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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio - Il Manifesto Rassegna Stampa
28.03.2012 Marcia su Gerusalemme: Marwan Barghouti invoca la terza intifada
cronaca di Redazione del Foglio. Michele Giorgio teme che Abu Mazen non dia retta a Barghouti

Testata:Il Foglio - Il Manifesto
Autore: Redazione del Foglio - Michele Giorgio
Titolo: «La 'guerra di popolo' ai confini d’Israele. Orchestrata dall’Iran - Palestinesi: 'resistenza popolare' e basta 'collaborare con Israele'»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 28/03/2012, a pag. 3, l'articolo dal titolo " La 'guerra di popolo' ai confini d’Israele. Orchestrata dall’Iran ". Dal MANIFESTO, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Palestinesi: «resistenza popolare» e basta «collaborare con Israele» ", preceduto dal nostro commento.

Per maggiori informazioni sulla marcia su Gerusalemme, invitiamo a leggere l'analisi di Giovanni Quer uscita su IC il 26/03/2012
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=350&id=43923

Ecco i due articoli:

Il FOGLIO - " La 'guerra di popolo' ai confini d’Israele. Orchestrata dall’Iran "

Roma. L’idea è che Israele sia sommerso fisicamente dai profughi e da tutti i suoi vicini, compresi quelli con cui ha siglato la pace. Una “guerra di popolo” fomentata attraverso la pressione ai confini siriani, libanesi, egiziani, giordani e palestinesi. Partecipano tutti: il regime di Assad, i Fratelli musulmani egiziani, gli islamisti giordani, i gruppi palestinesi, l’Iran in testa. Un anno fa fu la Naksa, la giornata del ricordo della sconfitta araba nel 1967. Venerdì sarà il “giorno della terra”. A migliaia tenteranno di entrare senza chiedere il permesso a Israele, negando l’esistenza dei confini dello stato ebraico. Secondo il disegno palestinese questo movimento segnala, marciando fisicamente su Gerusalemme, il “diritto al ritorno” che fino a oggi non era contemplato in nessuna prospettiva di pace per un motivo semplice: la marea dei pronipoti dei palestinesi che si erano procurati nel 1948 la loro Nakba scappando su incitazione araba oggi sommergerebbe Israele demograficamente. Dal carcere, dove sconta una condanna a cinque ergastoli, il leader palestinese Marwan Barghouti ieri ha chiamato a una nuova Intifada. “Basta con l’illusione che l’occupazione finirà attraverso i negoziati”, ha scritto Barghouti in una lettera ai palestinesi. “Una resistenza popolare su larga scala in questo momento servirà la causa del nostro popolo”. L’incitamento del leader palestinese, che ebbe un ruolo di primo piano nel lancio della Seconda Intifada e che resta adorato dalla popolazione araba, serve a fomentare gli animi in programma per la prossima celebrazione della “Marcia su Gerusalemme”. Nel maggio 2011, durante una simile manifestazione di massa, ci furono morti e feriti al confine con la Siria, sul Golan. Il regime di Assad, si scoprì in seguito, aveva dato mille dollari a chi fosse riuscito ad attraversare il confine e diecimila dollari alla famiglia di chi nel tentativo fosse rimasto ucciso. Nel weekend Hezbollah tenterà di raggiungere il castello di Beaufort, costruito dai crociati e diventato un avamposto israeliano nella guerra contro Hezbollah, dal 1982 al Duemila. Israele teme violenze ai valichi di accesso alla Striscia di Gaza. Rispetto a un anno fa, Hamas e gli altri gruppi islamisti possono contare sulla presenza in Egitto dei Fratelli musulmani. Questa settimana l’Intelligence and Terrorism Information Center in Israele ha diffuso un report secondo cui l’Iran è la forza primaria dietro a questa manifestazione. A febbraio l’ayatollah Ali Khamenei aveva incitato alla marcia. Il regime di Teheran spera di inviare anche ebrei iraniani a protestare al confine con i “sionisti”. Hussein Sheikholeslam, parlamentare iraniano organizzatore della marcia, ha chiesto alla comunità ebraica persiana dieci uomini di età compresa fra i diciotto e i ventidue anni. Nell’ottobre 2010 fu il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, a recarsi nel villaggio libanese di Bint Jbeil, a quattro chilometri dal confine israeliano, per dire che “il mondo intero deve sapere che i sionisti scompariranno”. Teheran fece costruire persino una replica della moschea di al Aqsa a Maroun al Ras. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha detto che “l’esercito non è pronto a una invasione di massa dei confini” e che “una protesta di quattromila persone, che marcino su un checkpoint o una colonia, non può essere fermata da gas lacrimogeni o proiettili non letali”. Il rischio è che le forze palestinesi tentino di sfondare l’area C dei Territori, che l’accordo di Oslo ha mantenuto in mani israeliane. A Jaffa, a pochi passi da Tel Aviv, gli arabi israeliani hanno organizzato una manifestazione per domenica. Il giornale israeliano Yedioth Ahronoth scrive che l’esercito userà lo stesso piano messo a punto a ridosso della richiesta palestinese di indipendenza all’Onu dello scorso settembre.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Palestinesi: «resistenza popolare» e basta «collaborare con Israele» "


Marwan Barghouti

Michele Giorgio riporta le dichiarazioni di Marwan Barghouti, terrorista palestinese che sta scontando diversi ergastoli in un carcere israeliano.
Barghouti, come specificato anche nel pezzo del Foglio riportato in questa pagina, di fatto incita i palestinesi a una terza intifada. Giorgio commenta con queste parole : "
(figurarsi se il presidente Abu Mazen lo ascolterà)",come se Abu Mazen fosse un moderato tendente ad accordarsi con Israele e come se questa remota eventualità fosse negativa. Ecco il problema dei leader palestinesi, sono troppo genuflessi di fronte a Israele, secondo Giorgio. Dovrebbero ascoltare i consigli dell'architetto della seconda intifada, Marwan Barghouti, e iniziare una terza ondata di attentati.
Giorgio non deve preoccuparsi, comunque, ci sono pur sempre i terroristi della Striscia, coi loro razzi (quelli che il quotidiano comunista di solito definisce 'artigianali').
Ecco il pezzo: 

Dal carcere israeliano dove è rinchiuso, torna a far sentire la sua voce Marwan Barghouti, il popolare leader della seconda Intifada palestinese, condannnato nel 2002 a van ergastoli dai tribunali di Israele. Barghouti, il più carismatico dirigente del movimento Fatah, in un messaggio letto in pubblico due giorni fa a Ramallah in occasione del decimo anniversario della sua cattura, afferma la necessità per i palestinesi di lanciare una resistenza popolare su ampia scala» contro la occupazione, nonchè di mettere fine ad ogni forma di cooperazione di sicurezza o economica con Israele. (figurarsi se il presidente Abu Mazen lo ascolterà). Barghouti aggiunge che è giunto il momento -di cessare di vendere la illusione che esista la possibilità di mettere fine alla occupazione e di raggiungere la costituzione di uno Stato indipendente mediante negoziati... Questa visione è fallita miseramente.. L'appello di Barghuti a riprendere la lotta popolare giunge mentre continua la preparazione della .marcia per Gerusalemme•, fissata per il prossimo venerdì, 30 marzo. quando migliaia di persone si awieranno dalla Galilea e dalla Cisgiordania verso la città santa per nmarcare diritti dei palestinesi. I manifestanti scorderanno anche le vittime della repressione israeliana in occasione del -Giorno della terra., il 30 marzo del 1976. Iniziative di sostegno sono previste anche in Libano ed Egitto.

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