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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.07.2012 Israele, la leva diventerà obbligatoria anche per gli ultraortodossi ?
cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 luglio 2012
Pagina: 21
Autore: Davide Frattini
Titolo: «L'esercito mancato degli ultraortodossi»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/07/2012, a pag. 21, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "L'esercito mancato degli ultraortodossi".

 GERUSALEMME — Il rabbino Aaron Leib Shteinman ha 98 anni e ha appena sostituito Yosef Shalom Elyashiv, che ne fa 102 ed è malato, alla guida di una piccola fazione dentro il partito Giudaismo Unito nella Torah. Alla volontà di questo leader centenario sono sospesi il futuro del governo di Benjamin Netanyahu e l'opportunità per Israele di superare il passato. Di modernizzare la promessa fatta da David Ben-Gurion ai leader religiosi ultraortodossi, che chiesero e ottennero di esentare quattrocento devoti studenti dal servizio militare.
In sessantaquattro anni dalla fondazione dello Stato ebraico, quel piccolo gruppo di allievi impegnati a vita nella lettura della Torah si è ingrossato a 60 mila uomini che evitano di dover affrontare la leva obbligatoria e i periodi in divisa come riservisti. Fino a febbraio glielo permetteva una legge che è stata dichiarata incostituzionale e la Corte Suprema ha stabilito il primo di agosto come data limite perché la Knesset trovi una soluzione.
Bibi non ha una vera opposizione da quando Kadima è entrato nel governo e ha pensato di aver risolto la questione con un comitato parlamentare incaricato di stabilire le nuove regole. Quello che non poteva prevedere è stata la tenacia del presidente, un quarantunenne nuovo della politica ma veterano dell'esercito: Yohanan Plesner è stato ufficiale nel «Sayeret Matkal», la più speciale delle forze speciali, ed è andato avanti con la missione anche quando il primo ministro ha smantellato lui e il comitato per paura di compromettere i rapporti con i partiti religiosi che appoggiano la coalizione guidata dal Likud. Plesner, deputato di Kadima, ha presentato i risultati dei lavori, un rapporto di cento pagine in cui chiede che l'80 per cento degli ultraortodossi venga arruolato entro il 2016 e propone sanzioni fino a 20 mila euro per i disertori.
Il dossier agita gli ultraortodossi (Netanyahu ha promesso che non diventerà legge) ed è diventato il manifesto di quegli israeliani che vorrebbero veder condiviso da tutti il dovere verso la nazione. Nel 2011 solo il 17 per cento dei religiosi diventati maggiorenni è partito per le caserme contro il 75 per cento nel resto della popolazione ebrea. Calcolando gli arabi israeliani (anche loro esentati, possono optare per il servizio civile come gli ultraortodossi) meno della metà dei ragazzi ha indossato la divisa.
«Questo non è un dibattito tecnico — scrive Nahum Barnea su Yedioth Ahronoth — per capire quanti soldati servano all'esercito. È uno scontro tra due visioni del mondo: quella degli ultraortodossi che vogliono continuare a vivere dentro al loro ghetto e quella di chi vuole trascinarli fuori dal guscio dentro la società israeliana». Le barbe lunghe e i soprabiti neri, gli haredim — come sono chiamati i religiosi — ricevono sovvenzioni statali per studiare nelle yeshiva e possono non lavorare. L'organizzazione Hiddush, che promuove la libertà religiosa e l'eguaglianza in Israele, calcola che il sistema costi allo Stato tre miliardi di euro l'anno.
Aluf Benn, direttore di Haaretz, ammette da sinistra che l'idea dell'«esercito del popolo» non sta più funzionando: «Il ruolo delle forze armate come amalgama del Paese è finito, anzi sono diventate il punto nodale delle dispute tra le varie tribù che compongono la società israeliana». Una di queste tribù ha invitato (quasi) tutte le altre a manifestare stasera a Tel Aviv perché il servizio militare diventi obbligatorio senza distinzioni. Gli indignados di Tel Aviv qui si sono chiamati freier, dall'yiddish con autoironia: i babbei che vengono fregati dallo Stato o dai connazionali più furbi. E non vogliono esserlo più.

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