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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Giornale - L'Ansa - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
11.04.2012 Anche gli intellettuali israeliani reagiscono alla 'poesia' di Günter Grass
commento di Bernard-Henri Lévy. Cronache di Redazione del Giornale e Ansa. Roberto Brunelli e Moni Ovadia in difesa dell'odiatore

Testata:Corriere della Sera - Il Giornale - L'Ansa - L'Unità - Il Manifesto
Autore: Bernard-Henri Lévy - Redazione del Giornale - Redazione di Ansa - Roberto Brunelli - Moni Ovadia
Titolo: «La menzogna e la disfatta di Günter Grass - Gli scrittori ebrei: Günter Grass è immorale - Da Tel Aviv a Berlino il coro anti-Grass comincia a stonare - Il nervo scoperto di Israele»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/04/2012, a pag. 19, l'articolo di Bernard-Henri Lévy dal titolo " La menzogna e la disfatta di Günter Grass ". Dal GIORNALE, a pag. 28, l'articolo dal titolo " Gli scrittori ebrei: Günter Grass è immorale ", preceduto dal nostro commento. Pubblichiamo il lancio ANSA dal titolo " Grass contro Israele: Accademia Nobel non ritirerà premio. Riconoscimento ottenuto solo e unicamente per meriti letterari ". Dall'UNITA', a pag. 33, l'articolo di Roberto Brunelli dal titolo " Da Tel Aviv a Berlino il coro anti-Grass comincia a stonare ", preceduto dal nostro commento. Dal MANIFESTO, a pag. 1-7, l'articolo di Moni Ovadia dal titolo " Il nervo scoperto di Israele ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Bernard-Henri Lévy : " La menzogna e la disfatta di Günter Grass "


Bernard-Henri Lévy

C'è la Corea del Nord con il suo tiranno autistico, dotato di un arsenale nucleare ampiamente operativo. C'è il Pakistan, di cui nessuno sa quante ogive nucleari possieda, né dove si trovino esattamente, né quali garanzie abbiamo di non vederle cadere, un giorno, nelle mani di gruppi legati a al Qaeda. C'è la Russia di Putin, che è riuscito nell'impresa di sterminare, in due guerre, un quarto della popolazione cecena. C'è il macellaio di Damasco, con i suoi 10.000 morti, e con una testardaggine criminale che minaccia la pace nella regione. C'è l'Iran, certo, i cui dirigenti hanno fatto sapere che le loro armi nucleari, quando ne disporranno, serviranno a colpire uno dei loro vicini.
Insomma, viviamo su un pianeta dove c'è l'imbarazzo della scelta su quale sia lo Stato più ufficialmente piromane, che prende apertamente di mira i suoi civili e i popoli circostanti, e che minaccia il mondo di conflagrazioni o di disastri senza precedenti da decenni.
Ebbene, ecco che uno scrittore europeo, uno dei più grandi e più eminenti poiché si tratta del premio Nobel di letteratura Günter Grass, non trova niente di meglio da fare che pubblicare un «poema» in cui spiega che a pesare sulle nostre teste c'è soltanto una minaccia seria; minaccia che viene da un piccolissimo Paese, uno dei più piccoli del mondo, anche uno dei più vulnerabili e, sia detto en passant, un Paese democratico: lo Stato di Israele.
Tale dichiarazione ha confortato i fanatici che regnano a Teheran e che, attraverso il loro ministro della Cultura, Javad Shamaghdari, si sono affrettati a celebrare l'«umanità» e lo «spirito di responsabilità» dell'autore di «Tamburo di latta». È stata oggetto di commenti estasiati, in Germania e nel resto del mondo, da parte di tutti i cretini pavlovizzati che confondono il rifiuto del politicamente corretto con il diritto al lasciarsi andare e a liberare così i miasmi di pensiero più pestilenziali. Ha dato luogo al solito e noioso dibattito sul «mistero del grande scrittore che può essere un codardo o un mascalzone» (Céline, Aragon) o, peggio, sulla «indegnità morale», o la menzogna, che non devono mai essere criteri letterari (altrimenti si permette a una moltitudine di Céline o di Aragon in scala minore, di abbandonarsi all'abiezione…).
Ma, per l'osservatore di buon senso, la vicenda sollecita soprattutto tre semplici riflessioni.
Il mistero, talvolta, della tarda età. Il momento terribile, che non risparmia le persone più illustri, in cui una sorta di anosognosia intellettuale fa cadere tutte le dighe che di solito trattengono lo scatenamento dell'ignominia. «Addio, vecchio, e pensami, se mi hai letto» (Lautréamont, «Maldoror», Canto 1°).
Il passato dello stesso Günter Grass. La confessione che fece, sei anni fa, quando raccontò di essersi arruolato, a poco più di 17 anni, in una unità della Waffen SS. Come non pensarci oggi? Come non collegare le due sequenze? Fra il burgravio socialdemocratico che confessa di aver ricevuto un addestramento militare sotto il nazismo e il farabutto che oggi dichiara, come qualsiasi nostalgico di un fascismo divenuto tabù, che non ne può più di tacere, che quello che dice «deve» esser detto, che i tedeschi sono «già sufficientemente oppressi» (ci si chiede da che cosa…) per non diventare, inoltre, «complici» dei «crimini» presenti e futuri di Israele: il legame non è, purtroppo, palese?
Poi, la Germania. L'Europa e la Germania. O la Germania e l'Europa. Il brutto vento che soffia sull'Europa e gonfia le vele di quello che bisogna ben chiamare neo-antisemitismo. Non più un antisemitismo razzista. Né cristiano. Nemmeno anticristiano. Né, veramente, anticapitalista, come all'inizio del XX secolo. No. Si tratta di un antisemitismo nuovo, che ha la possibilità di ridiventare udibile e, prima di essere udibile, dicibile, solo se riesce a identificare l'«essere ebreo» con l'identità cosiddetta criminale dello Stato di Israele, pronto a lanciare le sue saette sull'innocente Stato iraniano. È quel che fa Günter Grass. Ed è quel che rende questa vicenda terribilmente eloquente.
Rivedo Günter Grass a Berlino, nel 1983, al compleanno di Willy Brandt. Lo ascolto, prima sul palco, poi a tavola, al centro di una piccola corte di ammiratori; ha i capelli folti e la parola facile, occhiali dalla montatura ovale che lo fanno somigliare a Bertolt Brecht, il grosso volto a soffietto che trema di finta emozione mentre esorta i compagni a guardare in faccia il loro famoso «passato che non passa».
Ed ecco che, trent'anni più tardi, si ritrova nella stessa situazione di quegli uomini dalla memoria piena di vuoti, fascisti senza saperlo, ossessionati senza averlo voluto, che quella sera invitava a mettersi in regola con i loro inconfessabili pensieri reconditi: postura e impostura; statua di sabbia e commedia; il Commendatore era un Tartufo; il professore di morale era l'incarnazione dell'immoralità, che prendeva a sciabolate. Günter Grass, il gran luminare della letteratura, il «rombo» congelato da sessant'anni di pose e di menzogna, finisce di decomporsi ed è, letteralmente, quel che si dice una disfatta. Che tristezza.

Il GIORNALE - " Gli scrittori ebrei: Günter Grass è immorale "


A. B. Yehoshua

C'è anche A. B. Yehoshua tra i firmatari dell'appello contro Grass.
Dopo l'intervista pubblicata ieri sulla Stampa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=44104) nella quale lo scrittore israeliano minimizzava la gravità della poesia di Grass contro Israele, buona la sua decisione di firmare l'appello.
Ecco il pezzo:

Un appello rivolto ai letterati di tutti i Paesi del mondo affinché denuncino come «im­morale » il controverso poema pubblicato di re­cente dal premio Nobel tedesco Günter Grass in cui Israele viene criticato per la sua politica nei confronti dell’Iran e il suo arsenale nucleare pre­sentato come una minaccia alla pace nel mon­do. È questa l’iniziativa - con pochi precedenti ­lanciata dal presidente dell’Associazione degli scrittori israeliani. L’appello è stato firmato an­che da una celebrità come A. B. Yehoshua. Ma ha spaccato la tradizionale troika di romanzieri en­gagée d’Israele: poiché - a differenza di Yeho­shua - Amos Oz e David Grossman, le altre due «coscienze critiche ufficiali»dello schieramento liberal del Paese, lo hanno ignorato.
Nel documento,il presidente dell’associazio­ne, Herzl Hakak, bolla come «vergognosa e im­morale » l’opera di Grass, affermando che essa «mira a delegittimare Israele e il popolo ebraico» e sollecitando gli scrittori a «denunciarne» i con­tenuti. «Intendiamo rivolgerci-insiste Hakak-al Pen Club e al Comitato per il Nobel, che si devo­no esprimere: qui non si tratta di politica, ma di morale, in quanto Grass si rende complice di un insabbiamento delle dichiarazioni genocide dei leader iraniani». Il riferimento è ai proclami in­cendiari rimbalzati negli ultimi anni da Teheran
in cui si auspica «la cancellazione dalle mappe geografiche del cancro sionista».
Il poema di Grass - che in gioventù indossò l’uniforme delle Waffen SS,esperienza tenuta na­scost­a per 60 anni e confessata solo qualche tem­po fa dallo scrittore,
oggi 84enne-ha suscitato di­f­fuse reazioni di sdegno nell’opinione pubblica e da parte del governo israeliano, da cui ranghi non sono mancate persino accuse di antisemiti­smo e nazismo. Fino alla decisione, annunciata due giorni fa dal ministro dell’Interno,Eli Yishai, di dichiarare «persona non grata» nello Stato ebraico l’autore del Tamburo di latta .

ANSA - "Grass contro Israele: Accademia Nobel non ritirerà premio. Riconoscimento ottenuto solo e unicamente per meriti letterari "


Grass riceve il Nobel nel 1999

Un consiglio al Re di Svezia. perchè non  concede il Premio Nobel (postumo) a L.F.Céline ? se è per la letteratura, anche a un conclamato filo-nazista può starci, no ?

BERLINO, 10 APR - A dispetto delle polemiche infuocate nate intorno alla poesia 'Quel che deve essere detto', in cui lo scrittore tedesco Guenter Grass ha accusato la «potenza nucleare» Israele di minacciare la pace nel mondo, l'Accademia svedese del Nobel non vede alcuna ragione per ritirare il premio assegnato nel 1999 all'opera letteraria dell'autore. «Non c'è stata e non ci sarà alcuna discussione nell'Accademia svedese per ritirargli il premio», ha reso noto stamani il segretario permanente Peter Englund in un post sul suo blog (akademiblogg.wordpress.com/). «Per quel che concerne il dibattito provocato dalla poesia di Guenter Grass 'Quel che deve essere detto' - ha scritto ancora Englund - vorrei sottolineare che il signor Grass ha ricevuto il premio Nobel nel 1999 solo e unicamente per i suoi meriti letterari».

L'UNITA' - Roberto Brunelli : " Da Tel Aviv a Berlino il coro anti-Grass comincia a stonare "


Günter Grass

Ricordiamo a Brunelli che la capitale di Israele è Gerusalemme, non Tel Aviv.
Secondo il giornalista, la poesia di Grass non è così grave e, comunque, non cancella "
tutta l’opera di Grass negli ultimi sessant’anni: ossia di scrivere «contro l’oblio». L’oblio del dopo-Auschwitz, di una Germania vogliosa di dimenticare o banalizzare gli orrori nazisti, e che aveva quasi solo in Grass il proprio controcanto ". Grass aderì alle Waffen SS (ci andò volontario, dopo dichiarò che era stato nella Whermacht, non nelle SS !)  e, una volta caduto il nazismo, tenne nascosta questa parte della sua esistenza per diversi anni. E' facile condannare una dittatura alla quale si è aderito con entusiasmo quando questa è caduta. Facile lavarsi la coscienza a posteriori.
Non importa quanto ha scritto Grass sulla necessità di ricordare la Shoah. L'antisemitismo di oggi non è più quello dei lager, è quello di chi si scaglia contro Israele e i suoi cittadini. Grass, nell'arco della sua vita, ha sperimentato entrambi i generi, l'antisemitismo dei nazisti durante la gioventù e, oggi, quello degli antisionisti e odiatori di Israele.
Ecco il pezzo:

Solo una poesia», aveva detto l’altro giorno - con un sottofondo lievemente dispregiativo - lo storico israeliano TomSegev: e lui, in quel momento, lo stava difendendo, Günter Grass, dopo che il ministro agli Interni di Tel Aviv, Eli Yeshai, aveva dichiarato «persona non grata» in Israele lo scrittore tedesco. «Solo una poesia », certo, quella dell’autore del Tamburo di latta, una manciata di versi che hanno scatenato un putiferio perché vi si afferma che lo Stato israeliano con annessa la teorizzazione di un «first strike» nei confronti dell’Iran rappresentino una minaccia più seria alla pace mondiale di quella incarnata dall’Iran. Tesi certamente discutibile, ma l’ondata di sdegno è stata una specie di tsunami dal crescendo sfrenato, che ha toccato ieri l’altro l’apice con il divieto d’ingresso nello Stato ebraico, nonché con la richiesta da parte del governo di Tel Aviv di ritiragli il Nobel per la letteratura. Richiesta prontamente respinta dall’Accademia di Svezia, per fortuna. Fatto sta che dopo l’ordalia della riprovazione verso lo scrittore oggi ottantaquattrenne («è un antisemita», «ha nascosto il suo passato nelle Ss», fino al più prosaico «non sa di cosa parla »), nel caso Grass cominciano a mostrarsi le prime crepe.APasqua, i manifestanti dei cortei pacifisti che hanno percorso un centinaio di città tedesche, esibivano orgogliosi dei manifesti con il volto dello scrittore. Lunedì, tra gli intellettuali israeliani si è scatenato un forte dibattito: contro il boicotaggio si sono schierati per esempio scrittori come Ronit Matalon e Yoram Kaniuk («il prossimo passo è bruciare i libri»), ma anche il Nobel per la chimica Aaron Ciechanover e il pittore Yair Garbuz. In patria un ministro del governo Merkel ha definito la reazione israeliana «profondamente esagerata ». Oggi il fronte degli indignati registra un’ulteriore defezione: quella di duegiganti della letteratura israeliano come Amos Oz e David Grossman. Dall’altra parte, un altro peso massimo assoluto, come Abraham Yehoshua. Tutto nasce daunappello «ai letterati di tutti i Paesi del mondo» affinché denuncino come «vergognoso e immorale» il poemetto di Grass: l’iniziativa è dell’associazione degli scrittori israeliani in lingua ebraica. Ebbene, Grossman e Oz finora hanno ignorato l’appello, Yehoshua ha firmato. Ma il punto vero è un altro. Forse è quello che Grass, difendendosi, ha definito «l’omologazione delle opinioni », ossia il fatto che quasi nessuno è entrato nel merito delle argomentazioni dello scrittore schiacciandolo sulla tardiva confessione, alcuni anni fa, di aver brevemente militato, diciassettenne, nelle Waffen-Ss. Così come nessuno ritenuto utile ricordare cosa fosse tutta l’opera di Grass negli ultimi sessant’anni: ossia di scrivere «contro l’oblio». L’oblio del dopo-Auschwitz, di una Germania vogliosa di dimenticare o banalizzare gli orrori nazisti, e che aveva quasi solo in Grass il proprio controcanto. Questo è stato Grass, in decenni e decenni: tacciato quasi sempre come anti-patriottico, accusato, dopo la caduta del Muro, di essere un menagramo,perché osava, in assoluta solitudine, scrivere che «l’unità della Germania deve essere messa di fronte al catenaccio di Auschwitz». Ps. La Spd non lo gradisce più ai propri comizi. Ingrati, come minimo.

Il MANIFESTO - Moni Ovadia : " Il nervo scoperto di Israele "


Moni Ovadia

Moni Ovadia in difesa di un odiatore di Israele, ci saremmo stupiti del contrario.
Nel suo articolo Ovadia ammette che sì, la poesia di Grass non descrive la realtà, non è Israele a minacciare l'Iran, ma il contrario.
Secondo Ovadia, comunque, la poesia ha suscitato scalpore non tanto per l'antisemitismo di Grass (che, a parere di Ovadia, non c'è), quando perchè "
il vero nervo scoperto di tutto l’affaire Grass per quanto riguarda i Nethanyahu e i Lieberman di turno (...) è l’assoluta indisponibilità a qualsiasi forma di controllo dell’arsenale nucleare israeliano da parte di chicchessia. Il sistema di potere dello stato di Israele pretende autoreferenzialmente di essere al di sopra di qualsiasi straccio di legalità internazionale al riguardo di certe questioni sensibili e segnatamente la sicurezza in tutte le sue declinazioni". La denuncia del presunto arsenale nucleare israeliano. Sarebbe per questo che la poesia di Grass ha suscitato le reazioni internazionali. 
Israele non ha mai negato nè confermato di possedere un arsenale nucleare, perciò non è ben chiaro in base a quali dati Grass e Ovadia possano accusarlo di essere un pericolo per l'Iran e il Medio Oriente. Grass e Ovadia sanno dove si trovano le testate nucleari? Quante sono? Magari saprebbero anche specificare se e quando Israele intende utilizzarle? No? Allora non si capisce di che cosa stia questionando Ovadia.
L'avanzamento del nucleare iraniano è documentato dall'AIEA. Questo, combinato ai test missilistici e alle minacce di Mahmoud Ahmadinejad contro Israele, invece, sono dati reali sui quali riflettere. Non è Israele a minacciare, ma l'Iran. Negare questa realtà con una poesia  a mero scopo autopubblicitario è grave e pericoloso, per questo ben venga la reazione del governo e degli intellettuali e giornalisti israeliani.
Ecco l'articolo:

Alcuni giorni fa il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha pubblicato un poemetto di Günter Grass. Il poemetto politico- didattico dal titolo «Quel che deve essere detto» punta il dito contro Israele per il suo poderoso armamento nucleare mai dichiarato, ma la cui esistenza e consistenza sono ormai provate oltre ogni dubbio e che, a parere dello scrittore, rappresenta un pericolo in sé, a fortiori a causa delle intenzioni dichiarate dal governo Nethanyahu di voler lanciare un attacco preventivo contro gli impianti nucleari di Tehran, sospettata di volere costruire un ordigno atomico. Come era prevedibile lo scritto ha scatenato un putiferio. Il Nobel tedesco è stato sommerso da ogni sorta di critiche e di accuse infamanti, da antisemita a seminatore di odio contro Israele a casa, nel mondo e naturalmente nella stessa Israele. Il j’accuse di Grass coinvolge anche il suo paese, la Repubblica Federale Tedesca, a suo dire complice di Israele per avergli fornito un sottomarino attrezzato per la dotazione di testate nucleari e l’Occidente intero per la sua ipocrisia e il suo doppiopesismo. Il governo di Israele ha reagito, come sua consuetudine nel più stupido dei modi ovvero dichiarando Grass persona non grata nel Paese e, per daremaggiore credibilità al bando, ha tirato fuori i brevissimi trascorsi del Nobel in divisa da SS a 17 anni. Per promulgare lo stesso bando contro l’ebreo Noam Chomsky, definito dal New York Times «verosimilmente il più importante intellettuale vivente» quel surplus di infamia non era stato necessario. Alcune delle più lucide menti dell’ opposizione hanno commentato così il provvedimento. Tom Segev ha scritto: «Basso livello di tolleranza... delegittimare chi critica è una tendenzamolto pericolosa, autocratica e demagogica. Nethanyahu e Lieberman sono bravissimi in questo. Ogni voce contraria è subito indicata come segnale d’antisemitismo. Ma se davvero ci mettiamo a distribuire i permessi d’ingresso secondo le opinioni politiche delle persone finiamo in compagnia di Siria e dello stesso Iran». Gli scrittori RonitMatalon e Yoram Kaniuk hanno dichiarato: «Il prossimo passo è bruciare i libri». Ora è vero che Grass nella foga della sua vis polemica l’ha fatta fuori dal vaso. Ha omesso di dire che Ahmadinedjad, oltre ad essere un tiranno oppressore della sua gente, un giorno si e un giorno no minaccia di cancellare dalle carte geografiche Israele. Lo scrittore ha anche esagerato pesantemente le intenzioni di Nethanyahu attribuendogli la volontà di radere al suolo l’intero Iran, mentre l’obiettivo è quello di distruggere le sue potenziali dotazioni nucleari. Manon pochi autorevoli esponenti dell’establishment israeliano, fra i quali esponenti dei servizi segreti, ritengono che un simile attacco incendierebbe l’interoMedioriente coinvolgendo, volenti o nolenti gli Stati Uniti e chissà quanti altri con conseguenze incalcolabili e certamente disastrose. Ma il vero nervo scoperto di tutto l’affaire Grass per quanto riguarda i Nethanyahu e i Lieberman di turno non è nè l’antisemitismo, né il presunto odio per Israele. Queste accuse, a mio parere, sono solo un mediocre cocktail di folklore e propaganda. Il merito del contendere è l’assoluta indisponibilità a qualsiasi forma di controllo dell’arsenale nucleare israeliano da parte di chicchessia. Il sistema di potere dello stato di Israele pretende autoreferenzialmente di essere al di sopra di qualsiasi straccio di legalità internazionale al riguardo di certe questioni sensibili e segnatamente la sicurezza in tutte le sue declinazioni. Solo che ormai se ci si sintonizza sulla linea d’onda del governo israeliano è impossibile distinguere fra realtà e propaganda e la propaganda è ormai una sorta di metastasi della realtà. L’Occidente ipocrita per convenienza si comporta come le celebri tre scimiette: «Non vedo, non sento, non parlo». Per informazioni sulla patologia dei governanti israeliani è utile informarsi presso i Palestinesi.

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