Aggiornamenti oggi, 21/07/2012, sul dopo-strage in Bulgaria. Riprendiamo gli articoli di Fiamma Nirenstein sul GIORNALE, Aldo Baquis sulla STAMPA, Guido Olimpio sul CORRIERE della SERA.
Imbarazzo che continua su Manifesto e Unità, non sanno più che pesci prendere, da un lato non possono stare apertamente dalla parte dei terroristi, dall'altra c'è l'obbligo di continuare ad attaccare Usa e Israele, per cui arrampicarsi sugli specchi è sempre più scivoloso. Fanno quasi pena (scherziamo!).
Ecco gli articoli:
Il Giornale-Fiamma Nirenstein: " I figli di Israele vanno difesi ma neppure l'America si impegna contro il terrore "


La carne giovane è la preferita dai terroristi. La perdita dei figli è stata sempre un’arma da essi usata per distruggere l’anima stessa di un Paese che della salvaguardia dei giovani che lo proteggono con la propria vita ha fatto il suo principale scopo. Basta pensare che 1500 prigionieri nella maggior parte terroristi sono stati consegnati all’Autorità Palestinese in cambio di un ragazzo solo, Gilad Shalit. Chi lo intende, può capire anche che cosa abbia attraversato ieri Israele, quando ha seppellito in fretta prima dello Shabbat (che interdice la sepoltura) quattro giovani e una donna quarantenne, Kochava Shikri, incinta dopo tanti tentativi. Lo aveva saputo solo quel giorno, ha raccontato sua sorella, ed era raggiante. Suo marito ferito nell’attentato a sua volta, il volto tumefatto, mentre la seppelliva non si capacitava di averla cercata fra i feriti senza trovarla, senza sapere per un giorno intero. I giovani uccisi erano amici per la pelle: insieme, raccontano le mamme, viaggiavano, lavoravano, progettavano. Amir Menashe e Itzik Kolangi, ventottenni, sono stati uccisi e sepolti nello stesso cimitero. Lasciano la disperazione dei genitori e delle mogli che li vedono scendere sotto terra e restano con i loro neonati di pochi mesi. Insieme nell’amicizia e nella morte anche Elior Price, di 26 anni, e Maor Harush, di 25. L’amicizia in Israele è fatta di una vita insieme nella fatica e nel cameratismo dell’esercito che dura tre anni, nel rischio che non ti lascia mai anche in vacanza, ed è allora che sei il ventre molle di Israele. Allora è facile per gli jihadisti colpire.
In questi mesi tentando un numero di attentati che disegna una situazione strategica nuova, si è organizzato un vero esercito di Guardie della Rivoluzione Iraniana e dagli Hezbollah all’estero: si calcolano circa ventimila militanti sparsi per il mondo. La diagnosi è che stavolta la scelta sia andata a un autobus di turisti perchè gli obiettivi simbolici, ambasciate e personaggi, erano stati tentati senza successo. Gli americani da ieri, con gli Israeliani, certificano che il terrorista di Burgas sia un hezbollah guidato dall’Iran.
Ora, se fossero vere le ipotesi finora smentite dalla Svezia, l’attentatore al servizio degli Hezbollah sarebbe uno svedese di origine tunisina che ha fatto qualche anno a Guantanamo come jihadista ed è stato liberato per l'impegno della Svezia stessa. Per ora è certo soltanto che la Bulgaria ha in mano il dna dell'attentatore.
Vedremo. Ma è certo che quando il 9 luglio gli Usa hanno aperto il Global Forum contro il terrorismo appena fondato, su richiesta turca, Israele è stato escluso. Non solo: citando la lista dei Paesi colpiti dal terrore la sottosegretaria di Stato americano Maria Otero si è dimenticata di citarlo. In queste ore Obama e Netanyahu parlano al telefono, perchè Obama teme una reazione israeliana sul Libano degli hezbollah o su obiettivi iraniani. Ma è difficile credere a un’alleanza vera contro il terrore quando gli Usa discriminano il Paese più colpito e fra i più capaci.
La Stampa- Aldo Baquis: " Gas e armi a Hezbollah, Israele si prepara a colpire "

Mentre nelle strade di Damasco si combatte, Israele segue gli sviluppi della crisi siriana col cuore in gola. Nelle alture del Golan l’esercito ha rafforzato la propria presenza e durante il week end, in quella regione, le licenze ai militari sono state congelate. A Tel Aviv, nella sede del ministero della difesa, le consultazioni si susseguono al ritmo di due-tre al giorno. La situazione nel Paese vicino è fluida e caotica e i dirigenti di Israele temono in ogni momento di vedersi obbligati a decidere un intervento armato. Ne va, spiegano, della sicurezza nazionale di Israele: nel suo senso più profondo. La Siria, ha confermato di recente il vicecapo di Stato maggiore israeliano Yair Naveh, è il Paese che dispone delle maggiori quantità al mondo di armi chimiche, fra cui Sarin e gas mostarda. Buona parte dei suoi 60-70 mila razzi e missili possono raggiungere Israele, e montare testate non convenzionali. La sorte di questi arsenali è fonte di allarme non solo in Israele ma anche in Giordania (re Abdallah ha detto nei giorni scorsi che se cadessero nelle mani di miliziani filo-Al Qaeda «sarebbe un incubo»), e anche negli Stati Uniti. Proprio recenti movimenti di armi non convenzionali in Siria sono stati all’origine di una missione segreta e repentina a Gerusalemme del segretario Usa per la sicurezza nazionale, Tom Donilon. Era stato incaricato di comprendere se Israele progetti effettivamente un attacco preventivo, qualora le armi di distruzione di massa siriane fossero in procinto di cadere nelle mani dei rivoltosi della corrente islamica, oppure fossero trasportate in Libano dagli Hezbollah. Oltre a questa «linea rossa» ce n’è una seconda, specifica per Israele: la possibilità che gli Hezbollah cerchino di trasferire dalla Siria (se il regime di Assad fosse prossimo al tracollo) missili crociera russi di tipo Yakonth che – con una gittata di 300 chilometri – rappresenterebbero una minaccia mortale per il traffico marino diretto dal Mediterraneo verso Israele nonché per la trivellazione Tamar di gas naturale, in alto mare, fra Haifa e Cipro. Per il momento, secondo la televisione di Stato israeliano, l’esercito siriano dà l’impressione di tenere ancora sotto controllo i propri depositi di armi non convenzionali. «Noi seguiamo la situazione, ci consultiamo con gli Stati Uniti, e non vogliamo proprio che quelle armi passino in Libano», ha detto ieri alla televisione il ministro della difesa Ehud Barak. Questi ha peraltro confermato che «è stato istruito dagli Hezbollah» l’attentatore che a Burgas (Bulgaria) ha condotto un attentato suicida contro una comitiva israeliana. «La sua identità ancora non ci è nota. Nulla però fa pensare per ora che sia collegato a Guantanamo», ossia a una ipotetica «pista di Al Qaeda». Anche se l’attenzione è in questo momento polarizzata dalla Siria, Israele non perde di vista l’Iran (e i suoi progetti atomici) e gli Hezbollah, che pure puntano verso Israele decine di migliaia di razzi e missili. «La caduta di Assad sarebbe per entrambi un duro colpo», ha rilevato Barak. Ma non necessariamente una vittoria per Israele, che si troverebbe di fronte una Siria convulsa, e potenzialmente minacciosa. Nel Libano del Sud gli Hezbollah mantengono - sia pure in borghese una presenza capillare. Secondo Israele in molti villaggi di frontiera quantità di razzi sono state stivate in case civili e in edifici pubblici. All’inizio del mese un comandante israeliano ha sentito la necessità urgente di lanciare un monito preciso agli uomini di Hassan Nasrallah: se, come nel 2006, colpissero le città israeliane, «Israele ricorrerebbe alla forza bruta. Sarebbe una guerra davvero sporca». Israele darebbe un preavviso alla popolazione civile libanese di lasciare le zone presidiate dagli Hezbollah. Poi scatenerebbe l’inferno. «Interi villaggi sarebbero distrutti».
Corriere della Sera- Guido Olimpio: " Bulgaria, la pista che porta al capo dei pasdaran in Europa "

pasdaran iraniani
WASHINGTON — Per ora è un'ipotesi investigativa legata ad altre inchieste. A coordinare alcune operazioni clandestine in Europa ci sarebbe Hassan Boromand. È un ufficiale della Divisione Qods, la struttura dei pasdaran iraniani coinvolta in attentati e attività illegali. Un personaggio al quale Teheran avrebbe affidato il compito di vendicare l'uccisione dei suoi scienziati con attacchi contro obiettivi israeliani. Azioni come quella di Burgas, in Bulgaria. Il suo nome è emerso in aprile e non si esclude che Boromand sia ancora impegnato nel progetto. Un piano da eseguire, a seconda delle situazioni, con agenti della Qods oppure militanti dell'Hezbollah, il movimento libanese filo-iraniano.
Un asse terroristico denunciato più volte da Israele e ritenuto pericoloso anche dagli Usa che nelle ultime ore hanno appoggiato l'interpretazione di Gerusalemme. Il portavoce del Pentagono ha sostenuto che le modalità dell'attentato in Bulgaria fanno pensare all'Hezbollah anche se non si hanno ancora certezze. Ventiquattrore prima una fonte dell'intelligence americana era stata più netta nell'accusa indicando come estremisti libanesi e iraniani lavorino spesso insieme.
Valutazioni che dovranno comunque trovare riscontri dalle indagini a Burgas. La polizia locale chiede pazienza, cerca di ricostruire presenza e spostamenti del terrorista. È emerso che l'uomo avrebbe cercato di noleggiare una vettura nella cittadina di Pomorie ma il titolare si è rifiutato perché insospettito dalla strana patente. E in effetti il documento, rinvenuto sulla scena dell'attacco, era stato falsificato in modo maldestro. Il testimone ha poi aggiunto che il presunto estremista parlava un inglese con accento arabo e, particolare interessante, aveva i capelli corti. Un aspetto diverso dall'uomo che appare sulla patente e dal presunto kamikaze ripreso dalle telecamere. Questo ha fatto ipotizzare che l'attentatore possa aver indossato una parrucca. L'altro fronte riguarda i complici, chi ha appoggiato il terrorista e l'eventuale artificiere che ha preparato la bomba. A meno che non sia arrivata via mare, magari su un peschereccio. Aspetti interessanti sui quali stanno lavorando in molti. I servizi bulgari, gli americani e il Mossad.
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