Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
IC7 - Il commento di Giacomo Kahn Dal 06/05/2012 al 12/05/2012
Testata: Informazione Corretta Data: 14 maggio 2012 Pagina: 1 Autore: Giacomo Kahn Titolo: «Il commento di Giacomo Kahn»
Il commento di Giacomo Kahn
Giacomo Kahn, direttore di Shalom
Elezioni in paesi strategici e di fondamentale importanza nello scacchiere internazionale. Elezioni municipali, di valore poco più che campanilistico. I giornali italiani degli ultimi giorni hanno oscillato tra le analisi e i commenti sulle elezioni presidenziali francesi, sui risultati frammentari delle elezioni politiche in Grecia, su quelle regionali tedesche ed infine sulle conseguenze delle amministrative nel nostro Paese. Successi ed insuccessi, clamorose esclusioni, inaspettati e imprevisti scenari politici sono stati analizzati, in linea di massima, alla luce dell'attuale situazione economica. All'interno delle cabine elettorali sembrerebbe che la recessione, l'incertezza economica, un crescente orientamento anti statalista e anti europeista, un vago e pur concreto rifiuto del 'sistema', siano stati elementi catalizzatori di buona parte dei voti. Ma nello stesso tempo i giornali italiani, e non solo quelli, si sono interessati alle annunciate elezioni anticipate in Israele che, a detta di molti, sarebbero dovute essere ufficializzate alla fine della scorsa settimana. Elezioni che si sarebbero dovute tenere a settembre per ragioni esattamente opposte a quelle che hanno portato ai clamorosi risultati francesi, greci, italiani ed in parte tedeschi. In Israele infatti non c'è crisi economica, non c'è recessione, il tasso di disoccupazione è bassissimo e pur di fronte a proteste sociali per denunciare i dislivelli e le disparità non esiste un movimento anti statalista e antagonista, anti sistema, terra di coltura di un fenomeno di terrorismo interno che tanto sta oggi preoccupando Francia e Italia. Così non potendolo spiegare in altro modo, le supposte elezioni anticipate erano, per la stampa italiana, la dimostrazione palese della volontà guerrafondaia di Nethanyau di preparare l'azione militare contro l'Iran. Ma sorpresa. Con una inaspettata mossa, non prevista da nessun analista, la coalizione che regge il Governo di Israele si è allargata con l'ingresso di Kadima e con il suo leader Shaul Mofaz che assumerà il ruolo di vice premier. E' la coalizione di Governo più forte nella storia di Israele: detiene 94 seggi su 120 della Knesset. Un governo - ha dichiarato lo stesso Nethanyau - che sarà "un bene per la sicurezza, per l'economia e per il popolo di Israele". Una novitá quindi assoluta nel panorama internazionale che dovrebbe insegnare, soprattutto a noi italiani, che in momenti di crisi, in momenti storici di passaggio e di trasformazione della società una classe dirigente seria e responsabile delle sorti di un popolo e di una nazione trova in se stessa la forza per proporre soluzioni e per affrontare con coraggio i problemi, senza delegarli a 'professori' o 'tecnici'. E - purtroppo - il grande problema di Israele non è certo una risibile percentuale dello spread ma la mortale minaccia della bomba nucleare iraniana.