Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Una mail,inviata ai giornali, da imitare 14/03/212
Gentile Redazione,
allego copia di una mia email inviata a Corriere della Sera, Manifesto, Unità, Sole24Ore.
Cordiali saluti
Daniele Coppin
L’attacco israeliano ai terroristi (o, se preferite, miliziani) della Jihad e dei Comitati di resistenza popolare, responsabili degli attentati compiuti contro civili israeliani al confine con il Sinai la scorsa estate, rientrano nella guerra asimmetrica che Israele combatte contro chi ne rifiuta la stessa legittimità all’esistenza e lo bersaglia quasi quotidianamente con missili da dieci anni, nella quasi totale indifferenza internazionale e mediatica.
Certo, da certi giornalisti, pregiudizialmente orientati contro Israele sempre e comunque, attendersi un riferimento a questi “dettagli” è pretendere troppo, anche perché l’onestà intellettuale è merce rara e, spesso, barattata con l’ideologia, soprattutto se così facendo ci si guadagna da vivere!
Ma che, in un articolo giornalistico, i quindici terroristi uccisi nei raid dell’aviazione di Gerusalemme vengano indicati genericamente come “civili” o “palestinesi” è un’offesa ai lettori, al buonsenso ed alla realtà.
La stampa dovrebbe fornire un servizio equilibrato (nel senso di tener conto di tutte le fonti di informazione attendibili) e teso a chiarire i fatti, non a nasconderli o ad adattarli alle tesi care ai giornalisti o a quei (pochi) lettori che, ottusamente, credono solo in ciò che vogliono, a dispetto dei fatti.