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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
18.07.2012 Kadima, un futuro all'opposizione
Sarà sufficiente per sopravvivere ?

Testata: Il Foglio
Data: 18 luglio 2012
Pagina: 3
Autore: Editoriale
Titolo: «La leva che mette in crisi Israele»

Sul FOGLIO di oggi, 18/07/2012. a pag.3, un editoriale dal titolo "La leva che mette in crisi Israele", l'uscita del partito Kadima guidato da Shaul Mofaz dalla coalizione di governo.
Da parte nostra aggiungiamo che la scelta di Mofaz è spiegabile non tanto dalle divergenze sulla legge che romperà il tabù del servizio di leva prima garantito in assoluto per gli ultra ortodossi, ma soprattutto dalla valutazione su quale dove essere il luogo dove radicare il futuro di un partito che ha largamente perso la propria immagine come Kadima. Privo di rilievo nella coalizione di governo, in caduta libera nei sondaggi a causa della fallimentare gestione di Tzipi Livni, l'univa alternativa è rappresentata dall'essere all'opposizione. Il tempo dirà se sarà stato sufficiente.
Ecco il pezzo del Foglio:

Shaul Mofaz

Ieri il vice primo ministro israeliano Shaul Mofaz ha annunciato che il suo partito, Kadima, lascia la coalizione di governo guidata da Bibi Netanyahu. Motivo della rottura: il primo ministro non accetta la proposta di legge di Kadima, che vorrebbe che anche i giovani ultraortodossi, ora esentati, facessero il servizio militare. C’è bisogno di dirlo? Prestare servizio nell’esercito in Israele è qualcosa di differente rispetto agli altri paesi, è la sottoscrizione di quel patto solenne da cui la nazione è nata dopo la Shoah e che unisce i cittadini sotto il motto del “mai più”: mai più gli ebrei saranno indifesi davanti a una minaccia di sterminio e per sempre avranno uno stato dove trovare rifugio e un esercito che garantirà loro protezione. Quest’esercito, però, ha bisogno di soldati, e alle orecchie di Kadima suona innaturale che soltanto la parte non ultraortodossa della popolazione israeliana sia chiamata a sopportare il peso della leva. Netanyahu ha controproposto un progetto di legge che però offrirebbe troppe scappatoie a chi vuole evitare le armi, ma non è bastato a tenere assieme un governo che comprende Kadima e la destra dura. La questione questa volta è delicata. L’eccezionalismo particolare degli ultraortodossi si contrappone all’eccezionalismo più generale di uno stato dove ogni cittadino sopra una certa età è anche veterano di guerre multiple, e lo è per causa di forza maggiore: senza la difesa collettiva, lo stato d’Israele avrebbe già cessato di esistere. Sembra abbastanza solida, come ragione, per assegnare la vittoria ai sostenitori politici della leva universale in Israele.

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