Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Salafiti sempre più forti in Tunisia 'Primavera'?! Cronaca di Roberto Fabbri
Testata: Il Giornale Data: 13 giugno 2012 Pagina: 15 Autore: Roberto Fabbri Titolo: «Salafiti scatenati in Tunisia: bombe molotov e scontri»
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 13/06/2012, a pag. 15, l'articolo di Roberto Fabbri dal titolo "Salafiti scatenati in Tunisia: bombe molotov e scontri".
Salafiti a Tunisi
Duro destino quello della Tunisia, passata in pochi mesi da bastione della modernità nel mondo arabo a bersaglio dichiarato dei fanatici dell’islam. Il governo islamico moderato guidato dal partito Ennahda deve combattere, non si sa con quanto autentico entusiasmo, su due fronti: quello dei salafiti - integralisti le cui vedute richiamano quelle dei talebani in Afghanistan - e quello di Al Qaida, il cui leader al-Zawahiri ha esortato i tunisini a rivoltarsi contro «il governo del falso islam». Se almeno per il momento la battaglia contro i qaidisti si combatte solo a parole, con i vertici del partito Ennahda che ricordano a Zawahiri che «non rappresenta l’islam», quella con i salafiti richiede l’uso della forza. Forza che peraltro sono gli estremisti stessi a usare per primi, e ormai da molto tempo, in Tunisia. Da mesi gli studenti integralisti esercitano ogni tipo di pressione violenta nelle università per costringere le ragazze a indossare il velo e i professori a piegarsi alle loro pretese di ingabbiare l’insegnamento nei limiti imposti dalla legge coranica. Ma tra la sera di lunedì e la giornata ieri nuovi episodi di violenta intolleranza hanno ricordato ai tunisini e al mondo chi siano questi personaggi. Con il pretesto di contestare una mostra d’arte dai contenuti a loro giudizio immorali, centinaia di fanatici dell’islam hanno messo a ferro e fuoco diversi quartieri della capitale Tunisi, attaccando posti di polizia e incendiando la sede di un tribunale con lanci di bottiglie molotov. La polizia è intervenuta e sono stati sparati anche colpi di arma da fuoco in aria. Mentre le fiamme venivano spente dai vigili del fuoco, sul posto è giunto un forte contingente di forze di sicurezza. Oltre ad attaccare a sassate un posto di polizia,i salafiti hanno bloccato l’autostrada che collega Tunisi a Beja con delle improvvisate barricate di pneumatici incendiati. Qui la polizia ha reagito con un fitto lancio di granate lacrimogene e colpi d’arma da fuoco esplosi in aria. Circa 160 persone sono state arrestate e 62 poliziotti sono stati feriti. Gli scontri nell’area di Tunisi sono continuati fino a notte inoltrata, ma la mattina dopo le violenze si sono estese ad altre città del Paese, dando la netta impressione di un’unica organizzazione alle spalle. In particolare nella città di Sousse un lancio di bottiglie incendiarie ha provocato il panico nell’Accademia di Belle arti, che gli integralisti islamici bollano d’immoralità. In serata la situazione a Tunisi era nuovamente drammatica, con la polizia impegnata a fronteggiare un’orda di circa 2.500 estremisti. La violenza messa in campo dai salafiti suscita crescente preoccupazione in Tunisia. Un sondaggio pubblicato nei giorni scorsi evidenzia che ben l’84 per cento degli intervistati nota con timore un «processo marcato di radicalizzazione religiosa», e il 78 per cento ritiene che i salafiti costituiscano un pericolo per la democrazia nel Paese. Quasi l’80 per cento, inoltre, teme che l’ondata radicale islamica provochi gravi ripercussioni sul turismo, che è una delle maggiori industrie del Paese. Per il 54,5 per cento,per fermare il montare dell’intolleranza religiosa occorre una sola ricetta: la «tolleranza zero». La prova della verità sarà venerdì: i salafiti hanno infatti invitato i tunisini a manifestare dopo la preghiera contro gli «attentati all’islam».
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