Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Chi semina vento Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Un bel comitato di accoglienza per Shaul Mofaz Cari amici, capita ogni tanto che la storia si vendichi, che come dice il proverbio “chi semina vento raccolga tempesta”. Ed è sempre interessante. Sembra che un po' stia succedendo con l'Autorità Palestinese. Vi ricordate le contestazioni che un paio di settimane fa turbarono la pacifica vita di Ramallah, capitale dell'Autorità Palestinese ? (http://www.demotix.com/news/1316416/protest-against-visit-mofaz-ramallah-west-bank#slide-1
I giornali italiani e occidentali in genere ne parlarono poco, come di tutte le cose che possono mettere in crisi l'idea terzomondista dei popoli in lotta contro l'imperialismo, tutti compatti e concordi, illuminati dal sol dell'avvenir. Ma ci furono degli scontri, anche abbastanza pesanti. Il pretesto era la progettata visita del leader di Kadima Mofaz, che doveva avere un colloquio privato con il presidente dell'Anp Mohammed Abbas, per provare a far ripartire le trattative di pace. In realtà dall'una e dell'altra parte, e da parte degli americani che avevano sponsorizzato il tentativo, l'intenzione era diversa: mostrare che in Israele c'era un'alternativa alla leadership “intransigente” di Netanyahu, che per Obama significava indebolire Israele, per Abbas giustificare il suo rifiuto di trattare, per Mofaz accreditarsi come un'alternativa, pur essendo punito da sondaggi elettorali disastrosi per il suo partito e la sua leadership. Netanyahu, fine politico, non impedì l'incontro, intuendo forse come sarebbe finito.
Quelli che lo fecero fallire prima dell'inizio furono infatti dei dimostranti apparentemente venuti fuori dal niente (chi ha mai sentito parlare di un'opposizione palestinese, a parte gli scontri fra Fatah e Hamas?). Le manifestazioni contro la pace, decisamente violente, furono molto pompate dalla propaganda filopalestinese (per esempio qui: http://electronicintifada.net/blogs/linah-alsaafin/first-hand-ramallah-protests-against-mofaz-meeting-attacked-pa-police-thugs e qui: http://nsnbc.wordpress.com/2012/07/03/pa-must-be-held-accountable-for-attacking-ramallah-protest-against-mofaz/). Chi guarda con occhio critico al tumultuoso e folkloristico micromondo dell'Autorità Palestinese si chiedeva se si fosse alla vigilia di un altro colpo di stato come quello di Gaza, con Hamas che prendeva il potere anche a Ramallah (l'avrebbe fatto da lungo tempo, se non fosse stato per la presenza israeliana da quelle parti, questo è chiaro a tutti , anche a Abbas).
E invece no. Dopo un po' sono uscite delle voci della presidenza dell'Anp, in cui veniva indicata la presenza fra i dimostranti, di un nucleo consistente di “attivisti occidentali anti-israeliani” che avrebbero attizzato i disordini (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=277034). Si sa che nel territorio dell'Anp vivono alcune centinaia di “attivisti”, che di mestiere inscenano proteste contro Israele di qua e di là delle linee di divisione (che superano senza problemi, avendo passaporti occidentali). Ogni tanto creano qualche incidente inb Israele, con provocazioni varie, come quello che coinvolse un mesetto fa un ufficiale dell'esercito israeliano che reagì spintonandone uno col calcio del fucile e fu oggetto di esecrazione mondiale per questo (http://www.huffingtonpost.com/2012/04/16/shalom-eisner-protester-beating_n_1429042.html). Be', naturalmente l'Anp ha sempre appoggiato e sostenuto questi turisti della protesta, ospitandolo, onorandoli, difendendo anche le loro azioni violente. Ha gioito per flottiglie, pellegrinaggi, biciclettate, proteste “pacifiche” con molotov e pietre. Oggi si accorge che i giovanotti che vengono da quelle parti, oltre alla prospettiva di posare da eroi e al brivido dell'avventura, possono avere anche un'agenda politica che non coincide con la sua. E' una bella lezione. Ma è bene che anche i giovanotti facciano i loro calcoli. L'Anp non è uno stato democratico come Israele, quando identifica dei nemici non li tratta certamente coi guanti. I manifestanti ne hanno prese parecchie, a quanto loro stessi denunciano - anche se hanno vinto, probabilmente perché Abbas o qualcuno nel suo ambiente li ha usati per non dare a Mofaz o alla sinistra israeliana assegni in bianco. Ma un dissenso, ancor più vittorioso, no fa parte della logica dei governi arabi. E se qualcuno dà troppo fastidio - be' si è visto che cosa è capitato al povero illuso Vittorio Arrigoni, ammazzato da misteriosi “militanti salafiti” che come si è saputo presto erano a libro paga di Hamas, cui l'”attivista occidentalie anti-israeliano” aveva iniziato evidentemente a dar noia. Le vendette della storia spesso non vanno in un senso solo.