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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
06.03.2012 Nucleare iraniano: ieri l'incontro tra Bibi Netanyahu e Barack Obama
Ma i quotidiani italiani hanno quasi del tutto ignorato la notizia. Perchè?

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Guido Olimpio - Redazione del Foglio
Titolo: «Netanyahu a Obama: siamo padroni del nostro destino - Le richieste d’Israele»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/03/2012, a pag. 19, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Netanyahu a Obama: siamo padroni del nostro destino ". Dal FOGLIO, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Le richieste d’Israele ".

Stupisce la scarsa attenzione dimostrata dai quotidiani di oggi, 06/03/2012, per l'incontro avvenuto ieri fra Bibi Netanyahu e Barack Obama. Fatta eccezione per Corriere della Sera, Foglio e Stampa (con un articolo di Paolo Mastrolilli che contiene le stesse informazione dei due citati)), la notizia è stata pressochè ignorata o sottostimata dal giornali. C'è da chiedersene il motivo, data l'importanza degli argomenti all'ordine del giorno. Il nucleare iraniano, i rischi che corrono Israele e tutto l'Occidente, l'ipotesi di un attacco ai siti nucleari, la scelta di Obama di continuare, per ora, con la via diplomatica, le minacce degli ayatollah non sono stati ritenuti abbastanza interessanti per i lettori italiani?

Per il video con l'incontro tra Obama e Netanyahu (riportato in home page oggi), cliccare sul link sottostante
http://www.youtube.com/watch?v=05TFdYnD17E
Per il video del discorso di Obama all'Aipac, cliccare sul link sottostante
http://www.youtube.com/watch?v=A0rFbP6KvxY



 

Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Netanyahu a Obama: siamo padroni del nostro destino "


Bibi Netanyahu con Barack Obama

WASHINGTON — Barack Obama e Benjamin Netanyahu hanno iniziato con le carezze. Con il presidente che ha definito l'impegno americano al fianco di Israele «solido come una roccia». E poi giù con altri complimenti davanti ad un premier israeliano attento e teso. Consapevole che le telecamere erano lì nello Studio Ovale pronte a intercettare un eventuale segnale di disappunto come era avvenuto in passato, evidenziando la scarsa simpatia reciproca. Poi, usciti i giornalisti, i due leader si sono messi al lavoro sul nucleare iraniano. Un colloquio protrattosi per oltre due ore a segnalare un vertice dalle implicazioni e differenze. Con Obama convinto che ci sia ancora «spazio» per la diplomazia mentre Netanyahu, poco disposto ad aspettare, è venuto a Washington per capire quali siano i margini d'azione.
L'incontro alla Casa Bianca è diventato così il momento di un chiarimento tra due partner uniti dalla preoccupazione della Bomba ma divisi su come fermarla. Obama, volutamente, non ha risparmiato gli impegni verbali in difesa di Israele. La sintesi: «Noi siamo voi», ma dovete dare tempo alla diplomazia. Una pazienza «armata». Washington afferma che l'Iran non è poi così avanti nel programma e spera che le sanzioni possano spingere Teheran a negoziare sul serio. Il bastone è pronto dietro la porta, ma la Casa Bianca crede che sia necessario esplorare altre strade. Ancora meglio se la ricerca si allunga fin dopo le presidenziali di novembre.
Il premier israeliano ha un'idea diversa sostenuta, probabilmente, da nuovi elementi forniti dall'intelligence. Gli iraniani lavorano sodo e gli ispettori dell'Aiea hanno segnalato ieri attività sospette nell'impianto di Parchin. Ricerche — è la convinzione di Netanyahu — che porteranno l'Iran a coronare i suoi obiettivi. Gerusalemme, alla pazienza statunitense, ha opposto un'urgenza che diventa, a tratti, fretta: fermiamoli prima che nascondano tutto nei bunker. Se per gli Usa «la finestra di opportunità» diplomatica resta aperta, per Israele rischia di chiudersi quella militare. Per questo vuole sapere se nel caso emergono elementi su progressi avanzati degli iraniani gli Usa siano pronti a partecipare ad un attacco.
In assenza di garanzie Netanyahu coltiva il piano B ed ecco che ribadisce che «Israele è padrone del proprio destino». Principio all'autodifesa riconosciuto da Obama. Per molti osservatori è questo il varco per il blitz. Uno scenario che qualcuno ritiene «imminente», in un arco di tempo tra la primavera e ottobre. Quadro nero contestato da chi pensa che Israele usi la minaccia dell'attacco per ottenere pressioni senza precedenti sui mullah. Obama non si fida. Si oppone all'assalto, però, se dovesse accadere vuole essere avvisato. Mossa non data per scontata. La stampa israeliana di sinistra sostiene che Netanyahu fa il tifo per i repubblicani e non vuole aiutare i democratici. E allora quando Obama dice di aspettarsi «mesi difficili» non mette solo le mani avanti ma teme qualche sorpresa.

Il FOGLIO - "Le richieste d’Israele  "

Roma. Secondo il maggiore giornale israeliano, Yedioth Ahronoth, Gerusalemme ha chiesto “un piano concreto” all’Amministrazione Obama per evitare l’attacco preventivo alle installazioni atomiche iraniane. Sul New York Times il generale Amos Yadlin, capo dell’intelligence militare di Gerusalemme, scrive che “è l’ultima possibilità per attaccare l’Iran. L’America ha più tempo di Israele per decidere e questa differenza sta diventando una fonte di tensione”. Israele si aspetterebbe passi significativi sull’Iran entro il vertice di Istanbul, i colloqui fra Iran, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania, che si terranno il mese prossimo in Turchia. Israele chiede di fermare l’arricchimento dell’uranio nel bunker di Fordo, che assieme a quello di Parchin deve ancora essere aperto agli ispettori dell’Onu (ieri l’Agenzia atomica segnalava con nervosismo “movimenti sospetti, dovremmo fare un’ispezione quanto prima”); trasferire in un paese straniero non ostile (Russia?) il materiale fissile già arricchito dai tecnici iraniani, evitando che venga utilizzato per un ordigno nucleare; non superare l’arricchimento dell’uranio oltre il cinque per cento. Israele vuole “riportare l’orologio iraniano al 2007”. Condizioni già rigettate dagli iraniani e considerate “inaccettabili” anche da Mosca, che lo ha comunicato alla Casa Bianca. Il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha detto che se non ci sarà un’inversione di tendenza, a breve l’Iran entrerà nella “zona di immunità”. L’Onu ha confermato che Teheran è passata da ottomila a oltre novemila centrifughe e nel sito sotterraneo di Fordo ci sarebbero 700 centrifughe che arricchiscono al venti per cento. L’Aiea sostiene che dal 2010, l’Iran avrebbe arricchito 110 kg di uranio (per Israele il regime ha già “materiale sufficiente per 4-5 ordigni”). Secondo il generale Yadlin, “la decisione di assemblare la bomba sarà presa dall’Iran quando sarà in grado di proteggere le strutture nucleari da un attacco”. La valutazione smentirebbe la previsione di Obama secondo cui l’Iran non ha ancora preso una decisione sulla bomba atomica.

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