lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Il Foglio - Libero Rassegna Stampa
25.05.2012 Iran nucleare, quanti mesi restano prima della costruzione della bomba ?
Con quali armi può difendersi Israele ? Commento di Giulio Meotti. Libero preferisce minimizzare

Testata:Il Foglio - Libero
Autore: Giulio Meotti - Redazione di Libero
Titolo: «Così gli Stati Uniti armano Israele. Obiettivo? Fordo e Parchin»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 25/05/2012, a pag. 3, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Così gli Stati Uniti armano Israele. Obiettivo? Fordo e Parchin ". Da LIBERO, a pag. 17, l'articolo dal titolo "  Stallo sul nucleare Ma l’Iran salva una nave Usa", preceduto dal nostro commento. Ecco i pezzi:

Il FOGLIO - Giulio Meotti : "Così gli Stati Uniti armano Israele. Obiettivo? Fordo e Parchin "


Giulio Meotti

Roma. Il secondo giorno di colloqui a Baghdad fra gli iraniani e il cosiddetto “5+1” si è chiuso in un clima di profondo scetticismo. L’Aiea, l’Agenzia atomica internazionale, aveva appena siglato con l’Iran un accordo formale per l’accesso ai siti sospettati di attività nucleari segrete. Ma l’Iran non sembra intenzionato a sospendere l’arricchimento dell’uranio, anche a scopo civile, fino al venti per cento.
Così il forum di Baghdad ieri si è chiuso con un no da parte del negoziatori di Teheran. Gli iraniani avevano lanciato “una contro-proposta in cinque punti”, in cui non rinunciavano al diritto di arricchire l’uranio sul loro territorio (anzichè importarlo dalla Francia, ad esempio) e intenderebbero accettare una limitazione al tre per cento invece che al venti, soglia più vicina all’atomica. Al momento è ritenuto “incerto” un nuovo round di colloqui dopo Baghdad. A confermare la grande paura di Israele, ovvero che gli ayatollah stiano usando la finestra dei colloqui con le potenze occidentali soltanto per continuare ad arricchire uranio, ieri è uscito un altro report dell’Agenzia atomica dell’Onu, secondo cui l’Iran ha installato altre 350 centrifughe nel sito-bunker di Fordo, presso la città santa islamica di Qom.
Il sito di Fordo, che da oggi ha raddoppiato la propria capacità di arricchimento dell’uranio, è altamente fortificato ed era stato tenuto segreto fino a poco tempo fa, quando fu scoperto grazie alle rivelazioni di alcuni oppositori del regime iraniano. Israele ha posto tra le condizioni per i colloqui l’immediata chiusura del sito di Fordo, collocato all’interno di una montagna nei pressi della città santa di Qom. Gli iraniani hanno risposto aumentando il numero delle centrifughe.
Assieme a Fordo, l’altro principale sito sensibile è Parchin. Il sito è noto dal 2005 e si tratta di una rete di tunnel segretamente costruita dal ministero della Difesa iraniano presso un complesso militare situato a trenta chilometri a sud-est di Teheran. Gli iraniani negano l’accesso al sito all’agenzia dell’Onu. Se a Fordo da gennaio gli scienziati arricchiscono l’uranio a livelli pre-militari, Parchin è il sito cruciale per il programma top secret di arricchimento al laser condotto dal regime. Le apparecchiature per l’arricchimento al laser, rivelate nei giorni scorsi dall’Associated Press con un documento probabilmente arrivato dall’Aeia, sono alloggiate in un bunker sotterraneo designato come “Progetto 1” nella sezione di chimica.
Quando l’ayatollah Khomeini accettò il cessate il fuoco che mise fine alla guerra tra Iran e Iraq nel 1988, il regime iraniano avviò la fase più ambiziosa del suo programma segreto di armamento nucleare. In quell’anno, le Guardie della rivoluzione islamica crearono un programma atomico top secret, nome in codice “il Grande Piano”.
Parchin è la chiave del progetto. “Un imperativo americano” L’uranio “altamente arricchito”, la fase in cui si trova ora l’Iran, ha una concentrazione dell’isotopo 235U pari o superiore al venti per cento. L’uranio fissile presente nelle armi nucleari contiene invece l’85 per cento o più di 235U, ed è noto come uranio a gradazione per le armi (weapon- grade). Ieri, alla Knesset, il Parlamento israeliano, il capo dell’intelligence militare, generale Itay Brun, ha detto che i progressi tecnici iraniani sono tali che “la diplomazia non sarà sufficiente per fermarli”. E’ il messaggio più importante rivolto da un ufficiale israeliano al meeting di Baghdad. Se Teheran decidesse di arricchire l’uranio al livello militare, ha affermato ieri Brun, avrebbe bisogno di un periodo di tempo che va da “sei a diciotto mesi”.
A novembre potrebbe già essere tardi. Con la diplomazia al lavoro, il Congresso americano intanto lavora per fortificare la difesa di Israele. Le tasse statunitensi finanziano già il venti per cento dell’intero budget militare dello stato ebraico. Adesso è in arrivo la maggiore donazione militare americana da oltre sessant’anni.
Un pacchetto di armi e sistemi di difesa per un valore complessivo di quasi quattro miliardi di dollari.
Nel pacchetto in discussione al Senato si parla di ampliare l’intelligence satellitare, i rifornimenti in volo, le “munizioni speciali”, i caccia F-35, di aprire lo spazio aereo americano all’aviazione israeliana, di una maggiore presenza israeliana nella Nato e di spostare gli ausili americani per la difesa dall’Iraq a Israele. Washington amplia i finanziamenti per l’F-35, il più micidiale jet da combattimento del mondo, che “aumenterà la capacità d’Israele di difendersi da solo contro ogni minaccia o combinazioni di minacce, da chiunque provengano in medio oriente”, ha detto l’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren. 680 milioni di dollari sono in arrivo soltanto per il sistema israeliano di difesa Iron Dome, la “cupola d’acciaio” che costituisce la maggiore difesa del cielo nello stato ebraico contro i missili di Hamas e Hezbollah. Il congressman democratico della California, Howard Berman, ha sponsorizzato l’Iron Dome Support Act, affermando che “la difesa dello stato ebraico non è una questione di parte, ma un imperativo americano”.
Iron Dome è un progetto congiunto dell’azienda parastatale israeliana Rafael e della Raytheon Company, compagnia americana leader nel settore della difesa e primo produttore al mondo di missili teleguidati. Washington potrebbe investire in “Windbreaker” (paravento), il sistema balistico che spara una specie di pallettoni contro i razzi lanciati da Gaza contro un carro armato, e in “David’s Sling” (Fionda di Davide), usata contro gli Scud Cs dalla Siria, gli Shiahab 3 dall’Iran e gli Zelzals dal Libano. Nel grande pacchetto di finanziamenti americani a Israele c’è anche il “Super Arrow”, definito dall’intelligence israeliano come “il più avanzato missile antibalistico al mondo”. Detto anche “Mr. Interception”, l’Arrow è pagato quasi interamente dagli Stati Uniti ed è la principale risposta ai missili iraniani a lunga gittata (la sua prima versione venne finanziata da Ronald Reagan).
Il costo stimato è di due miliardi e mezzo di dollari, di cui due terzi statunitensi. Teoricamente, due batterie di Arrow 3 dovrebbero bastare a proteggere l’intero territorio israeliano. Prosegue, da parte degli Stati Uniti, anche la messa a punto degli Harpoon, i missili che Israele ha installato a bordo dei suoi quattro sottomarini di fabbricazione tedesca: “Dolphin” (delfino), “Leviathan” (balena), “Takum” (resurrezione) e “Tallin” (coccodrillo). Missili che montano testate nucleari. La consegna dei primi tre sottomarini, avvenuta nella seconda metà degli anni Novanta, fu un gesto di riparazione della Germania verso Israele per aver assistito l’industria bellica del dittatore iracheno Saddam Hussein. I sottomarini tedeschi hanno preso il posto di quelli inglesi che avevano fatto la Guerra dei sei giorni attaccando il porto di Alessandria d’Egitto. Adesso i target sono i siti disseminati nel territorio iraniano: Bushehr, Natanz, Parchin, Fordo. A Israele manca adesso “soltanto” il “Mop”, massive ordnance penetrator, le bombe americane di tredici tonnellate costruite specificamente per mettere fuori uso i siti iraniani sepolti nel sottosuolo. Washington finora si è rifiutata di vendere queste bombe a Gerusalemme e sono oggetto di una costante trattativa.
Sono anche la ragione principale per cui l’orologio israeliano corre più velocemente di quello americano. Come ha detto il ministro della Difesa, Ehud Barak, “senza queste bombe Israele deve attaccare con sei mesi di anticipo”.

LIBERO - " Stallo sul nucleare Ma l’Iran salva una nave Usa "


'Questa è una centrale nucleare per produrre elettricità, e questa è una lampadina '

Nel pezzo vengono messe insieme due notizie non collegate fra loro.
La prima riguarda il salvataggio della marina iraniana di un cargo Usa attaccato dai pirati. La seconda, invece, i negoziati sul nucleare iraniano.
Per altro, la prima notizia è tutta da verificare, dal momento che è stata diffusa solo dall'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna.
Non vediamo l'utilità di associare le due notizie, a parte quella di far passare l'Iran per ciò che non è, uno Stato 'amico' dell'Occidente. Se salva le navi americane mica potrà essere così anti occidentale. Perciò si può prenderlo sul serio quando partecipa ai negoziati sul nucleare e si può quasi credere ad Ahmadinejad quando dichiara che "
la realizzazione di armi atomiche e di distruzione di massa è haram, cioè proibita dall’islam ". Magari si può spingersi un po' oltre col ragionamento e arrivare a credere che non ci sia un reale pericolo nucleare iraniano e che, anzi, sia Israele la vera minaccia.
Ecco il pezzo:

C’è sempre una prima volta, anche quella dell’Iran che aiuta gli Stati Uniti. La marina di Teheran ha annunciato ieri di aver salvato un cargo statunitense da un attacco dei pirati nel Golfo dell’Oman. Stando a quanto riferito dall’agenzia di stampa ufficiale Irna, una imbarcazione da guerra è intervenuta dopo che il Maersk Texas ha lanciato l’SOS. Il cargo «è stato salvato dalla marina della Repubblica islamica dell’Iran», recita la nota, in cui si precisa che i pirati sono fuggiti «non appena hanno visto» la nave da guerra. Il Maersk Texas, conclude il testo, «ha ringraziato la marina iraniana e ha ripreso la navigazione». È la prima volta che viene riferito del salvataggio di un cargo degli Stati Uniti da parte di Teheran. La nave era partita dagli Emirati Arabi Uniti alla volta degli States. In diverse occasioni è stata invece la marina statunitense a intervenire in soccorso diimbarcazioni iraniane: gli ultimi tre casi risalgono a gennaio. E se stavolta l’Iran si è mostrato generoso, completamente diverso è sul nucleare, avendo fatto arenare i colloqui a Baghdad del 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, più la Germania). Dalla capitale irachena l’Alto rappresentante per la Politica estera della Ue, Catherine Ashton, alla guida della delegazione nel faccia a faccia con Teheran, ha annunciato che unnuovo round di colloqui si terrà a Mosca il 18 e 19 giugno. In conferenza stampa Ashton ha detto che gli incontri sono stati “utili”, ma “re - stano significative differenze”, cioè niente passi avanti. E suonano come una sfida le parole di mercoledì del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, che ha detto che la realizzazione di armi atomiche e di distruzione di massa è haram, cioè proibita dall’islam.

Per inviare la propria opinione a Foglio e Libero, cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@ilfoglio.it
lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT