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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Libero Rassegna Stampa
24.04.2012 Pesaro, arrestato italiano convertito all'islam e aspirante attentatore
cronaca di Virginia Piccolillo, commento di Souad Sbai

Testata:Corriere della Sera - Libero
Autore: Virginia Piccolillo - Souad Sbai
Titolo: «L'italiano convertito e pronto alla Jihad, arrestato a Pesaro - Le loro armi sono il web e Facebook, così fanno migliaia di proseliti»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/04/2012, a pag. 25, l'articolo di Virginia Piccolillo dal titolo " L'italiano convertito e pronto alla Jihad, arrestato a Pesaro ". Da LIBERO, a pag. 19, il commento di Souad Sbai dal titolo " Le loro armi sono il web e Facebook, così fanno migliaia di proseliti ".
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Virginia Piccolillo : " L'italiano convertito e pronto alla Jihad, arrestato a Pesaro "


Andrea Campione

ROMA — La morte di Bin Laden l'aveva vissuta come un lutto. E gli aveva dedicato un'elegia moltiplicando il suo impegno per diffondere sul web il suo verbo, attraverso scritti ispirati alla lotta jihadista e manuali operativi per metterla in pratica: bombe fai-da-te «da preparare nella cucina di tua madre», pianificazione di attentati con le mappe online che indicano la presenza delle telecamere cittadine, tecniche di guerriglia. Per questo ieri è finito nel carcere di Pesaro, con l'accusa di addestramento con finalità di terrorismo anche internazionale, un corniciaio ventottenne di Montelabbate, Andrea Campione, che dalla sua conversione all'islamismo si faceva chiamare Abdul Wahid As Siquili. Nickname per la rete, Nirya. Da lì il nome dell'operazione della Digos di Cagliari, che si è conclusa con altri dieci indagati, considerati una rete di reclutamento della Jihad. Tra questi una coppia di coniugi di Brescia (lui marocchino, lei italiana) e un professore precario di latino e greco di Cagliari, anche lui convertito all'Islam. Forse per amore.
Ma è una storia di odio quella venuta alla luce ieri. Quello propagandato via Internet (nei siti ora oscurati dall'Ucigos) contro l'occidente e contro gli ebrei. Rapporti stretti sono stati verificati tra Campione e Mohamed Jarmoune, marocchino arrestato a Brescia il 15 marzo scorso con l'accusa di aver pianificato un attentato contro la sinagoga di Milano. Nel suo pc la polizia aveva rinvenuto un sopralluogo virtuale. E una email speditagli da Campione, contenente un link da cui poter scaricare i manuali operativi. Campione, come gli altri, per ora, si era limitato alle parole. Diffondendo via Internet l'«Enciclopedia della Jihad» e «Inspire». Ma aveva confidato ad un gruppo di internauti l'intenzione di partire per l'Afghanistan e unirsi alle formazioni combattenti. Così, quando ha acquistato un biglietto aereo Bologna-Rabat solo andata, con partenza il 25 aprile, è scattato l'arresto per pericolo di fuga. Perquisizioni sono scattate a Cuneo, Milano, Brescia, Pesaro, Salerno e Palermo. E a Cagliari nell'abitazione del professore di Lettere, sposato con una donna marocchina e, probabilmente per amore suo, convertito all'Islam. Era stato un sito islamista, Sunna-Minbar.sos, ad attirare l'attenzione degli investigatori. Ideato dai coniugi Moez Garsallaoui e Malika El Aroud (lui latitante dal 2007, lei in carcere in Belgio) ritenuti ai vertici della nuova Jihad europea, il sito dell'Islam radicale era stato oscurato nel 2009, ma le indagini sui suoi frequentatori erano continuate.
Il questore di Pesaro, Italo D'Angelo ha definito «casuale» la concomitanza del blitz con la visita del capo dello Stato, atteso il 25 aprile. Apprezzamento per l'operazione che ha rivelato «l'esistenza di una rete, con agganci internazionali e con sponde preoccupanti nel mondo universitario», è stato espresso dall'ex viceministro dell'Interno Alfredo Mantovano.

LIBERO - Souad Sbai : " Le loro armi sono il web e Facebook, così fanno migliaia di proseliti "


Souad Sbai

Nello stesso momento in cui ieri entravoin aula alla Cassazione per presenziarecome parte civile al processo per l’omicidio di Sanaa Dafani, il Presidente della Repubblica entrava nella Moschea di Roma e in tutta Italia la Polizia metteva fine ad un vastissimo giro di jihadisti online che reclutavano adepti e finanziamenti. Il pesantissimo ma straordinariamente significativo silenzio di Napolitano durante l’incontro, rotto solo da alcune dichiarazioni rilasciate ai cronisti appena fuori dalla Moschea, fa da contraltare al clamore mediatico che gli arresti degli estremisti in tutta Italia hanno suscitato. Una rete che andava da Palermo a Milano, passando per Pesaro e Cagliari, laddove le due persone più in vista nel movimento hanno trovato uno le manette e l’altro un’indagine profonda che porterà lontano. Un mondo, quello del radicalismo 2.0, al quale molti guardano come semplice folklore ma che ha nella realtà dei fatti una rilevanza enorme, non solo nella creazione della rete del terrore ma anche nella demonizzazionedi chi denuncia. I nostri servizi sanno bene che non di folklore trattasi ma diunpericolo vero e serio, perché oggi il jihadista moderno lavora solo col web. Dimensione, quella telematica, che oggi fa una presa pazzesca sulla seconda generazione, attaccata tutto il giorno al web. Analizziamo bene non le persone ma la vita che fanno. Un operaio e un docente. Un giovane, Andrea Campione, che aveva già acquistato un biglietto di sola andata per il Marocco e sulle cui volontà non rimangono molti dubbi, e un uomo di mezza età. Entrambi, distanti anni luce nella vita di tutti i giorni come tenore e abitudini, ma vicinissimi nella vita virtuale, quella del jihad online, del fuoco radicalista e dell’inci - tamento alla violenza. Entrambi i personaggi di cui sopra sono italiani. Convertiti e dediti ad attività di proselitismo militante. Proprio quella base di partenza che permette poi al fondamentalismo in giacca e cravatta di fare lobby, di querelare moderati e giornalisti, vincere cause e con i proventi finanziare attività illecite. Il jihad by court, emanazione di quello web,èsotto gli occhi di tuttieancheLiberone è stato vittima in passato. Del resto, da tempo denunciamo come sul web e in particolare anche su Facebook, proliferino siti e profili inneggianti al jihad e all’estremismo militante. Il linguaggio del jihadismo si è trasformato prendendo le sembianze della comunicazione via web, semplificata e diretta, Il web è un ambiente ancora incontaminato, per quanto si voglia parlare di controlli e di filtri, e nessunoriesce almomentoa controllare e ispezionare tutti i contenuti online, caricati peraltro da ogni parte del mondo. Età, condizioni sociali, fedi politiche, distanze: tutto è liquefatto nella sfera telematica fino a divenire un mare magnum radicalista dalle dimensioni imperscrutabili. Proprio quel mare magnum che ha nutrito, nelle moschee fai da te, i padri e i fratelli che hanno impugnato la lama e hanno spezzato la vita di figlie, sorelle e mogli. A proposito, mentre state leggendo queste righe, la Cassazione ha emesso la sentenza per l’omi - cidio di Sanaa, decapitata dal padre a Pordenone. Non lasciatela sola, dedicatele un pensiero, perché lei fu la prima a vedere in faccia la follia radicalista. In casa nostra.

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