lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






La Repubblica - Il Giornale Rassegna Stampa
30.03.2012 Siria, Lega Araba divisa sui provvedimenti da prendere
Intanto Assad continua coi massacri. Cronache di Fabio Scuto, Rolla Scolari

Testata:La Repubblica - Il Giornale
Autore: Fabio Scuto - Rolla Scolari
Titolo: «Summit della Lega araba in Iraq dopo 22 anni Bagdad: Al Qaeda cavalca la rivolta in Siria - La guerra civile vista dai bimbi: Assad ci sta divorando tutti»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 30/03/2012, a pag. 19, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " Summit della Lega araba in Iraq dopo 22 anni Bagdad: Al Qaeda cavalca la rivolta in Siria ". Dal GIORNALE, a pag. 16, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo "La guerra civile vista dai bimbi: «Assad ci sta divorando tutti» ".
Ecco i due articoli:

La REPUBBLICA - Fabio Scuto : " Summit della Lega araba in Iraq dopo 22 anni Bagdad: Al Qaeda cavalca la rivolta in Siria "

Salutato da due colpi di mortaio sparati dalla guerriglia filo-qaedistasi è svolto ieri a Bagdad uno storico vertice della Lega Araba, che per la prima volta è tornata a riunirsi nella capitale irachena dopo 22 annidi assenza. Fra i leader presenti anche l'emiro del Kuwait Al Sabah, che vide il suo paese invaso da Saddam nel 1990. «Il segno più evidente che l'Iraq ha imboccato la strada giusta per risalire», ha detto il presidente iracheno Jalal Talabani aprendo i lavori, ma anche che i fantasmi della guerriglia islamista non sono scomparsi. Chiamata a pronunciarsi sulla crisi siriana la Lega non è riuscita a conciliare le sue due anime: quella incarnata da Qatar, Arabia Saudita e Libia che chiede il sostegno armato ai ribelli siriani e quella che trova nell'Iraq il Paese più ostile a un intervento arabo. Armare i ribelli significa combattere una guerra «regionale e per procura», ha detto il primo ministro iracheno Nuri al Maliki, che ha inoltre sottolineato come Al Qaeda possa trovare «nuove fratture in cui insinuarsi nei Paesi arabi che oggi vedono importanti avvenimenti». la linea scelta dall'Iraq nei confronti di Damasco è sempre stata morbida, e l'ipotesi di una infiltrazione terroristica nelle rivolte popolari richiama le accuse del regime di Damasco. Non è un caso se al vertice di Baghdad non partecipano i leader sunniti di Qatar e Arabia Saudita, i più prodighi di finanziamenti perii Consiglio nazionale siriano che riunisce l'opposizione siriana. La"dichiarazione di Bagdad"con cui si è concluso il vertice delude Doha e Riad e non soddisfa nemmeno l'Egitto, «riconosce le legittime aspettative del popolo siriano» ma affida alla mediazione di Kofi Annan le speranze di fermare il massacro e avviare un negoziato. All'invito di Onu e Lega Araba Damasco ha risposto annunciando l'accettazione "con riserva" del piano di Annan, che prevede la sospensione della repressione. Ma anche ieri sono proseguiti i bombardamenti con oltre 20 morti.

Il GIORNALE- Rolla Scolari : " La guerra civile vista dai bimbi: «Assad ci sta divorando tutti» "


Rolla Scolari           Bashar al Assad

Parla di sangue e morte la can­zone scritta da Baraa, 14 an­ni, che la ragazzina canta a lezio­ne assieme ai suoi compagni, da­vanti alle impassibili maestre e al preside, attivisti o parenti di attivi­sti: «È cominciato tutto a Da­raa », canta ricordando le vio­lente repressioni e i civili uccisi nelle manifesta­zioni della primavera del 2011, «Bashar è arri­vata la tua ora di esse­re ucciso».
Baraa è di Latakia.
Da mesi non ha notizie dei suoi due fratelli, di 17 e 24 anni, arrestati dal­le forze di sicurezza. La scuola improvvisata al piano superiore di una palazzina nei sobborghi della cittadina turca di Antiochia, a pochi chilometri dal confine siriano, accoglie 154 bam­bini, dai sei ai 15 anni, scappati con le famiglie dalle violenze nel loro Paese.
La Siria è stata il tema delle di­scussioni
del summit della Lega araba di Ba­ghdad ieri, ma nono­s­tante gli sforzi diploma­tici, le preparazioni per la conferenza degli Amici del­la Siria, domenica a Istan­bul, e l’approvazione da par­te del regime di Damasco del piano di pace dell’Onu, le vio­lenze vanno avanti e sul campo la situazione continua a essere quella tragica raccontata dai dise­gn­i dei bambini della scuola di An­tiochia e dalle loro canzoni.
Nelle teste degli scolari, raccon­tano le maestre, c’è soltanto la ri­volta, quello che hanno visto nelle strade delle loro città, che hanno sentito alla televisione, quello che i genitori ripetono a casa.
Molti indossano sciarpe e cap­pellini di lana con i colori naziona­li, bianco, rosso e nero. Una bam­bina di seconda elementare mo­stra un disegno: ci sono fiori e far­falle
con i colori siriani, e le scritte «Siria» e «dignità».
Dopo mesi passati lontano dal­le violenze in Siria, gli alunni stan­no ritrovando la normalità, rac­contano le insegnanti. I primi gior­ni, però, i disegni erano molto me­no innocenti, parlavano di san­gue, spari e morte. Le maestre ne hanno tenuti alcuni, per esporli in una piccola mostra. Un bambino ha disegnato quella che sembra essere una manifestazione: i di­mostranti gridano Allahu Akbar,
Dio è grande, sotto il fuoco di sol­dati, di un carro armato e di aerei che lanciano bombe.Accanto,c’è scritto: «L'esercito siriano ad Alep­po ». In un altro disegno i soldati sparano ridendo (nel fumetto in arabo c’è scritto«ah ah ah»),ci so­no morti e sangue per terra. Qual­cuno ha disegnato invece due grandi mani e la scritta «libertà». Sono ammanettate. Un altro alun­no immagina un prigioniero die­tro le sbarre: piange e le lacrime so­no a forma di stella, simboli sulla bandiera siriana. C’è chi ha rap­presentato il raìs siriano come un gigantesco leone (Assad in arabo significa leone). La bestia sta man­giando un uomo. Il bambino ha scritto: «Sappiamo che sei Assad­leone, ma mangi il tuo popolo». C'è anche l’Esercito libero siriano nei disegni dei bambini. «Alcuni alunni hanno visto fra­telli o padri portati via dalle loro ca­se con le armi puntate alla testa», spiega Sally Al Binni, maestra di matematica di Hama. Dice che i bambini non ne parlano in classe, ma che gli choc subiti vengono in superficie in modi diversi. Sua fi­glia di cinque anni ripete di volere abiti o giochi lasciati indietro, «Quella camicetta bianca che ave­vo a Hama», per esempio. Sally spiega come le maestre stiano facen­do il pos­sibile per riportare la normali­tà. «Quando sono arrivata sono rimasta sorpresa da co­me questi bambi­ni fossero già uo­mini e donne- dice Fatima Asaad, ex studente di psicolo­gia, ora maestra- Non voleva- no giocare. Parlavano soltanto di violenza, di arresti, di morte, soprattutto di spari. Con il passare del tempo hanno ricomin­­ciato a divertirsi ». Ma quando gio­cano a guardie e ladri - racconta una collega - si dividono tra forze di sicurezza e manifestanti.
Come le altre maestre, Fatima ha iniziato come volontaria. Ora, quando ci sono i soldi, il suo sala­rio è di 300 lire turche, 126 euro al mese. La scuola, aperta a settem­bre per i figli di profughi siriani che non vivono nei cinque campi aperti lungo confine dal governo turco, sta cercando di ottenere l’autorizzazione di Ankara, ma di seguire i curricula siriani. All’in­zio, non c’erano neppure i libri di testo. Gli unici soldi arrivati fino­ra, dice il preside, sono stati cin­q­uemila dollari donati dall’amba­sciata del Qatar. Per insegnare ara­bo, le maestre usavano il Corano. Poi, attraverso le vie del contrab­bando, è arrivato anche un libro scolastico, fotocopiato per tutti.

Per inviare la propria opinione a Repubblica e Giornale, cliccare sulle e-mail sottostanti


rubrica.lettere@repubblica.it
segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT