Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Siria: che ruoli hanno Iran, Russia e il generale Manaf Tlass ? cronaca di Guido Olimpio, commenti di Carlo Panella, Guido Olimpio
Testata:Il Foglio - Corriere della Sera Autore: Carlo Panella - Guido Olimpio Titolo: «Via da Damasco - 'Assad non è eterno'. Segnali da Teheran - Duello dietro le quinte tra qaedisti e ayatollah»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 10/07/2012, a pag. 1-4, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Via da Damasco ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 14, gli articoli di Guido Olimpio titolati " «Assad non è eterno». Segnali da Teheran " e " Duello dietro le quinte tra qaedisti e ayatollah ". Ecco i pezzi:
Il FOGLIO - Carlo Panella : " Via da Damasco "
Carlo Panella Manaf Tlass
Roma. “E’ un Galeazzo Ciano o un Rudolf Hess? Per ora non è chiaro, certo è che la ‘fuga’ verso la Francia di Manaf Tlass segna una svolta nella crisi siriana e svela un drammatico passaggio nella storia delle grandi famiglie che controllano il potere a Damasco”: la valutazione “aperta” di un generale turco della Nato sulla fuga in occidente di Manaf Tlass, generale della Guardia repubblicana, si basa su dati di fatto di valenza divaricata. Mustafa Tlass, padre di Manaf, è stato infatti compagno di accademia di Hafez el Assad e soprattutto suo indispensabile alleato negli anni Sessanta per la sua contrastata conquista del potere al vertice del partito. Mustafa Tlass ha portato al Baath di Assad non solo l’alleanza con alcune importanti famiglie sunnite di Damasco e di Homs, di cui è originario, ma anche forze determinanti per fargli vincere negli anni 60 la feroce lotta interna al Baath, permettendogli di sconfiggere (anche in modo feroce) l’ala “irachena” (i due partiti Baath da allora sono stati strenui avversari, tanto che nel 1980 la Siria baathista si alleò con l’Iran khomeinista invaso da Saddam Hussein). Dal 1970 al 2004 Mustafa Tlass ha così garantito come esponente baathista sunnita e come ministro della Difesa, prima a Hafez el Assad (generale dell’Aeronautica) e poi a suo figlio Bashar, la fondamentale fedeltà dell’esercito e anche la vittoria nelle loro crudeli faide famigliari. A marzo, Mustafa Tlass (84 anni) è volato a Parigi e a giugno, nonostante fosse sotto stretta sorveglianza del più feroce ed efficiente servizio segreto dei paesi arabi, Manaf Tlass è riuscito (come?) a lasciare Damasco, ha lanciato un messaggio ai militari “perché abbandonino la cattiva strada” e si è diretto a Parigi, in concomitanza con la conferenza degli amici della Siria organizzata da Francia e Stati Uniti. E’ una storia allarmante, perché i Tlass non hanno affatto una tradizione riformista e moderata, anzi. Mustafa Tlass, infatti, è autore di un libello antisemita, “Il pane azzimo dei giudei”, di chiara matrice nazista, in cui ha accusato gli ebrei di sacrifici umani rituali, un bestseller a Damasco. Tlass senior ha anche condiviso con Hafez el Assad la massima responsabilità per il bombardamento di Hama nel 1982 (10 mila vittime); poi, leader dell’ala filosovietica del Baath (si è arricchito con le forniture militari dell’Urss e poi della Russia), nel 1983 ha sventato in extremis il putsch che Rifat el Assad aveva organizzato contro il fratello Hafez (colpito da infarto); nel 2000, ha garantito a Bashar, assieme al figlio Manas (anche loro compagni di corso all’Accademia militare), la successione al padre Hafez e infine nel 2005 ha contribuito a costringere all’esilio il vicepresidente siriano Abdul Khaddam, leader di una fronda putschista. La famiglia Tlass è sempre stata la colonna portante del Baath, del regime e anche del potere personale della famiglia Assad. Un legame famigliare così intenso e protratto nel tempo che – sia pure in linea di principio – è possibile avanzare la tesi “Rudolf Hess”. Se infatti Bashar el Assad intendesse aprire una trattativa diretta, ma “coperta”, con Francia e Stati Uniti per una transizione morbida, Mustafa e Manaf Tlass potrebbero essere proprio gli intermediari ideali (da qui il riferimento a Rudolf Hess, numero due di Hitler, da lui inviato nel maggio 1941 in Scozia, fingendo una fuga, per tentare una trattativa con gli Alleati che gli facilitasse la vittoria contro l’Urss). E’ uno scenario ipotetico, ma in linea con le tradizioni di intrigo degli Assad, che sono a capo di una setta alawita che trae le sue radici nelle raffinate trame del leggendario Vecchio della Montagna, che da 40 anni tessono complessi scenari in medio oriente, non privi di una certa raffinatezza (più da parte di Hafez che di Bashar). Se così non fosse, se la fuga di Manaf, preceduta da quella di Mustafa Tlass, fossero invece effettivamente conseguenza di una rottura tra la famiglia Tlass e la famiglia Assad, sarebbe clamoroso: significherebbe che è iniziata quella spaccatura verticale del massimo vertice politico militare del regime (che portò alla caduta dei rais in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen), evitata da Bashar el Assad per i primi 16 mesi di guerra civile. Certo è solo che Firas Tlass, figlio di Mustafa e fratello di Manaf, corrottissimo e potente imprenditore, da mesi è accreditato come finanziatore occulto dei ribelli, fatto che però non significa una scelta di campo. Pare infatti che anche Rami Makhlouf, cugino di Assad, capo di un impero finanziario (banche, Syriatel, tabacco, edilizia) con una fortuna personale di sei miliardi di dollari da mesi finanzi i ribelli, pur sostenendo pubblicamente il regime e la famiglia degli Assad.
CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " «Assad non è eterno». Segnali da Teheran "
Kofi Annan
WASHINGTON — In Siria si tratta e si spara. Un binario consolidato nella regione, dove la diplomazia convive con la violenza. L'attenzione, nelle ultime 48 ore, è di nuovo tornata sulla missione di Kofi Annan, alla disperata ricerca di una soluzione che tanti ritengono impossibile. L'inviato Onu, dopo un colloquio con il presidente Bashar Assad, ha annunciato «un nuovo approccio» che dovrà essere sottoposto all'opposizione. Un piano (vago) di transizione ottenuto dopo un incontro definito «franco e costruttivo». Annan lavora alla definizione dei meccanismi anche se deve vincere le resistenze delle parti. Il regime è convinto di aver già concesso molto mentre i ribelli sono molto scettici e hanno espresso commenti negativi. Ora che guadagnano posizioni e sono meglio armati non sono disposti a sconti. Dunque per i mediatori c'è molto da fare e gli osservatori ammettono che i risultati concreti appaiono molto lontani. Da Damasco, Annan si è trasferito in Iran per consultazioni ritenute importanti. E lo ha accolto il ministro degli Esteri Salehi con un'intervista che pesa: «Nessun leader è eterno e questo vale anche per Assad. Nel 2014 ci saranno le elezioni presidenziali e dovremmo lasciare che le cose seguano il loro corso. Fino ad allora, però, cessino le interferenze straniere». Teheran è l'unico alleato regionale di Damasco e aiuta il regime. Ma tra il rischio di perdere (in futuro) un avamposto e trovare un compromesso è evidente che l'Iran sceglie la seconda ipotesi. Se i siriani non vogliono più Assad — è questo il messaggio — è bene che si faccia da parte. Linea non troppo lontana da quella della Russia. Lo dimostrano i segnali emersi in queste ore. Il presidente Vladimir Putin ha affermato che sarebbe necessario costringere regime e ribelli a trovare una soluzione pacifica. Esortazione accompagnata dal rifiuto di qualsiasi ingerenza esterna. Più concrete le parole del vicedirettore dell'ufficio esportazioni russo, Vyachezlav Drizirkan: la Russia sospenderà le forniture d'armi alla Siria «fintanto che la situazione resterà instabile». Una misura che si applica ai contratti legati all'invio di nuovi aerei e missili, ma esclude parti di ricambio e «pezzi» garantiti da vecchi accordi. Ciò dovrebbe permettere l'arrivo in Siria dei famosi elicotteri d'attacco. L'annuncio — se confermato — rappresenta comunque una forma di pressione sull'alleato. Mosca è vicina a Bashar, lo tutela ma si rende conto che è necessaria una svolta. Concetto passato anche agli insorti nei contatti diretti. A Mosca è arrivato Michel Kilo, uno dei rappresentanti di un'opposizione frammentata, e domani Abdel Basset Sayda, capo del Consiglio nazionale siriano è atteso nella capitale russa per colloqui. Ecco che allora si ritorna ai meccanismi di transizione inseguiti da Kofi Annan, sperando che funzionino meglio di quanto è avvenuto in questi mesi. In attesa degli sviluppi, proseguono — feroci — gli scontri. Ieri sono morte una trentina di persone tra Homs e Qusayr, che si aggiungono all'ultimo bilancio sulla guerra diffuso dall'Osservatorio siriano di Londra: 17.129 vittime, di cui 11.897 civili, 4.348 soldati e 884 disertori.
CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Duello dietro le quinte tra qaedisti e ayatollah "
Guido Olimpio
Un triangolo complicato. L'Iran, la Siria e in mezzo il gruppo qaedista Al Nusra attivo sul territorio siriano. Uno degli ispiratori esterni della fazione, Mohsen Al Fadli, vivrebbe in Iran, così come altri jihadisti. Teheran li tiene sotto controllo ma non accetta che colpiscano la Siria e sta esercitando forti pressioni con messaggi concreti. All'inizio di aprile ha estradato in Mauritania Mahfuz al Walid (poi rilasciato). Mossa che ha avuto immediati contraccolpi. I qaedisti si sono vendicati facendo esplodere il 24 aprile un'autobomba davanti a un ufficio iraniano a Damasco, una sede di copertura per gli 007. Quindi hanno minacciato altre ritorsioni per quella che considerano la violazione di un patto raggiunto nel 2009. Risposta di Teheran: è pronta l'estradizione in Siria di Yassin Al Suri, figura importante di Al Qaeda. E altre potrebbero seguire. Il duello — osservano fonti mediorientali — è solo all'inizio e riserverà delle sorprese.
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