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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.09.2012 Talebani rapiscono 12 soldati pachistani e li decapitano
cronaca di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 settembre 2012
Pagina: 19
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Video-choc dei talebani con 12 teste di soldati decapitati»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/09/2012, a pag. 19, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo "Video-choc dei talebani con 12 teste di soldati decapitati".


Guido Olimpio         talebani

WASHINGTON — I tagliatori di teste non sono scomparsi. E non si nascondono nel Borneo. Decapitano ancora in Messico, celati dietro le maschere dei narcos. In Arabia Saudita, in omaggio alla legge islamica. E nell'inferno afghano-pachistano dove, negli ultimi giorni, si sono moltiplicati episodi feroci. L'ultimo è stato documentato da un filmato diffuso anche in Occidente. Un documento dove militanti islamisti mostrano le teste mozzate di una dozzina di soldati pachistani rapiti qualche giorno fa e assassinati. Dietro i trofei sono schierati alcuni ribelli. Ed uno di loro impugna una grossa ascia. Il boia con il volto coperto per non farsi riconoscere: un militante — è il sospetto — del gruppo di Maulana Fazlullah, una formazione coinvolta in duri combattimenti con l'esercito di Islamabad.
La prova dell'eccidio, questa volta, è arrivata dagli stessi talebani pachistani. Uno dei portavoce, Sirajud Din, ha spedito il video all'agenzia Afp accompagnandolo con parole inequivocabili: «Grazie a Dio i mujahedin nella zona di Bajaur sono riusciti ad uccidere gli infedeli, i soldati del Pakistan. Molti di loro sono stati eliminati con i proiettili, 12 di loro però sono stati decapitati. Potete vedere qui le teste ed altre sono in arrivo». A ulteriore prova delle affermazioni i talebani hanno allegato i documenti di identità dei militari ed effetti personali delle vittime. Ma a Islamabad non avevano bisogno di quegli elementi. Sapevano già chi fossero i poveracci fatti a pezzi. Pochi giorni fa unità dell'esercito si sono mosse per bloccare il movimento degli insorti provenienti dalla valle di Swat. Sono scoppiati scontri intensi e, durante le operazioni, una pattuglia è stata catturata dai talebani. E sui soldati si è abbattuta la vendetta dei ribelli. La decapitazione ha un doppio significato. La punizione per chi è ritenuto un collaborazionista o una spia. L'ammonimento per gli altri a non seguire la stessa strada.
L'esecuzione dei 12 segue altri episodi efferati. La strage dei 17 (2 donne e quindici uomini) condotta dagli abitanti di un villaggio insieme a un piccolo nucleo di insorti: massacro sul quale continuano a girare molte versioni. Quindi l'uccisione di un bambino. Una ritorsione — si racconta — all'arruolamento del fratello nell'esercito afghano. E poi attentati in serie. Ieri due: il primo all'esterno di una base americana in Afghanistan con una dozzina di vittime causate da due kamikaze; il secondo a Peshawar, 6 i morti.
E la morte è arrivata ieri anche dal cielo. Un drone americano ha ucciso cinque presunti militanti sorpresi nel Waziristan del Nord. Raid con i quali la Cia e il Pentagono mantengono la pressione sull'asse qaedisti-talebani. Tattica che gli Stati Uniti hanno esteso, in modo massiccio, anche allo Yemen, altro quadrante teatro di incursioni a raffica nelle ultime settimane. Insieme alle esigenze operative contingenti, è probabile che gli Usa vogliano intensificare gli attacchi in vista delle presidenziali di novembre, una scadenza che i terroristi potrebbero usare per qualche azione spettacolare.

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