Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele si prepara a difendersi dal nucleare degli ayatollah analisi di Giulio Meotti. Michele Giorgio appoggia l'appello a non attaccare l'Iran
Testata:Il Foglio - Il Manifesto Autore: Giulio Meotti - Michele Giorgio Titolo: «Dilemma e attacco - Appello ai piloti: rifiutate l’ordine di attaccare l’Iran»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/08/2012, a pag. 4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Dilemma e attacco ". Dal MANIFESTO, a pag. 7, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Appello ai piloti: «rifiutate l’ordine di attaccare l’Iran»", preceduto dal nostro commento.
Segnaliamo che nel TG La7 dell'una del 16/08/2012, in un servizio sul nucleare iraniano, Tel Aviv viene presentata come capitale di Israele. Invitiamo i lettori a scrivere a LA7 specificando che è Gerusalemme la vera capitale di Israele cliccando sul link sottostante http://www.la7.it/la7/scrivici.html Ecco gli articoli:
Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Dilemma e attacco"
Giulio Meotti Richard Silverstein
Roma. Chi ha passato al blogger americano Richard Silverstein il presunto piano israeliano d’attacco all’Iran, con tanto di missili, aerei e nomi? La guerra fra Israele e Iran per adesso viene combattuta sui giornali. La scorsa primavera, quando le voci di un attacco israeliano imminente iniziarono a farsi insistenti, sui giornali americani uscirono due importanti documenti che hanno indebolito la deterrenza israeliana. Il primo, pubblicato da Foreign Policy, sull’uso delle basi aeree dell’Azerbaigian da parte di Israele. Il secondo, su Bloomberg, sul perché Gerusalemme potrebbe riportare indietro di appena “sei mesi” il programma nucleare iraniano, rendendo futile un attacco. Il giornalista investigativo israeliano Ron Ben Yishai lo ha chiamato “lo strike americano contro quello israeliano”. Ha scritto Ben Yishai che “gli Stati Uniti stanno passando informazioni ai media per sabotare l’attacco israeliano all’Iran”. Amir Oren di Haaretz scrive che a causa di questi leaks l’attacco potrebbe essere rimandato “all’inizio del 2013”. Anche Israele, da parte sua, usa la stampa per fare pressione sull’ingombrante alleato americano e costringerlo ad assumere una linea più dura contro Teheran. Alex Fishman, l’esperto militare di Yedioth Ahronoth, citando l’intelligence israeliana scrive che l’Iran sarà immune a un attacco “a partire da dicembre”. “Chi sta minacciando preventivamente Netanyahu, Obama o l’Iran?”, chiede Newsweek di questa settimana. Si parla di un incontro a Washington fra Netanyahu e Obama ai margini dell’apertura dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu. Channel 10, il maggiore canale tv israeliano, dice che Obama e Netanyahu si incontreranno fra il 28 settembre e il 1° ottobre e parleranno della promessa americana di attaccare l’Iran se non fermerà il programma atomico. La data sarebbe fissata per “giugno 2013”. Difficile pensare che Israele possa attaccare prima di allora. La finestra temporale per un eventuale strike, se Netanyahu dovesse uscire deluso dall’incontro con Obama, sarebbe fra il 2 ottobre e il 6 novembre, data delle elezioni presidenziali statunitensi. Ieri l’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, ha risposto al capo di stato maggiore americano, Martin Dempsey, che aveva dichiarato che Israele può solo ritardare il programma atomico iraniano. “Siamo pronti a colpire i siti iraniani anche se dovesse soltanto ritardare il programma nucleare”, ha detto Oren. “Uno, due, tre anni sono molti in medio oriente”. Da Israele filtrano alla stampa precise richieste all’Amministrazione Obama su cosa fare per sospendere lo strike. Washington deve dire di fronte all’Onu che l’Iran non otterrà armi atomiche e che Israele ha il diritto di difendersi. L’ultima volta che Obama lo ha fatto è stato all’Aipac lo scorso marzo. Israele pensa che il suo lungo silenzio abbia dato agli iraniani l’impressione che l’America non faccia sul serio. Washington deve dire agli iraniani che se non ci saranno progressi significativi nei negoziati con il 5+1, cioè la sospensione dell’arricchimento dell’uranio al venti per cento, i colloqui saranno sospesi. La ragione è presto spiegata: gli iraniani sono immuni durante i negoziati e i loro progressi nella fabbricazione di un ordigno atomico in questi mesi sono stati immensi. Israele vuole che Europa e America adottino sanzioni che colpiscano chi fa affari (Cina e India) con la Banca centrale iraniana e cancellino le esenzioni concesse a Corea del sud e Giappone, che stanno ancora acquistando petrolio da Teheran. Infine, Israele vuole che Washington adotti la sua “linea rossa”. Ha scritto il maggiore giornale israeliano, Israel Hayom (vicino a Netanyahu), che durante la sua ultima visita a Gerusalemme il segretario alla Difesa americano, Leon Panetta, ha esposto una linea rossa a dir poco problematica per Israele: la decisione iraniana di costruire la bomba. Lo stato ebraico vuole invece impedire che l’Iran diventi un paese in grado di assemblare un ordigno nucleare anche se non ha ancora preso la decisione di farlo. E’ il caso, ad esempio, di Giappone e Germania. Israele dice che l’attuale linea rossa di Washington non ha impedito alla Corea del nord di dotarsi di armi atomiche, nonostante le rassicurazioni dell’allora presidente Bush. Il dilemma d’Israele se attaccare o meno Teheran è tutto qui: politicamente è meglio aspettare primavera e quindi gli Stati Uniti, militarmente è meglio farlo prima di novembre. Ieri la Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei ha scandito nuovamente: “Israele deve essere distrutto”.
Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Appello ai piloti: «rifiutate l’ordine di attaccare l’Iran»"
Michele Giorgio
Michele Giorgio concorda con i firmatari dell'appello ai piloti israeliani a disobbedire ad un ipotetico ordine di bombardare i siti nucleare iraniani. Non viene, però, specificata quale sarebbe la soluzione al problema. Che cosa dovrebbe fare Israele per difendersi dal nucleare iraniano ? La soluzione per evitare che l'Iran si doti di un arsenale nucleare è concedergli di farlo ? Fra i critici dell'appello ci sono anche i giovani di Im Tirzù, definiti da Giorgio "militanti di Im Tirtzu, una organizzazione di giovani di estrema destra". Consigliamo a Giorgio di leggersi l'analisi di David Braha (pubblicata su IC del 15/01/2010). Gli servirà a chiarirsi le idee su che cosa sia realmente Im Tirzù http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=32881. Avere a cuore il futuro e la sicurezza dello Stato in cui si vive ed essere sionisti nel 2012 non significa essere 'di estrema destra'. Ma questa è l'etichetta che il quotidiano di Rocca Cannuccia usa per liquidare chi non condivide la sua visione del mondo. Chi non si è ancora dotato di una terza narice è per forza di cose 'un militante di estrema destra'.
Uno dei redattori del Manifesto si indica compiaciuto la terza narice Ecco il pezzo:
I vertici politici e militari israeliani rilasciano dichiarazioni, spesso contraddittorie, sui piani di attacco all’Iran. Un continuo spingere sull’acceleratore della crisi alternato ad affermazioni più moderate che, forse, rientra in una ben studiata strategia della tensione. Intanto però cresce l’ansia e si moltiplicano sui giornali e internet le prese di posizione. Un dibattito infocato, e sfociato inminacce e intimidazioni, è seguito all’appello messo in rete da 400 israeliani, tra i quali diversi accademici, che chiedono ai piloti dell’aviazione militare di rifiutare l’eventuale ordine di bombardare le centrali nucleari dell’Iran, che, a voler dar credito alle indiscrezioni di stampa, il governo di Benyamin Netanyahu potrebbe dare già nelle prossime settimane «Noi non conosciamo i vostri nomi... ma sappiamo una cosa: il nostro destino, il nostro futuro è nelle vostre mani. Quando riceverete l’ordine (di attaccare l’Iran), scegliere di dire di no. Quell’attacco potrebbe costare al paese un prezzo esorbitante» », è scritto nell’appello che circola in internet. Tra le ragioni indicate dai firmatari ci sono la rappresaglia iraniana che scatterebbe contro le città israeliane, la possibilità di una contaminazione da radiazioni per la popolazione civile iraniana, il disastro economico globale e il pericolo per i piloti di essere abbattuti e catturati, con la conseguenza che il paese sarebbe poi costretto ad accettare, a condizioni sfavorevoli, uno scambio di prigionieri per ottenere la loro liberazione. L’appello infine sottolinea che un attacco aereo alle centrali iraniane non causerebbe l’interruzione dei programmi nucleari di Tehran ma finirebbe solo per ritardarli di qualche anno. Tra i firmatari ci sono il professor Menachem Mautner, ex preside della facoltà di giurisprudenza dell’università di Tel Aviv e candidato qualche anno fa alla carica di giudice della Corte Suprema; Anat Biletzki, ex direttrice del centro per i diritti umani "B’Tselem"; e Nurith Gertz del College Sapir. Le reazioni sono state innumerevoli. Positive in molti casi ma anche nettamente contrarie in tanti altri. Il fatto solo di aver chiesto ai piloti – fiore all’occhiello delle Forze Armate – di non obbedire all’ordine di attacco è considerato un sacrilegio dalla destra israeliana che ha replicato con rabbia. Il Partito dell’Unione Nazionale ha chiesto di revocare i finanziamenti pubblici alle università dove lavorano i docenti firmatari dell’appello. «La sinistra scatta in piedi quando i coloni chiedono ai soldati di non obbedire agli ordine di evacuazione (rarissimi, ndr) degli avamposti colonici e ora resta in silenzio di fronte a questo appello inaccettabile rivolto ai nostri piloti», ha protestato un portavoce del partito. Ben più forte la reazione dei militanti di Im Tirtzu, una organizzazione di giovani di estrema destra, che ha chiesto al procuratore generale Yehuda Weinstein di incriminare i firmati dell’appello per «sedizione». «E’ inaccettabile chedegli accademici si sentano in diritto di dettare l’agenda della sicurezza nazionale. Questo appello incita alla sedizione», ha commentato Ronen Shoval, il president di Im Tirtzu. Più pacato ma altrettanto tagliente il giudizio di DanMargalit, uno dei giornalisti più noti di Israele, che ha demolito la figura del professorMenachem Mautner fino da accusarlo indirettamente di provocare «l’anarchia». Da ieri un’altra voce si è unita a quella di chi non approva l’attacco alle centrali atomiche iraniane. Israele non può sventare la minaccia nucleare iraniana da solo, ha detto ieri il capo dello stato Shimon Peres, alla tv Canale 2. Dichiarazioni fatte non per pacifismo ma, evidentemente, per tranquillizzare gli alleati americani piuttosto seccati dalla spinta che i leader politici israeliani stanno dando alla soluzione bellica. Peres si è detto contrario all’ipotesi di un attacco israeliano non concordato con gli Usa e ha aggiunto di avere fiducia nella volontà di Barack Obama di fermare i piani di Tehran. «È chiaro che noi non possiamo fare da soli», ha detto. Il premier Netanyahu e il ministro della difesa Barak pensano il contrario ma non osano, per il momento, sfidareWashington.
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