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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.05.2012 Londra, nessuna commemorazione per gli atleti israeliani assassinati a Monaco '72
in nome dell'islamicamente corretto. Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 maggio 2012
Pagina: 38
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Rifiutarsi di ricordare Monaco '72. All'Olimpiade di Londra vince la paura»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/05/2012, a pag. 38, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo "Rifiutarsi di ricordare Monaco '72. All'Olimpiade di Londra vince la paura".


Pierluigi Battista
a destra, le vittime di Monaco '72

È evidente il motivo per cui il Cio si rifiuta di ricordare con un minuto di silenzio a Londra il massacro olimpico di Monaco '72: la paura. Il terrore di boicottaggi e rappresaglie solo per un minimo gesto di omaggio agli atleti israeliani uccisi quarant'anni fa da un commando di terroristi palestinesi. La preoccupazione di urtare la suscettibilità di chi non vuole riconoscere lo Stato di Israele e dunque non pensa che i morti ammazzati di Israele, uccisi in Germania nel mezzo di una competizione olimpica, debbano essere onorati. La paura, il terrore. Nessun'altra spiegazione plausibile.
Un minuto di silenzio, non cerimonie mastodontiche e costose. Un minuto di silenzio e di raccoglimento per i due atleti israeliani che vennero ammazzati nel villaggio olimpico e per gli altri nove che, presi in ostaggio, persero la vita (assieme a un poliziotto tedesco e al commando di sequestratori) alla fine di un disastroso blitz condotto dalle forze speciali della Germania occidentale. Una strage. Una carneficina ad altissimo valore simbolico perché, per la prima volta dopo l'Olocausto, 11 ebrei vennero trucidati in terra tedesca. Il massacro fece molto scalpore, ma si decise lo stesso di andare avanti con i Giochi olimpici.
Oggi, dopo quarant'anni, la richiesta di un minuto di silenzio avanzata dagli israeliani sembra una richiesta ragionevole, misurata, tutt'altro che provocatoria. Ma gli organizzatori delle Olimpiadi di Londra non hanno perso l'occasione per un altro gesto di viltà. Ai Giochi del Mediterraneo lo Stato di Israele viene escluso. Ora viene esclusa persino la possibilità di ricordare i morti di quarant'anni fa. Nessuna ragione convincente per questo sconcertante rifiuto. Non un argomento sostenibile. Soltanto la paura. Ma la paura, il cedimento preventivo ai diktat dei prepotenti, è la negazione stessa dello spirito olimpico, fondato sulla lealtà e sul riconoscimento del valore di tutti gli atleti di tutte le Nazioni. E si sancisce così il principio che alcuni morti non possono nemmeno essere nominati, che il Cio è ostaggio di chi addirittura sente il massacro di Monaco come una bandiera da sventolare. Una pagina orribile della storia. Uno sfregio alle Olimpiadi: le Olimpiadi della paura.

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