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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale Rassegna Stampa
11.08.2012 Modena: massacrata di botte dal padre perchè rifiuta velo e nozze combinate
islam moderato ?!

Testata: Il Giornale
Data: 11 agosto 2012
Pagina: 16
Autore: Andrea Zambrano
Titolo: «L’islam e la legge della violenza: massacrata perché vive all’italiana»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 11/08/2012, a pag. 24, l'articolo di Andrea Zambrano dal titolo " L’islam e la legge della violenza: massacrata perché vive all’italiana ".

I pugni che le hanno rotto il setto nasale le hanno fatto forse meno male dell'umiliazio-ne delle botte del padre in pubblico. È l'ennesima storia di violenza familiare e di islam intollerante quella che arriva da Modena. Una giovane marocchina è stata picchiata selvaggiamente dal padre perché non portava il velo e si rifiutava di sposare l'uomo che lui aveva imposto. Succede nel cuore dell'Emilia che si vanta di essere esempio di integrazione. In una Modena dove questo è soltanto l'ultimo episodio di una scia inquietante e un campanello d'allarme per chi pensa che l'integrazione si faccia con le feste multiculturali e le chiacchiere del politicamente corretto. La giovane da poco maggiorenne finalmente poteva sentirsi libera. Libera dalla comunità nella quale i servizi sociali del suo comune, Brescello, l'avevano portata dopo che il padre, nel 2005 e nel 2008, le aveva usato violenza perché si era rifiutata di portare il velo a scuola e si era preso due denunce per abuso di metodi di correzione e maltrattamenti. Ma soprattutto libera da quel genitore così ciecamente attaccato alle prescrizioni della sua fede. Giovedì era a Modena al centro commerciale Grand'Emilia. Cercava una boutique, come fanno le ragazze, come fanno le sue amiche: felice di comprarsi un vestito che le piacesse, un pezzo di libertà, sognando un amore scelto da lei. Ma il papà era in agguato. L'operaio 54enne le sferra calci e pugni, poi una ginocchiata arriva al volto e le rompe il setto nasale. Qualcuno cerca di fermare la furia, qualcun altro chiama la polizia mentre l'arrivo dei vigilantes lo fa scappare. All'ospedale la giovane racconta la terribile verità. «Quell'uomo è mio padre», singhiozza con vergogna e paura. Scatta una denuncia per lesioni aggravate. Il ministro dell'Integrazione Andrea Riccardi ha espresso solidarietà alla ragazza ricordando che «le tradizioni sono importanti ma non possono mai essere imposte in violazione della legge e con la violenza». Non parla di tradizioni invece, ma di «inaccettabile ideologia integralista islamica diffusa nella società» la vicepresidente dei deputati Pdl, la modenese Isabella Bertolini che ha presentato un'interrogazione auspicando che queste persone vengano «cacciate dall'Italia» e ricordato che «emerge la realtà di un radicalismo islamico che non è conseguenza, come vorrebbero i fautori del multiculturalismo, di emarginazione sociale, ma che trova terreno fertile tra persone apparentemente integrate ». Quel che è certo è che la lista delle donne di fede islamica vittime dei loro familiari, padri o mariti, si sta allargando fino a diventare il catalogo di un genere letterario ormai imbarazzante, ma nel quale le tante associazioni islamiche presenti sul territorio non hanno mai voluto scrivere, senza se e senza ma, il capitolo della condanna: da Rachida Radi, uccisa nel reggiano a martellate perché si stava convertendo al cattolicesimo, a Hina Saleem a Brescia e Sanaa Dafani a Pordenone. L'uomo ora sarà processato, ma ciò che più inquieta è che nonostante i precedenti episodi nessuno abbia posto un freno ad una violenza che era già esplosa ampiamente prima di giovedì. E che potrebbe riesplodere tra le mura domestiche di quella casa dove sono rimaste le due sorelle della diciottenne.

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