Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 24/04/2012, a pag. 18, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Siria, nuove sanzioni da Usa e Ue ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 41, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Missione Onu fragile e inadeguata ma per la Siria è l'unica chance ".
Ecco i pezzi:
La STAMPA - Maurizio Molinari : " Siria, nuove sanzioni da Usa e Ue "


Maurizio Molinari, una caricatura di Bashar al Assad
Stati Uniti e Unione Europea varano nuove sanzioni contro la Siria di Bashar al Assad alla vigilia dell’arrivo a Damasco dei primi contingenti di osservatori dell’Onu. Le mosse di Washington e Bruxelles sono coordinate nei tempi e nei contenuti al fine di accrescere la pressione contro i vertici politici, economici e militari del regime del Baath. Il primo passo arriva dai 27 Paesi dell’Ue che impediscono la vendita alla Siria di beni di lusso e prodotti «a doppio uso» militare-civile e poche ore dopo è il presidente americano Barack Obama che proibisce l’export verso Damasco - e anche all’alleato Teheran - di ogni tipo di tecnologia capace di monitorare e intercettare i dissidenti, a cominciare dai software per la sorveglianza delle comunicazioni via Web e dei social network.
Le mosse convergono nell’intenzione di indebolire i pilastri del regime siriano perché le sanzioni contro i beni di lusso colpiscono i ricchi commercianti che lo sostengono, come anche gli stretti famigliari di Assad, mentre quelle contro l’alta tecnologia, i software e i prodotti «a doppio uso» mirano a rendere più difficile l’opera dei servizi di sicurezza che danno la caccia ai dissidenti.
Per Catherine Ashton, ministro degli Esteri dell’Unone Europea, la decisione adottata nasce «dalla profonda preoccupazione per la continuazione della violenza nonostante il cessate il fuoco» accettato da Assad assieme al piano di Kofi Annan. Obama adopera un linguaggio più esplicito: «Continueremo a far crescere la pressione sul regime affinché chi sostiene Assad sappia che è una scommessa perdente, gli taglieremo i soldi di cui ha bisogno per sopravvivere, perseguiremo le atrocità commesse contro i civili e accresceremo il sostegno all’opposizione assieme agli Amici della Siria».
In tale cornice il nuovo passo della Casa Bianca arriva con un ordine esecutivo per impedire che «le nuove tecnologie consentano di commettere brutalità»: per sottolineare il valore morale della sfida ad Assad, Obama lo annuncia durante il discorso al Museo dell’Olocausto di Washington in occasione della celebrazione di Yom ha-Shoà, il giorno del calendario ebraico in cui si ricordano i sei milioni di figli di Israele trucidati dai nazifascisti. «Abbiamo imparato a ripetere Mai Più» dice a più riprese Obama, tracciando un parallelo fra l’eroismo di chi durante la Seconda Guerra Mondiale si oppose alla persecuzione degli ebrei e chi oggi si batte contro le atrocità nei confronti dei civili in nazioni come la Siria e l’Iran. Da qui anche la creazione del Consiglio contro le atrocità, che si è riunito ieri per la prima volta alla Casa Bianca e avrà il compito di suggerire al presidente sanzioni e provvedimenti nei confronti di dittatori e tiranni.
Le conseguenze sono immediate: l’Intelligence Usa redigerà dei rapporti ad hoc sulle «atrocità di massa» commesse, il Dipartimento di Stato chiederà ai diplomatici di denunciarle e il ministero del Tesoro varerà sanzioni per colpirne i responsabili così come una particolare task force gestirà dei «canali di allerta» per consentire reazioni rapide a situazioni di emergenza. «In breve - assicura Obama incontrando un gruppo di sopravvissuti alla Shoà - faremo di tutto per prevenire e rispondere a questo tipo di crudeltà perché la nostra sovranità nazionale non consentirà mai di massacrare dei civili». Il tutto nell’imminenza dell’arrivo a Damasco del primo gruppo del contingente di 300 osservatori Onu.
CORRIERE della SERA - Lorenzo Cremonesi : " Missione Onu fragile e inadeguata ma per la Siria è l'unica chance "

Lorenzo Cremonesi
È l'unica realistica carta sul tavolo la missione dei 300 osservatori che il Consiglio di Sicurezza ha deciso di inviare in Siria. Fragile, inadeguata rispetto ai massacri che negli ultimi 13 mesi avrebbero causato la morte di oltre 9.000 persone. E largamente impotente nei confronti di un regime che ha più volte tradito le proprie promesse e non esita a torturare e bombardare i civili pur di restare in sella.
I capi del movimento rivoluzionario tornano ad accusare l'Onu di fornire una sorta di legittimazione per il presidente Bashar al Assad, che così può prendere tempo e affinare la repressione contro coloro che definisce «terroristi aiutati dai nemici esterni». Non hanno tutti i torti. Tra il 26 dicembre e il 28 gennaio scorsi la precedente missione Onu-Lega Araba (che al suo culmine vide 165 osservatori sul campo) si concluse con un nulla di fatto, se non la crescita delle violenze e l'intensificarsi del martirio della città di Homs. Eppure, non ci sono alternative concrete. L'opzione dell'intervento militare Nato resta per il momento utopica. C'è forse la possibilità che la Turchia istituisca una «zona cuscinetto» lungo il proprio confine, magari con l'appoggio di Qatar e Arabia Saudita. Ma è solo un'ipotesi remota. Permangono del resto profondissime le divisioni all'interno del movimento di opposizione siriano, che non è riuscito ad esprimere una gerarchia di comando condivisa e neppure un'organizzazione militare che sappia coordinare le azioni di rivolta.
Il rischio della crescita di vendette e rappresaglie violente (almeno tanto quelle dei fedelissimi di Assad) da parte della guerriglia contro i settori di popolazione ancora legati al regime permane inoltre molto forte. Di fronte all'impasse politica e alla prospettiva di nuovi bagni di sangue, in questa guerra civile complicata dagli interventi esterni e dal peso del lacerante conflitto sciito-sunnita, ben venga allora la missione Onu. Servirà comunque a mantenere l'attenzione sulla Siria, faciliterà forse l'accesso ai media internazionali, e ricorderà ad Assad che i suoi crimini non resteranno impuniti.
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