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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.08.2012 Gran Bretagna: condannati all'ergastolo per l'omicidio della figlia i coniugi Ahmed
un plauso alla giustizia inglese. Cronaca di Fabio Cavalera

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 agosto 2012
Pagina: 13
Autore: Fabio Cavalera
Titolo: «Delitto d'onore, la sorellina fa condannare i genitori»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/08/2012, a pag. 13, l'articolo di Fabio Cavalera dal titolo " Delitto d'onore, la sorellina fa condannare i genitori".


Shafilea Ahmed, assassinata dai genitori

Un plauso alla giustizia inglese, nella speranza che dimentichi di essersi asservita abbondantemente alla shari'a.

LONDRA — «E adesso finiscila, qui, subito». Può una mamma ordinare a un papà di uccidere la loro figlia diciassettenne troppo occidentalizzata? E può quel papà soffocare la ragazza con un sacchetto di plastica di fronte agli altri quattro figli, perché serva da lezione? In Inghilterra, nella città di Warrington nel Cheshire, la barbarica legge di un villaggio del Punjab pachistano ha ispirato un omicidio atroce: Shafilea si era rifiutata di sposare l'uomo di dieci anni più vecchio ai quali i suoi genitori l'avevano promessa in sposa. Iftikahr e Farzana, il padre e la madre, l'hanno sequestrata, picchiata, hanno provato a imporle il codice spietato e disumano della loro terra d'origine, alla fine l'hanno ammazzata per non sentirsi svergognati nella comunità degli emigrati pachistani. «Finiscila, qui». In casa, dopo avere chiamato a raccolta i fratelli e le sorelle di Shafilea. Per fortuna dopo quasi nove anni la giustizia ha rimesso un po' le cose in ordine: ricostruita la storia, quei due genitori si sono visti condannare all'ergastolo. Hanno sempre raccontato bugie ma Alesha, che oggi ha 24 anni e all'epoca era un'adolescente sorella di Shafilea, li ha inchiodati. Ribellandosi all'omertà, Alesha ha confessato di avere assistito all'omicidio e ha raccontato che cosa accadde quel terribile 11 settembre 2003. No, nessuna attenuante. Per almeno un quarto di secolo i due genitori assassini resteranno in galera. Poi, quando avranno 77 e 74 anni, potranno chiedere qualche forma di beneficio. Storia di fanatismo, di ignoranza, di persecuzione, di fallimento culturale: come definirla? Iftikhar aveva mollato il Punjab e, trasferitosi nel Regno Unito, si era unito a una signora danese. Un matrimonio durato poco perché nel 1985 l'uomo, partito alla volta del Pakistan, era convolato a nozze con la cugina Farzana. Entrambi avevano poi abbandonato il villaggio per stabilirsi nel Cheshire, una contea del Nord-ovest inglese. «Sebbene vi siate insediati a Warrington — ha detto, guardandoli, il magistrato che li ha giudicati — il vostro modo di pensare e il vostro modo di agire sono rimasti quelli del Pakistan rurale ed è ciò che avete imposto ai vostri figli». Shafilea era nata in Inghilterra, crescendo aveva assimilato le idee delle coetanee, sognava di fare l'avvocato. Ma il papà e la mamma le combinarono il matrimonio con un pachistano quasi trentenne. Non basterebbe un libro per narrare il clima di terrore imposto dal taxista Iftikhar e dalla sua consorte Farzana. La ragazza provò a scappare ma la bloccarono e la obbligarono a partire per il Pakistan. Lei tornò in Inghilterra. La ripresero e la segregarono: la povera Shafilea li aveva «disonorati». E un giorno, l'11 settembre 2003, la madre intimò: «Finiscila qui, subito». Il padre la soffocò e gettò il cadavere in un fiume. Hanno sempre negato Iftikhar e Farzana: «Non sappiamo che cosa sia accaduto». Ai figli avevano imposto di tenere la bocca chiusa. Fino a che Alesha, sorella di Shafilea, si è liberata. Aveva visto. Anzi, l'avevano obbligata a vedere. «Che cosa vi ha spinto a ucciderla? La preoccupazione di vergognarvi davanti alla vostra comunità è stata più grande dell'amore che si ha verso una figlia». Il giudice l'ha riassunta così, con poche parole: la cronaca di un'altra Inghilterra.

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