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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Manifesto-L'Unità Rassegna Stampa
20.07.2012 Strage in Bulgaria, questi sono contro Israele
Michele Giorgio, Moni Ovadia

Testata:Il Manifesto-L'Unità
Autore: Michele Giorgio-Moni Ovadia
Titolo: «Il governo bulgaro frena sulla pista iraniana. E Israele medita offensiva nel sud del Libano-Il terrore globalizzato che non va in vacanza»
I soliti due, MANIFESTO e UNITA', pubblicano oggi , 20/07/2012, commenti che mirano a colpire Israele. Leggerli e rabbrividire.
Iran e Hezollah non preoccupano Giorgio e Ovadia, sono Israele e Usa il pericolo per la pace
Il Manifesto- Michele Giorgio: "Il governo bulgaro frena sulla pista iraniana. E Israele medita offensiva nel sud del Libano" pag. 9:
Michele Giorgio non si smentisce nemmeno questa volta, come è d'obbligo sul  quotidiano di Rocca Cannuccia. Entrambi partono alla difesa dell'Iran con delle parole che definire miserabili è ancora poco. Che il terrorista sia quello presunto oppure un altro, nulla toglie alla strage, che appare l'ultima cosa ad interessare chi scrive e al giornale che lo ospita. Scrivere sul MANIFESTO equivale oggi alla collaborazione con lo STUERMER di hitleriana memoria. Non ci sono scuse che tengano, chi mette la propria firma su questo giornale ne condivide la propaganda anti-israeliana.
Ecco l'articolo:
«È sbagliato ed è un errore puntare il dito in questa fase dell'indagine contro paesi od organizzazioni», ha avvertito il capo della diplomazia bulgara, Nikolay Mladenov, replicando indirettamente alle parole di fuoco contro l'Iran pronunciate dal premier israeliano Netanyahu dopo l'attentato di martedì a Burgas, sul Mar Nero: cinque i turisti israeliani morti e altri 34 feriti. «Tutto ciò che sappiamo - ha aggiunto il ministro - sull'identità del colpevole (dell'azione kamikaze) è il suo aspetto esteriore e una copia della sua patente contraffatta del Michigan». Lo hanno ripreso le telecamere di sorveglianza dell'aeroporto. Si tratta di un uomo magro, di carnagione chiara, con lunghi capelli biondi, sui 35 anni, che va avanti e indietro nervosamente tenendo a spalla un grande zaino nero e una borsa da laptop. Un filmato ottenuto dall'americana Abc mostra sulla sua patente il nome Jacque Felipe Martin e un indirizzo della Louisiana. Ieri sera il Times of Israel, ha scritto che in realtà il kamikaze si chiama Mehdi Ghezali, è un cittadino svedese ed è stato rinchiuso a Guantanamo tra il 2002 e il 2004.
Un mujahed legato al qeadismo sunnita, nemico giurato dei musulmani sciiti. Elementi che escluderebbero, anche se non del tutto, una collaborazione tra gli sciiti Iran e Hezbollah e l'attentatore. Al governo di Israele però le indagini della polizia interessano fino a un certo punto. È l'aspetto politico che scatena l'adrenalina nel premier israeliano. Per Netanyahu, e buona parte dei media del suo paese, l'attacco all'aeroporto bulgaro è stato compiuto dalla milizia libanese Hezbollah, in collaborazione con l'Iran. «L'attacco in Bulgaria è stato compiuto da Hezbollah, longa manus di Tehran e principale agente terroristico dell'Iran», ha detto ieri il capo del governo in una conferenza stampa a Gerusalemme. Simili le dichiarazioni del ministro della difesa Barak, che ieri ha visitato le Alture siriane del Golan (che Israele occupa dal 1967) e lanciato pesanti avvertimento ai terroristi che hanno colpito in Bulgaria, all'Iran, a Hezbollah ma anche alla Siria. E l'establishment politico-militare israeliano ha fatto sapere agli alleati americani che Tel Aviv considererà un «casus belli» l'eventuale trasferimento in Libano degli arsenali chimici e delle batterie antiaeree siriane. Barack Obama ha dato ordine di tenere aperto il collegamento con gli apparati della difesa israeliana e ha lanciato a sua volta ammonimenti a Damasco, anche se diversi esperti di sicurezza americani hanno definito infondato questo allarme. Ben più concreto è l'allerta giunto da re Abdallah di Giordania che alla Cnn ha avvertito che, se cadrà Assad, le armi chimiche siriane più che in Libano finiranno nelle mani dei jihadisti che affollano i ranghi dei ribelli armati.
Ieri un quotidiano molto vicino al governo Netanyahu, Yisrael HaYoum, scriveva sul suo sito che, dopo l'attentato suicida di Burgas, Israele potrebbe essere «obbligato» a decidere se lanciare, nel giro di qualche giorno, una «rappresaglia» contro il Libano. I vertici militari israeliani ne hanno lungamente discusso ieri al quartier generale della difesa a Tel Aviv, prendendo in esame l'arrivo a Hezbollah dalla Siria di razzi terra-area SA17 e SA22, di missili Scud e anti-nave Yakhont anti-ship. Armi che renderebbero più indifeso il confine nord di un Israele intenzionato a colpire le centrali atomiche iraniane anche a costo di scatenare un nuovo conflitto regionale.
L'ex generale Giora Eiland tuttavia esclude che Israele passerà subito dalle parole ai fatti. Anche perché l'attentato di mercoledì sembra rientrare in quella guerra non dichiarata in cui sono impegnati da lungo tempo Israele, Hezbollah e Iran. In fondo a Tel Aviv sapevano che Hezbollah avrebbe vendicato l'assassinio del suo capo militare, Imad Mughniyeh, compiuto nel 2008 in Siria con ogni probabilità da agenti del Mossad. E non è un mistero che Tehran stia cercando di saldare il conto per gli omicidi di diversi suoi scienziati, impegnati nella produzione di energia nucleare, attribuiti da più parti ai servizi segreti dello Stato ebraico. L'esperto di sicurezza Uzi Arad, perciò ieri ha consigliato al premier Netanyahu di impiegare il suo tempo più nel migliorare l'intelligence e meno nelle dichiarazioni di guerra.
La stampa israeliana ieri condannava l'indifferenza degli apparati politici verso le informazioni prodotte dal Mossad nei mesi scorsi su movimenti sospetti a Burgas, popolare località vacanziera della costa bulgara nonché importante base aerea della Nato, utilizzata dagli Stati Uniti anche per gli «extraordinary rendition», i voli segreti per trasferire presunti «terroristi» catturati in Afghanistan e altri paesi. Senza dimenticare i conflitti semicongelati nella regione - Abkazia, Ossezia del Sud (quindi Russia-Georgia), Nagorno Karabakh e Transdnistria - e il transito per quei territori dei rifornimenti energetici diretti in Europa.

L'Unità-Moni Ovadia: "Il terrore globalizzato che non va in vacanza"pag.11

Il pezzo di Ovadia va letto con attenzione fino in fondo, dove, dopo le parole di generica condanna del terrorismo, scatta l'attacco ad Usa e Israele,  non ad Ahmadinejad, che non ha nessuna intenzione di usare la bomba nucleare contro Israele (da chi l'avrà saputo Moni Ovadia ? da Gianni Vattimo ?),  che con questa azione "avranno mano libera nei loro programmi politici ".
Non aggiungiamo altri apprezzamenti sul nostro, in quanto è arcinoto quel che pensiamo di lui, se non il nostro stupore quando leggiamo il suo nome in incontri ed eventi vari organizzati da chi, su Israele, dovrebbe avere altre opinioni. Tutte sono libere e lecite, ma che si abbia almeno il pudore di inserirlo fra gli avversari.


Ecco l'articolo:
Il terrorismo orienta i suoi interessi verso le località turistiche solo per lavorare. In tempo di vacanze il suo macabro lavoro consiste nel seminare terrore e morte fra i turisti inermi, vittime ideali degli attentati, quale che sia la loro modalità... L’altro ieri, otto turisti israeliani sono stati fatti a pezzi e altri sono stati sbranati da ferite di varia gravità all'aeroporto di Burgas in Bulgaria. L'autore dell'eccidio, stando alle testimonianze, è stato un attentatore suicida. La carneficina ha avuto luogo in Europa, in una bella città del Paese in cui sono nato. Un magnifico Paese, pacifico, ricco di attrattive turistiche e di bellezze naturali. Tutto il contrario di un luogo che possa far pensare a all'odio e al sangue. Ma in questo mondo globalizzato le cose funzionano così, la morte e la distruzione all’improvviso possono fare la loro comparsa ovunque. Il terrorismo anch’esso globalizzato può colpire anche nei posti più ridenti e non appena trova il modo, sceglie con cura di farlo dove le conseguenze siano più devastanti, anche sul piano psicologico. Così come le false guerre umanitarie distruggono, pro bono di interessi non apertamente dichiarati, vite innocenti in scenari meno ameni. La ricorrenza del macello, nel giorno di un altro massacro di innocenti sembra scelto con deliberata intenzionalità. L'altra volta accadde a Buenos Aires il 18 di luglio del 1994, in un centro culturale ebraico. Allora la terribile messe di morti fu di una novantina di esseri umani inermi. Quanto all'origine ed alle cause del odioso massacro, allo stato delle cose, non esiste una rivendicazione. Dunque sono possibili solo ipotesi. La radice di tutto ciò è l'antisemitismo in sé? Se per antisemitismo si intende l’odio per gli ebrei motivato dal fatto stesso della loro esistenza, non credo. Si tratta dell'odio per lo Stato d'Israele alimentato dalla politica del suo governo? Quell'odio può essere una componente che pesa come variabile dipendente. Dipendente da chi è l'autore dell'attentato, ammesso che decida di rivendicarlo. Gli esponenti del governo israeliano invece sembrano non avere dubbi. I mandanti sono da ricercarsi fra i leader iraniani, gli esecutori, fra la loro stessa mano armata, i guardiani della rivoluzione o fra i loro vassalli, gli Hezbollah. Il progetto di colpire l'Iran, per bloccare il suoi piani nucleari che, secondo Netanyahu e Barak, mirano alla distruzione di Israele riprende forza. Adesso sarà più agevole per loro cercare di forzare la mano a Obama per ottenere la luce verde ad un attacco diretto contro il regime degli Ayatollah. Le conseguenze di una simile azione sono imprevedibili ed incalcolabili e il suo carico di morti e distruzioni verosimilmente di vaste proporzioni. Ma perché Netanyahu e Barak insistono per l'attacco contro il nucleare iraniano? Perché davvero pensano che Ahmadinejad abbia la seria intenzione di dotarsi dell'arma atomica per lanciarla su Israele? Non credo che siano così sprovveduti da dare credito alle farneticazioni del dittatore al di là delle necessità della propaganda. L’obiettivo è un altro. Se l’operazione riuscisse si sarebbero accreditati nel loro Paese come leader forti per molti anni a venire e avrebbero mano libera per tutto lo spettro dei loro programmi politici. E comunque vada a finire non pagheranno né i tiranni fanatici per mestiere e potere, né i politici spregiudicati e cinici. Fin quando non si riapre con determinazione un orizzonte di pace anche rischiando, le vittime saranno sempre gli inermi, sia che si tratti di turisti israeliani, sia che siano civili palestinesi o altri innocenti.
 
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