lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Il Foglio - Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.03.2012 Chi era Mohamed Merah, terrorista di Tolosa ?
Commenti di Daniele Raineri, Guido Olimpio

Testata:Il Foglio - Corriere della Sera
Autore: Daniele Raineri - Guido Olimpio
Titolo: «Quante cose 'non sapeva' l’intelligence francese sul suo jihadista a Tolosa - Quel filo doppio che lega i servizi e l'estremista»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 24/03/2012, a pag. 1-4, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo "  Quante cose “non sapeva” l’intelligence francese sul suo jihadista a Tolosa". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 19, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Quel filo doppio che lega i servizi e l'estremista ".

a destra, Mohamed Merah

Ecco i pezzi:

Il FOGLIO - Daniele Raineri : "Quante cose “non sapeva” l’intelligence francese sul suo jihadista a Tolosa "


Daniele Raineri

Roma. Un lupo solitario isolato che si muoveva senza l’aiuto di una rete, come dice il procuratore di Parigi François Molins? Tutto il contrario. Lo stragista di origine algerina di Tolosa, Mohammed Merah, viveva al centro della rete del jihad in Francia. Merah ha un fratello maggiore, Abdelkader, che da due giorni è in arresto assieme alla compagna – la polizia ha trovato alcuni etti di esplosivo nella sua macchina. Secondo il Point, Abdelkader ha viaggiato in Egitto per incontrare estremisti islamici e per questo era ben conosciuto dai servizi francesi già a partire dal 2007. Nel febbraio di quell’anno l’Associated Press racconta l’arresto di undici persone, due all’aeroporto di Orly e gli altri nove nel sud del paese, perché sono coinvolti in una rete di reclutamento di volontari da mandare a combattere e a compiere attentati con al Qaida in Iraq. “Secondo l’ufficio del procuratore – scrive l’agenzia – le reclute erano prima spedite in Egitto a rinfrescare l’arabo e a ripassare la dottrina salafita nelle madrasse più radicali”. Gli undici erano “il gruppo più grande preso in Francia con questo tipo di accuse”. Gli arresti dei francesi arrivarono tre mesi dopo la loro espulsione dall’Egitto con la stessa accusa da parte del governo del Cairo: fanno parte di un gruppo di reclutatori e di reclute in partenza per la guerra in Iraq. La notizia d’archivio combacia con quanto scritto ieri dai giornali francesi: Abdelkader è stato in Egitto, ospite di estremisti. Con Abdelkader c’è un francese siriano che fa da leader spirituale, Olivier Corel. Corel è la guida di una piccola comunità di salafiti ad Artigat, cinquanta chilometri da Tolosa, che spaventa i vicini festeggiando l’11 settembre e non permette ai figli di frequentare le scuole locali. Ad Artigat i due fratelli Merah conoscono anche Sabri Essid, arrestato nel 2006 – nel pieno della guerra – al confine tra Siria e Iraq con fucili d’assalto e poi rispedito in Francia. Il villaggio di Artigat e l’irrefrenabile Essid sono tenuti d’occhio dai servizi di sicurezza per colpa di una soffiata: Essid vorrebbe colpire con un attentato il consolato americano a Lione e un supermercato di Tolosa. Nel 2008, i servizi prendono nota di Mohammed perché va a trovare Essid in carcere. Come se non bastasse il contesto, nel 2010 Merah costringe un ragazzino di 15 anni a guardare con lui video di esecuzioni. Quando la madre del ragazzino si lamenta, la picchia e la manda in ospedale. Poi gira per il quartiere per intimidire chi ancora non fosse convinto, con una spada in mano, gridando: “Io faccio parte di al Qaida”. I servizi spagnoli segnalano ai colleghi francesi i suoi collegamenti pericolosi. Dopo i viaggi in Afghanistan e Pakistan, l’Fbi lo mette sulla lista delle persone interdette dai voli verso l’America. Può darsi che ora la vicenda di Tolosa giochi a vantaggio del presidente francese, Nicolas Sarkozy, a un mese dalle elezioni (sondaggi già in rialzo). Sarkozy è tradizionalmente più forte dei rivali socialisti in materia di sicurezza e di immigrazione. Per il suo ministero dell’Interno e per l’intelligence francese però è l’ora buia della crisi. Merah, come confermato al Foglio da fonti nei servizi, era un asset, una risorsa, della Direction centrale du renseignement intérieur (Dcri), la direzione che come una Fbi francese si occupa della sorveglianza dei terroristi dentro lo stato; e gli agenti che erano in contatto con lui hanno lasciato passare troppo tempo prima di capire che il loro ragazzo era uscito dal controllo della direzione centrale ed era passato al jihad. E’ un disastro per il prefetto Bernard Squarcini, “lo squalo”, uno dei moschettieri di Sarkozy, da lui piazzato con molta enfasi a capo della Dcri al momento della sua fondazione, nel 2008. Squarcini era già nei guai da prima, accusato da un libro di essere “la spia del presidente” e di avere trasformato la sua ala dei servizi in una “polizia politica”, uno “strumento dell’Eliseo”. Nell’ottobre del 2011 è stato incriminato per un caso di intercettazioni telefoniche su giornalisti. Ora François Rebsamen, il consigliere per la Sicurezza del candidato socialista François Hollande, prova a recuperare terreno, denuncia “il profondo malessere nei servizi” e annuncia una riforma dell’intelligence nel programma.

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Quel filo doppio che lega i servizi e l'estremista "


Guido Olimpio, le vittime della scuola ebraica di Tolosa

In pieno assedio Mohamed Merah chiede di parlare al telefono con un funzionario dell'intelligence interna. È un agente che lo conosce bene perché lo ha interrogato nel novembre 2011, dopo che il killer è tornato da un viaggio in Pakistan. Nel breve scambio l'assassino sembra prendere in giro il suo interlocutore. Poi chiude. Il piccolo episodio è una prova di come Merah fosse ben noto agli investigatori. E non solo per i precedenti. Esistevano, infatti, contatti diretti. Nulla di misterioso. Non è raro che qualche jihadista accetti di «parlare» con la polizia. Deve «campare». E se, come il killer, ha problemi con la giustizia, è più facile per gli agenti esercitare pressioni. Gli danno corda e intanto pensano di tenerlo «sotto». Agli occhi della sicurezza il futuro killer, con le sue peregrinazioni in ambienti integralisti, poteva essere una figura da coltivare. Non una vera «talpa», ma qualcuno a cui spillare qualche dritta. E in effetti appare poco credibile che gli 007 prendano per buone le sue giustificazioni per i suoi viaggi in Pakistan. Dice di esserci andato «per cercare moglie», la scusa banale e tipica di dozzine di jihadisti. Anche se poi ammette di aver ricevuto un addestramento particolare in Waziristan condotto da una sola persona. Forse gli 007 «vogliono» credere a quella storia e sottolineano che non sarebbe emerso nulla di serio. Magari sperano che li porti ad altri.
Il problema, in questi casi, è il controllo. Il contatto può sfuggire di mano. Magari è un evento personale a farlo deragliare. E Merah è una figura poco stabile, però è talmente noto che nessuno pensa a lui. Forse è questo che lo mette al riparo da sospetti. Mai sottovalutare l'elemento umano. È accaduto con la strage di Madrid, dove almeno uno dei terroristi era un informatore ma ha poi partecipato al massacro. Si è ripetuto nei territori palestinesi dove collaboratori dello Shin Bet hanno lavato il loro tradimento compiendo attentati. Ed ancora. Un agente doppio qaedista, dopo essersi rivelato una fonte preziosa, ha decapitato la base Cia di Khost. Anche il «mostro» di Tolosa è finito in questa categoria? È solo uno dei molti interrogativi che chiedono una risposta.

Per inviare la propria opinione a Foglio e Corriere della Sera, cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@ilfoglio.it
lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT