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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Il Giornale Rassegna Stampa
28.02.2012 Siria: la repressione continua
Europa pronta a inasprire le sanzioni. Cronache di Marco Zatterin, Rolla Scolari

Testata:La Stampa - Il Giornale
Autore: Marco Zatterin - Rolla Scolari
Titolo: «Siria, giro di vite dell’Europa - L’Ue riconosce l’opposizione siriana. Che già si divide»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 28/02/2012, a pag. 18, l'articolo di Marco Zatterin dal titolo " Siria, giro di vite dell’Europa ". Dal GIORNALE, a pag. 15, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo " L’Ue riconosce l’opposizione siriana. Che già si divide ".

La STAMPA - Marco Zatterin : " Siria, giro di vite dell’Europa "


Catherine Ashton

Dodicesima stretta alla Siria. I ministri degli Esteri dell’Ue hanno aggiunto ieri nuove misure al monte sanzioni con cui costringere o persuadere Bashar al Assad a porre fine alle violenze contro la popolazione civile che invoca regole più democratiche. «Dobbiamo produrci in ogni pressione possibile - avverte Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera dell’Unione -. Non puoi uccidere la tua gente e restare al potere». Nel mirino entrano adesso la banca centrale siriana e il commercio di oro e diamanti, messi in lista senza troppa convinzione perché, sinora, il regime di Damasco ha dimostrato di saper tirare avanti anche coi conti esteri congelati.

Lo dimostra il drammatico bollettino di guerra che si rinnova giorno dopo giorno, con o senza sanzioni. L’esercito siriano ha appena lanciato una nuova offensiva in numerose città della provincia nordoccidentale di Idlib, verso il confine con la Turchia. Secondo fonti della Croce Rossa, ci sarebbero migliaia di feriti che richiedono assistenza medica. Testimoni oculari riferiscono di attacchi senza sosta a colpi di artiglieria e mortaio da parte delle truppe regolari. Il bombardamento continua anche a Homs, dove gli attivisti parlano di 125 morti nelle ultime ore, compresi 64 cadaveri ritrovati nel quartiere di Bab Amr.

«C’è preoccupazione per la spaventosa situazione della popolazione - ha affermato il ministro Giulio Terzi -. Dobbiamo fermare la violenza nel Paese adesso e trovare una soluzione politica».

Cosa difficile, senza dubbio. L’Europa non può che affidarsi a sanzioni che sinora hanno morso assai poco. Ora ha stabilito il congelamento degli asset della Banca centrale siriana, con l’ambizione di colpire il cuore finanziario del regime, esperimento già tentato con l’embargo petrolifero. Ieri è stato vietato anche il commercio di metalli preziosi e diamanti; proibiti tutti i voli merci serviti dalle compagnie siriane. Si allunga anche l’elenco delle personalità siriane dai beni congelati e coi visti europei sospesi. Al presidente Assad, ai suoi familiari, e ai suoi consiglieri più stretti, si aggiungono sette ministri ritenuti colpevoli di avere violato le leggi internazionali umanitarie. Accantonata invece la proposta tedesca di interdire i voli commerciali: potrebbe risultare controproducente - è stata la motivazione - in caso si registrasse la necessità di organizzare l’evacuazione dei cittadini europei dalla Siria.

L’ipotesi di un intervento militare viene negata. «Non se ne discute, è una questione che richiede numerose specifiche, non ultimo il sostegno dell’Onu», ha spiegato Lady Ashton. «Nessuno se lo augura per il momento», ha aggiunto Terzi, che promette impegno per l’apertura d’un corridoio umanitario per assistere i feriti e le vittime della guerra civile. Dal Consiglio Ue, aggiunge l’italiano, è comunque emerso un riconoscimento del Consiglio Nazionale siriano quale legittimo rappresentante delle opposizioni. Altra pressione politica. Inutile, sinora.

Il GIORNALE - Rolla Scolari : " L’Ue riconosce l’opposizione siriana. Che già si divide "


Rolla Scolari                        Bashar al Assad

L’Unione europea ieri ha riconosciu­to il Consiglio nazionale siriano, Cns, «quale forza, quale centro dell’opposi­zione siriana, quindi come interlocuto­re di una soluzione politica per il Paese ». Lo ha detto a margine del Consiglio degli Affari Esteri di Bruxelles Guido Terzi. Il ministro degli Esteri ha spiegato che si tratta della riconferma delle posizioni espresse dalla comunità internazionale a Tunisi, alla conferenza degli «Amici della Siria» di venerdì.
A Bruxelles, i ministri europei hanno adottato un ennesimo pacchetto di san­zioni contro la Siria, il dodicesimo, volto a spingere il regime di Bashar el Assad a mettere fine alle repressioni. Le nuove misure economiche prevedono tra l’al­tro il congelamento dei beni della Banca centrale, il divieto di commercio di me­talli preziosi, un embargo sui voli cargo nazionali.
Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha precisato che il Cns, ricono­sciuto da Bruxelles come il maggior gruppo di opposizione e legittimo rap­presentante del popolo siriano, non è pe­rò l’unico movimento a portare avanti una battaglia contro il regime di Assad e ha parlato della necessità di un fronte unificato.L’opposizione siriana è infatti una realtà variegata e divisa, sia all’este­ro sia sul terreno, dove sembra organiz­zarsi su base locale.
Dopo me­si di battaglie che non hanno visto l’emergere di un movi­mento unificato, capace di parlare al regime, alla comu­ni­tà internazionale e ai dissi­denti con una sola voce, il ri­conoscimento europeo di ie­ri è arrivato poche ore dopo l’annuncio di una scissione proprio all’interno del Cns. La già fragile unità del Consi­glio di 270 membri è s­tata messa alla pro­va dalla nascita di un nuovo organo d’op­posizione.
Il Gruppo patriottico, che ha dichiarato la sua vicinanza ai disertori dell’Armata libera siriana, è formato da 20 prominenti membri del Cns. Tra loro, no­mi di peso della dissidenza, come Haitham Al Maleh, av­vocato, oppositore del regi­me dagli anni Settanta, e Ka­mel Labwani, detenuto nelle carceri del regime per sei an­ni. Lo scisma è prova ulterio­re di quanto spez­zata sia l’op­posizione siriana e di come al­cuni suoi membri sentano un progressi­vo distacco tra i dissidenti al lavoro nelle capitali internazionali e quelli intrappo­lati nelle città sotto i bombardamenti. Il nuovo gruppo ha spiegato di «sostenere gli sforzi nazionali a far cadere il regime con tutti i mezzi di resistenza disponibi­li, incluso il sostegno dell’Armata Libera siriana», composta da disertori.
Non meno divisa è la comunità inter­nazionale: gli Stati Uniti sono contrari a un intervento militare,il Qatar e l’Arabia Saudita vorrebbero armare i ribelli, Ci­na e Russia sono vicini al regime. Il mini­stro degli Esteri di Mosca ieri ha lodato il contestato referendum costituzionale di domenica (che per la Casa Bianca è «totalmente cinico»), definendolo «un passo verso la democrazia». Il ministero dell’Interno siriano ha annunciato un af­flusso superiore al 57% e un appoggio al­le riforme dell’89%. Al
Giornale , attivisti e dissidenti contattati telefonicamente hanno parlato di un astensionismo di al­meno il 70%, e di episodi di coercizione da parte delle forze di sicurezza per spin­gere i cittadini ai seggi.

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