Monti ha fatto tappa al Cairo, pochi mesi fa: ha promesso investimenti e accordi, ma in cambio di una transizione democratica tangibile. È quello che a Morsi chiedono sia Barroso che Van Rompuy, offrendo aiuti tangibili e la vicinanza politica e finanziaria europea ma cercando credenziali che hanno anche a che fare con la difesa dei diritti umani e religiosi: la questione dei copti egiziani è una delle tante, e Morsi spende parole che rassicurano.
Eppure il linguaggio sul film che ha causato gli scontri di questi giorni, sia in Egitto che in Libia, è politico ma soprattutto religioso, ricorda la provenienza del presidente egiziano: per Morsi la pellicola diffusa su Internet è «inaccettabile», costituisce «un crimine contro l'umanità e contro i musulmani». E se «non ci sono giustificazioni alla violenza contro gli innocenti, sbagliata per l'Islam», l'esistenza del film lo sprona a mandare un messaggio all'amministrazione americana, chiedendo «che siano prese misure legali dissuasive contro chi vuole danneggiare le relazioni tra le persone, soprattutto tra il popolo egiziano e quello americano». Esplicito in questo caso il riferimento a padre Terry Jones, sottolineando che «è la stessa persona che ha cercato di bruciare il corano e ora cerca di offendere il Profeta».
Ovviamente anche con Monti, e probabilmente con Napolitano domani mattina, Morsi ha una missione: cercare di rassicurare gli europei e tutti coloro che guardano all'Egitto come un Paese non ancora stabilizzato. «È nostro dovere tutelare i nostri ospiti e quelli che vengono dall'estero, invito tutti a tenerne conto e a non violare la legge in Egitto e a non aggredire le ambasciate. Rifiutiamo ciò che è accaduto a Bengasi. Esprimere la propria opinione, manifestare liberamente è un diritto, ma senza aggressioni contro proprietà private o pubbliche, missioni diplomatiche o ambasciate».
Rassicurazioni che nel veicolo di comunicazione offrono scampoli di modernità: il presidente egiziano fa le condoglianze al governo americano per la morte dell'ambasciatore e dei funzionari della sede diplomatica, e usa la sua pagina ufficiale su Facebook per scrivere che le autorità del suo Paese «risponderanno con piena determinazione a qualsiasi tentativo irresponsabile di infrangere la legge».
A Roma ieri sera Morsi è arrivato con alcuni dei suoi ministri. Oggi, oltre agli incontri previsti al Quirinale, parteciperà ad un forum di imprenditori dei due Paesi. L'Italia nei primi mesi del 2012 ha avuto un forte calo nell'export verso l'Egitto, passando dal terzo al sesto posto tra i Paesi fornitori. La firma di sette accordi di cooperazione economica, ieri sera, ha anche il compito di invertire il trend negativo.
Il GIORNALE - Gian Micalessin : " Il vero rebus di Obama è il doppio gioco del Cairo "

Fratelli Musulmani
La litania è lunga. Ed assai confusa. Così vien da chiedersi se prestar ascolto ai colpi sferrati al cerchio o alla botte. Forse a nessuno dei due. Anche perché la mazza è sempre nelle mani del presidente egiziano Mohammed Morsi. Una mazza usata da una parte per minacciare gli «infedeli», dall’altra per rassicurare americani ed europei. Infedeli, ma assai necessari. Soprattutto per un presidente alla disperata ricerca di dieci miliardi di dollari con cui risanare le dissestate casse statali. Un presidente che durante il suo viaggio a Bruxelles alterna le roboanti dichiarazioni televisive rivolte all’opinione pubblica egiziana ai messaggi assai più rassicuranti destinati ai governanti del Vecchio continente. «Noi egiziani respingiamo ogni attacco e ogni ingiuria rivolta contro il nostro Profeta.Condanno e m’oppongo personalmente a chiunque lo insulti » strilla Morsi commentando alla tv egiziana L’innocenza dei musulmani , ilmisterioso film che avrebbe innescato l’uccisione dell’ambasciatore americano a Bengasi e l’assalto della rappresentanza statunitense al Cairo.
Negli interventi europei i toni del presidente della Fratellanza musulmana sono assai più rassicuranti. «È un nostro dovere proteggere gli ospiti e gli stranieri. Chiedo a tutti di non violare la legge e di non assaltare le ambasciate » esorta il contrito Morsi. Che poi si lancia in un’esplicita condanna degli avvenimenti di Bengasi. «Uccidere gli innocenti è contrario ai principi dell’islam. La libertà d’espressione e quella di dimostrare sono garantite, ma senza attacchi alle proprietà private o pubbliche ». Anche ieri sera, appena arrivato in Italia, in un colloquio con Monti ha rassicurato il premier sulla situazione egiziana.
A quale dei due Morsi credere?Probabilmente all’unico genuino, ovvero a quello mosso dalla disperata necessità di aiuti finanziari. Non che l’Europa o Bruxelles siano in grado di garantirglieli, ma abbassare i toni mentre si è a Bruxelles è il minimo per non veder sfumare gli aiuti del Fondo monetario, l’unica istituzione in grado oggi di garantire finanziamenti di quelle dimensioni. Ma se si parla di Fondo monetario si parla d’America. E qui i toni non sembrano proprio quelli giusti. Nel colloquio con la Casa Bianca il presidente egiziano insiste sulla necessità di «misure legali per scoraggiare chiunque cerchi di danneggiare le relazioni tra l’Egitto e il popolo americano ». Obama dovrebbe preoccuparsi, insomma, di mettere la sordina a chiunque insulti il Profeta, calpestando quel caposaldo della libertà d’espressione rappresentato dal primo emendamento della Costituzione americana (come ieri ha precisato anche la Casa Bianca). Concetti che finiscono con il dimostrare come gli ideali di democrazia e libertà dei Fratelli musulmani restino lontanissimi da quelli Occidentali. Non solo. All’inizio della rivoluzione anti Mubarak, quando bisognava dissimulare l’immagine di una rivolta islamica i Fratelli musulmani controllarono con perizia ineccepibile le proprie folle. Periziadissoltasi quando si è trattato di fermare un assalto all’ambasciata deciso in concomitanza con l’11 settembre. Del resto si son pure dimenticati di tradurre in arabo le condoglianze per la morte dell’ambasciatore, affidate a twitter unicamente in inglese.
La «confusione» egiziana fa il paio con le divisioni americane. Dopo l’attacco del rivale repubblicano, Obama ha replicato piccato: «Come al solito Romney spara senza prima prendere la mira». Ieri Romney è tornato alla carica: «Non solo noi, ma tutto il mondo e anche il Medio oriente hanno bisogno di un’America più forte». Obama promette di far giustizia e ieri ha ribadito: «Nessun atto di terrore resterà impunito ». Mentre in tv Hillary Clinton ha preso le distanze dalla pellicola su Maometto che ha scatenato proteste e violenze: «Gli Usa non hanno niente a che vedere con il film anti-islam, è disgustoso e riprovevole».
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