Dal FOGLIO di oggi, 04/09/2012, a pag.1, con il titolo "Il radar dello strike", Giulio Meotti commenta il rapporti israelo-americani in merito allo strike aalle centrali nucleari iraniane. SullaSTAMPA, Francesco Semprini, sul viaggio in Usa di Ehud Barak, con il titolo "Israele-Iran, Ehud Barak cerca garanzie negli Usa".
Ecco gli articoli:
Il Foglio-Giulio Meotti: " Il radar dello strike "

David Petraeus
Roma. A Gerusalemme arriva il capo della Cia, David Petraeus. Un “gesto di buona volontà” da parte dell’Amministrazione Obama che vuole stemperare lo scontro fra Washington e Gerusalemme sul possibile strike israeliano contro le installazioni atomiche dell’Iran. Petraeus arriva in un momento in cui il rapporto fra Stati Uniti e stato ebraico è giudicato “ai minimi storici”, come hanno detto alcuni membri del Consiglio di sicurezza israeliano al giornale Yedioth Ahronoth. Nei giorni scorsi Martin Dempsey, capo di stato maggiore americano, ha detto di non voler essere “complice” dell’eventuale attacco israeliano. Il New York Times riporta una serie di iniziative che Washington intenderebbe intraprendere per rassicurare Israele sulle sue intenzioni contro il programma nucleare iraniano. “Austere Challenge 12” doveva essere “la più grande esercitazione congiunta israelo-americana della storia”. Cinquemila fra soldati e ufficiali statunitensi dovevano arrivare a Tel Aviv alla fine del mese. Il Pentagono ne manderà invece un migliaio, rendendo irrilevante l’evento. Scrive Time magazine, ripreso dai giornali israeliani, che la decisione è una “punizione” della Casa Bianca contro Gerusalemme. “Gli americani ci stanno dicendo: ‘Non ci fidiamo di voi’”, ha detto un alto ufficiale israeliano. Altri leggono la decisione americana come il timore che Israele possa attaccare durante quelle settimane, decisive per il programma atomico iraniano stando all’ultimo rapporto dell’Aiea. Il cuore dell’esercitazione doveva essere l’uso del radar sul monte Keren nel deserto del Negev. Il sistema antimissile è in grado con dodici minuti di anticipo di annunciare a Israele qualunque cosa si alzi in cielo dall’Iran. Senza il radar, a cui possono accedere soltanto gli americani, Israele vedrebbe ridotta la propria capacità di mobilitazione di molti minuti. Verrebbe meno la stima ottimistica del ministro della Difesa, Ehud Barak, per cui un’eventuale attacco all’Iran causerebbe non più di 500 morti in Israele. Senza quel radar, Gerusalemme non potrebbe attivare con un significativo margine di tempo le sirene a protezione della popolazione. La decisione di annullare l’esercitazione, ha detto un membro del gabinetto di guerra del premier Benjamin Netanyahu, “è la risposta di Obama al party che Netanyahu ha tenuto in onore di Romney”.Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, andrà a Washington nella seconda metà di settembre per tornare a discutere del programma atomico di Teheran. Maariv scrive che non è da escludere un incontro con il presidente Obama. Nel weekend è uscita però un’altra notizia pesante per Israele. Ufficiali americani avrebbero fatto sapere agli iraniani che non interverranno al fianco di Israele se Teheran non colpirà interessi statunitensi nel Golfo persico. Al momento la “linea rossa” della Casa Bianca sarebbe dunque un attacco iraniano o la chiusura dello stretto di Hormuz, dove transita gran parte del petrolio. Stando al New York Times, la Casa Bianca starebbe pensando a una dichiarazione di Obama su cosa spingerebbe l’America a un’azione militare contro l’Iran. Gerusalemme vorrebbe che Obama facesse questa dichiarazione il prossimo 25 settembre, all’apertura dell’Assemblea generale dell’Onu, durante la quale è probabile un incontro con Netanyahu. Gerusalemme non crede molto alla decisione americana di stabilire adesso una nuova “linea rossa” sull’Iran, visto che negli ultimi dieci anni gli ayatollah hanno sistematicamente violato, una dopo l’altra, le linee rosse imposte in precedenza da Washington. “Dobbiamo dire la verità – ha detto ieri Netanyahu aprendo la seduta settimanale del Consiglio dei ministri, a Gerusalemme – La comunità internazionale non ha messo l’Iran di fronte a una chiara ‘linea rossa’. L’Iran non vede davanti a sé una sufficiente determinazione per fermare i suoi progetti nucleari”. Si parla anche di una ripresa dei “Giochi olimpici”, il programma di attacchi clandestini informatici contro i siti iraniani, varato dall’Amministrazione Bush e fortemente sostenuto da Obama. Infine, c’è chi invoca uno “strike clandestino”. Un’operazione simile a quella israeliana contro il programma nucleare di Damasco nel 2007. Ci vollero settimane prima che l’opinione pubblica ne venisse a conoscenza. Ma l’Iran non è la Siria e in pochi, specie negli Stati Uniti, credono a una simile operazione. Nel weekend le prime pagine dei giornali israeliani erano dominate dalla conversazione fra Netanyahu e l’ambasciatore americano a Gerusalemme, Dan Shapiro. Hanno parlato della famosa “linea rossa” americana sull’Iran. Teheran sarà in grado di assemblare il primo ordigno nucleare nel marzo 2013. “Quanto tempo servirà a Obama per agire?”, avrebbe chiesto Netanyahu. Non c’è stata risposta. Non molto incoraggiante.
La Stampa-Francesco Semprini: " Israele-Iran, Ehud Barak cerca garanzie negli Usa"

da sin. Leon Panetta, Ehud Barak
Superare le tensioni sul nodo iraniano e ottenere un pacchetto di misure militari di carattere preventivo. Sono questi gli obiettivi di Ehud Barak nella sua visita a Washington nella seconda metà di settembre. Il dossier sui programmi militari di Teheran saranno al centro degli incontri del ministro israeliano della Difesa e del suo omologo Leon Panetta. Specie alla luce del ripensamento degli Usa in merito alle esercitazioni congiunte «Austere Challenge-12» in calendario per ottobre. Washington ha annunciato che ridurrà il personale impiegato nel programma di simulazione di difesa da un attacco missilistico su Israele, da 5.000 unità a 1.500. Una decisione interpretata da Israele come un’ulteriore indebolimento dell’impegno dell’amministrazione Obama nei confronti del proprio alleato storico. Barak punta a ottenere il varo di misure sostanziali contro «il pericolo iraniano», come la partecipazione degli Usa nella seconda metà del mese alla più vasta esercitazione navale mai vista nel Golfo, al completamento del nuovo sistema radar in Qatar, e a una nuova presa di posizioni di Obama nei confronti dell’Iran in vista dell’incontro del presidente con Benyamin Netanyahu, il 26 settembre. Ieri il premier israeliano ha ribadito che il «tempo stringe» e occorre adottare una chiara «linea rossa» nei confronti di Teheran. Ma a complicare la situazione è stata l’indiscrezione secondo cui gli Usa avrebbero chiesto a due Paesi europei di consegnare un messaggio all’Iran. chiedendo di non attaccare le loro basi in Medio Oriente in caso di rappresaglia «perché siamo contrari a un attacco israeliano». Una notizia che tuttavia è stata accolta con una certa diffidenza dalla leadership israeliana.
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