lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Libero-L'Occidentale Rassegna Stampa
11.02.2012 Primavere arabe e i rapporti tra Iran,Siria,Qatar,Arabia Saudita
L'analisi di Souad Sbai, Costantino Pistilli

Testata:Libero-L'Occidentale
Autore: Souad Sbai-Costantino Pistilli
Titolo: «La primavera dei petroldollari- In Siria Qatar e Arabia Saudita giocano la partita del contenimento all'Iran»

Su LIBERO di oggi, 11/02/2012, a pag.19, con il titolo " La primavera dei petroldollari ", Souad Sbai analizza il fallimento delle primavere arabe.
Su L'OCCIDENTALE, Costantino Pistilli esamina i rapporti fra Siria, Qatar e Arabia Saudita in relazione con l'Iran, in articolo dal titolo " In Siria Qatar e Arabia Saudia giocano la partita del contenimento all'Iran ".
Ecco i pezzi:

Libero-Souad Sbai: "La primavera dei petroldollari"


Souad Sbai

Siamo alla fase due. Alla wahabizzazione del Nordafrica e del Medioriente. Ovviamente quando dico wahabismo faccio riferimento a nessun altro se non all’Arabia Saudita, che è da sempre il grande oscuro manovratore di questa primavera islamica. Ormai è un fatto acclarato che a margine di tutti questi sommovimenti ci sia un tacito accordo fra Qatar e Arabia Saudita. Un duo temibile non solo per l’Islam radicale e oppressivo che propaganda, ma soprattutto per il denaro a fiumi che può far fluire dalle sue casse a chi voglia rendersi strumento o cassa di risonanza per quel proselitismo criminale. Facciodueesempi. Il primo: l’incontro dell’inviato americano per l’Afghanistan, Marc Grossman con i leader talebani, proprio in Qatar. Con la supervisione saudita per il compattamento del quadrante all’insegna dell’estremismo e dei petroldollari della sua monarchia. Secondo esempio: il Kuwait, dove pochi giorni fa hanno stravinto gli estremisti islamici e hanno ormai in mano il potere assoluto, schiantando pesantemente ogni tentativo di riforma in atto.Eanche questo quadrante, se pensiamo all’Iraq ormai in balia del terrorismo, è perso nel buio. Due sponde contrapposte, che però giocano la loro partita a viso aperto, facendo leva sul Nordafrica ormai conquistato e sottomesso. Vale la pena citare ciò che accade in Egitto, dove si verifica una pazzesca corsa a chi è più estremista fra salafiti e fratelli musulmani: su almaghrebiya. com è stato pubblicato il video di una seduta plenaria del Parlamento egiziano in cui un deputato salafita, Mamdouh Ismayl, al centro della Camera, si alza in piedi e si improvvisaMuezzin, intonando con urla e mani dietro alle orecchie il richiamo alla preghiera. Il presidente della Camera, Saad al-Katatni dei Fratelli Musulmani, lo invita a smetterla e a sedersi, apostrofandolo pesantemente sul fato che non sia «più religioso di loro». Se vuole andare a pregare, visto che non è orario, può andare alla Moschea nella sala vicina, dice. Risponde Ismayl: ogni ora è per la preghiera. Il tutto si conclude con le grida alla delegittimazione del presidente di una Camera gremita di salafiti in ogni ordine di posto. Se non fosse per il deputato che davanti a Ismayl prende in mano un cellulare, mi verrebbe di pensare a una scena medioevale. Per non parlare della sequela di fatwe che colpiscono ogni aspetto della vita quotidiana, come il calcio, recentemente condannato. Ma la comunicazione sui blog dei giovani giornalisti che denunciano l’oscu - rantismo nulla può contro l’inganno di massa, in cui Qatar e Arabia Saudita mettono in campo l’arma forse peggiore e più potente: la comunicazione, con Al Jazeera che manda in onda ogni giorno notizie dal dubbio fondamento su ecatombe di morti, oggi in Siria come ieri in Libia. Su questo la denuncia della più famosa cantante araba Fatat Warda su hibapress. com che smaschera Al Jazeeraadditandola come bugiarda e responsabile di tanti morti innocenti di cui ha le mani sporche di sangue, è un monito chiaro. La tv del Qatar orienta l’opinione pubblica e quella politica verso un gioco perverso di morte e radicalismo che in Nordafrica sta impazzando acolpi di lame silenziose ma puntuali ed efficaci. Come l’indifferenza o l’ignoranza di qualcuno che qui in Europa non si fa scrupolo nel dire che i salafiti erano l’unica alternativa ai raìs. Punti di vista, per carità, ma i moderati non vivono di belle parole. Io credo che il tempo per costruire una classe dirigente alternativa ci fosse. Ma i soldi di emiri e sceicchi hanno comprato tutto, anche la libertà. Dei governanti europei prima che di quelli nordafricani. La diplomazia italiana sta però comprendendo tutto questo e guarda alle primavere con cautela; la speranza è che ricordi di essere leader nel Mediterraneo

L'Occidentale-Costantino Pistilli: " In Siria Qatar e Arabia Saudita giocano la partita del contenimento all'Iran "

Dopo undici mesi di violenze, migliaia di persone uccise, imprigionate e torturate, entro la fine di febbraio il dittatore siriano Bashar al Assad potrebbe abdicare. A dichiararlo è stato il generale Mustafa al Sheickh, l’ufficiale siriano più alto in grado a disertare: “L’esercito di Al Assad  non riuscirà a resistere oltre la fine del mese alle pressioni dell’opposizione; le forze armate collasseranno perché i ranghi sono ridotti al 65 per cento così come le dotazioni per la mancanza di parti di ricambio per i vari armamenti”. Se le previsioni del generale siriano si avvereranno, chi sostituirà il giovane satrapo alawita?

I Fratelli musulmani, sembra già siano pronti a reimpiantare le radici nella terra dove negli anni ottanta vennero sterminati e banditi da Assad senior, con l’aiuto del Qatar (la cui bandiera è stata bruciata in alcune piazze siriane) e dell’asse sunnita, interessati a creare un avamposto di strategica importanza essenziale per arginare l’espansione di un Iran sciita e - quasi - nucleare. Il regno dell’emiro Al Thani, infatti, potrebbe usare la fratellanza come cavallo Troia per entrare in Siria, dopo aver giocato un ruolo fondamentale in Tunisia, Egitto e Libia, anche grazie alle campagne mediali al Jazeera.

Non è un caso che Yousuf al-Qaradhawi, guida del Consiglio europeo della fatwa e arrivato a Doha dall'Egitto intorno agli anni cinquanta, attraverso il suo programma tv su al Jazeera abbia invitato a boicottare i prodotti russi e cinesi dopo il niet pronunciato durante l’ultima assise del Consiglio di Sicurezza Onu. “Queste due nazioni sono nemiche dell’Islam: il loro veto li rende complici del regime siriano per lo spargimento di sangue innocente" ha tuonato al Qaradhawi.

L’invito a boicottare i prodotti esportati nel mondo arabo da Pechino e Mosca è stato subito raccolto da Hammam Saeed, leader musulmano della Fratellanza in Giordania e si aspetta che anche altre nazioni parteciperanno alla campagna lanciata dal conduttore al-Shari'a wa l-Hayat ("Shari'a e vita"); la fratellanza musulmana ha infatti il monopolio su associazioni islamiche, moschee, centri islamici e istituzioni che convogliano il denaro islamico e le reti che certificano il cibo Halal.

Intanto, Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman , Qatar e Kuwait riuniti nel Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) hanno annunciato Martedì di aver deciso di espellere gli ambasciatori siriani nei loro paesi e di ritirare dalle loro sedi di Damasco i propri ambasciatori per denunciare “il massacro collettivo contro un popolo disarmato commesso dal regime di Assad” fanno sapere attraverso un comunicato le monarchie del Golfo.

Questa misura giunge mentre i sei Paesi del CCG si incontreranno Sabato 12 Febbraio a Riyadh per una riunione sulla Siria dopo il fallimento dell’ONU nell’adozione di una risoluzione che condanni la repressione nel Paese, dove pochi giorni diciotto neonati prematuri ancora in incubatrice sarebbero morti durante i bombardamenti delle forze del regime sulla città ribelle di Homs.

 

Per inviare a Libero, L'occidentale la propria opinione, cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@liberoquotidiano.it
redazione@loccidentale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT