Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Obama firma con Karzai l'accordo sul dopoguerra afghano a partire dal 2014 Cronache di Maurizio Molinari, Daniele Raineri
Testata:La Stampa - Il Foglio Autore: Maurizio Molinari - Daniele Raineri Titolo: «Obama, blitz a Kabul per finire la guerra - Chi avverte in anticipo i talebani dell’arrivo di Obama in Afghanistan?»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/05/2012, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Obama, blitz a Kabul per finire la guerra ". Dal FOGLIO, a pag. I, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo "Chi avverte in anticipo i talebani dell’arrivo di Obama in Afghanistan?" . Ecco i pezzi:
La STAMPA - Maurizio Molinari : " Obama, blitz a Kabul per finire la guerra "
Maurizio Molinari, Barack Obama con Hamid Karzai
Barack Obama firma con Hamid Karzai l’accordo che apre la strada al dopoguerra in Afghanistan ma il tentativo di sfruttarlo nella campagna elettorale genera un aspro duello con lo sfidante Mitt Romney sull’eliminazione di Osama bin Laden.
Arrivato in segreto in Afghanistan a bordo dell’Air Force One, Obama ha siglato con Karzai l’«Accordo di partnership strategica» che stabilisce un periodo di dieci anni di stretta cooperazione militare ed economica dal momento in cui, alla fine del 2014 l’ultimo soldato americano sarà ritirato. L’intesa esclude basi militari permanenti, limitando l’impiego futuro di truppe americane a mansioni di anti-terrorismo e addestramento, e dunque sancisce formalmente l’intesa con Kabul per la fine delle operazioni di combattimento iniziate nell’ottobre del 2001 in risposta agli attacchi dell’11 settembre. Si tratta di un’intesa che, come Obama ha detto, consentirà al summit della Nato a Chicago di guardare oltre la fine delle operazioni militari. Parlando dalla base aerea di Bagram agli americani per illustrare i contenuti dell’accordo, Obama ha parlato di «stagione delle guerre che sta terminando» e «nuovo giorno all’orizzonte dell’America» rivendicando il merito di portare a termine quanto il predecessore George W. Bush aveva iniziato: dopo il completamento del ritiro dall’Iraq e l’eliminazione di Bin Laden, avvenuta proprio un anno fa, vi sarà la fine delle operazioni in Afghanistan nel 2014. Al momento sul terreno restano 88 mila soldati Usa ma scenderanno a 68 mila entro fine agosto e poi «continueranno a scendere stabilmente» assicura la Casa Bianca, al fine di trasmettere in patria la chiara sensazione che il conflitto è arrivato all’ultimo capitolo. Per Bruce Reidel, ex collaboratore di Obama sull’anti-terrorismo oggi in forza alla Brookings Institution, il blitz a Kabul è «una fusione perfetta fra strategia militare e interesse di politica interna» facendo coincidere il ritiro con un annuncio teso a rafforzare l’immagine del presidente in corsa per la rielezione, per via del fatto che oltre il 60 per cento degli americani è per la fine immediata dell’intervento militare.
Ma proprio tale sovrapposizione suscita la forte protesta di Mitt Romney che sceglie la morte di Bin Laden per andare al contrattacco: «Obama strumentalizza a fini politici l’eliminazione di Bin Laden che dovrebbe restare un momento di unità nazionale». Per il candidato repubblicano «è stata giusta la decisione di Obama di andare in Afghanistan» mentre l’errore è aver diffuso uno spot nel quale si lancia il sospetto che Romney non avrebbe mai eliminato Bin Laden in quanto nel 2008 criticò la scelta di Obama di mettere sotto pressione in Pakistan. «Se fossi stato presidente al posto di Obama avrei agito proprio come lui, politicizzare l’eliminazione di Bin Laden è inappropriato» commenta Romney, che ha trascorso il primo anniversario della morte del leader di Al Qaeda in una caserma di pompieri di Manhattan circondato dagli eroi dell’11 settembre e anche assieme al sindaco Michael Bloomberg, di cui sta tentando di ottenere il sostegno.
Lo scambio di colpi su Bin Laden fra Obama e Romney lascia intendere che l’Afghanistan si preannuncia come uno dei temi più caldi di politica estera nella campagna presidenziale. E non si può escludere che i taleban tentino di sfruttare la situazione a proprio vantaggio. D’altra parte appena si è diffusa la notizia del blitz di Obama si sono affrettati a lanciare una raffica di attentati a Kabul, causando almeno sette vittime.
Il FOGLIO - Daniele Raineri : "Chi avverte in anticipo i talebani dell’arrivo di Obama in Afghanistan? "
Daniele Raineri
La visita durante la notte afghana, di sole sei ore e conclusa alle quattro e mezza di mattina. Il discorso presidenziale alla nazione di undici minuti, pronunciato in diretta alle quattro del mattino, sette e mezza di sera in America, pochiminuti prima del decollo. Il volo sull’Air Force One, VC-25 secondo la designazione militare, che segue la procedura di massima sicurezza usata per le destinazioni in teatro di guerra: falsi codici radio e transponder truccati lungo la rotta per mascherare il passaggio alle agenzie straniere del controllo sul traffico aereo, le manovre aggressive di diversione prima dell’atterraggio, l’uso di altri aerei civetta subito prima e immediatamente dopo per confondere le idee a chi eventualmente fosse sotto a prendere la mira. E pure il sito della Casa Bianca che continua a sostenere fino all’ultimo che il presidente è a Washington, con un pomeriggio fitto di impegni “a porte chiuse”. E anche, naturalmente, il silenzio dei giornalisti americani al seguito, tenuti a un rigoroso embargo sulla notizia fino a quando non sono autorizzati. “Una scena da romanzo di spie”, dice Richard L. Coolidge, della Cbs, “abbiamo consegnato prima del decollo tutti gli aggeggi elettronici che possono contenere un software di tracking, che identifica la posizione geografica, e siamo partiti a luci spente. Luci spente anche all’atterraggio e anche sugli elicotteri che ci hanno trasferiti al palazzo presidenziale di Kabul”.
L’arrivo di Barack Obama in Afghanistan a un anno dall’uccisione di Osama bin Laden – che sta già diventando la carta preferita nel repertorio elettorale del presidente – è stato un’operazione pianificata alla perfezione, eppure la notizia è uscita quando ancora l’Air Force One era in volo. Prima data da Tolonews, una televisione afghana, poi smentita dalla stessa emittente e dal presidente Hamid Karzai in persona (che deve aver pensato: smentita ridicola più, smentita ridicola meno, ormai), ma il pasticcio era fatto: la segretezza, uno dei fattori di sicurezza più affidabili in Afghanistan, era saltata. Una fuga di notizie rischiosa, considerato che il presidente è atterrato nella base aerea di Bagram ed è stato trasferito a Kabul in elicottero, e quindi c’è stato un momento di vulnerabilità. Secondo fonti del Foglio, l’informativa top secret sulla visita lampo di Obama è stata inoltrata nei circuiti criptati dei servizi segreti delle forze Isaf nel primo pomeriggio di lunedì. Dieci ore dopo, durante la notte tra lunedì e martedì, la stessa informativa ha raggiunto i vertici dell’intelligence afghana. Da qui, e il passaggio è inaudito, è stata quasi immediatamente passata all’Isi – i servizi segreti militari del Pakistan, compromessi con gli estremisti di al Qaida e sponsor della guerriglia – che in tempo reale l’hanno ritrasmessa ai capi talebani. Meno di due ore dopo il decollo del VC-25 con a bordo il presidente, gli estremisti hanno lanciato un attacco suicida nella capitale, contro la sede fortificata di un’agenzia delle Nazioni Unite: una squadra di tre uomini, un guidatore che s’è fatto saltare e due commando mascherati sotto burqa da donna (secondo altri testimoni, le esplosioni sono state tre). Quando un anno fa l’Amministrazione autorizzò il raid contro Osama bin Laden in Pakistan, e i soldati partirono da una base afghana, non disse nulla ai governi alleati di Kabul e di Islamabad proprio per evitare fughe di notizie che avrebbero compromesso tutta l’operazione. Anzi, Obama mandò più soldati nel caso che ad Abbottabad ci fosse da aprirsi la strada combattendo contro le truppe regolari.
Obama a Kabul ha pronunciato un discorso dai toni alti, sulle tenebre prima dell’alba del nuovo giorno che sta per sorgere sull’Afghanistan, e ha firmato con Karzai un patto definito “strategico”, che dovrebbe condizionare i prossimi dieci anni di cooperazione fra i due paesi. Il volo notturno e soprattutto la storia della fuga di notizie – che è un caso scuola sulle relazioni pericolose tra governi alleati e nemici – assomigliano alle smentite a scadenza breve di Karzai.
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