Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/01/2012, a pag. 21, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Canada, afghano uccide le tre figlie 'per onore' ". Dalla STAMPA, a pag. 19, l'articolo dal titolo " Partoriva solo femmine. Strangolata dal marito ".
CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Canada, afghano uccide le tre figlie 'per onore' "

Muhammad Shafia
WASHINGTON — Nella famiglia Shafia ognuno aveva un ruolo. Dettato da un codice feroce. Un codice «d'onore» (perdonateci la parola), basato sul credo del capo, Muhammad, un commerciante d'origine afghana trasferitosi in Canada. Lui era il padre-padrone. Il figlio Hamed faceva la sentinella dei costumi. La madre Tooba, la guardiana. Poi c'erano la «schiava», la prima moglie Rona, e le vittime, le figlie Zainab, 19 anni, Sahar, 17, Geeti, 13. Volevano una vita normale, con le piccole e grandi libertà rivendicate dai giovani. Frequentare ragazzi, andare alle feste, potersi scegliere le amicizie. Uno stile occidentale sgradito al patriarca, il severo Muhammad. Che, davanti a quella che riteneva una mancanza di rispetto e una sfida insolente, ha deciso una punizione estrema. Senza appello. I corpi delle tre figlie e della prima moglie sono stati trovati, il 30 giugno 2009, all'interno della loro auto. La vettura era finita in un canale a Kingston, Ontario. «Un incidente — hanno sempre sostenuto Muhammad e Hamed —. Stavano provando l'auto e sono finite in acqua». Tesi ridicola respinta dal tribunale canadese che ha condannato i due, insieme a Tooba, all'ergastolo. Per l'accusa le donne sono state uccise in un altro luogo e poi i killer hanno organizzato la messinscena che non ha ingannato la corte. Il verdetto ha subito riacceso l'attenzione sui cosiddetti «delitti d'onore» e su quanto avviene in alcune famiglie integraliste. Un'attenzione respinta da alcune associazioni musulmane per le quali si sarebbe trattato di un «incidente domestico».
Un «incidente» preceduto da anni difficili. Un sentiero di violenza e soprusi che forse poteva essere fermato. Durante il processo è emerso in modo chiaro il regno nero imposto da Muhammad. La sua poteva essere una storia di successo. Buon lavoro, agiatezza, una bella famiglia insieme alla quale lascia nel 1992 l'Afghanistan. Prima vive in Pakistan, quindi Australia e Dubai. Poi nel 2007 Muhammad, 58 anni, porta tutti in Canada. Oltre ai quattro figli ci sono le due mogli. Un caso di poligamia in sfregio alle leggi. Lui, infatti, ha deciso di sposare Tooba, 42 anni, in quanto la prima compagna, Rona, non poteva avere bambini.
Sotto il tetto di casa ci sono ordini da eseguire e tradizioni da seguire. È il padre a decidere e quando è in viaggio passa le consegne al figlio Hamed. I maschi, per mantenere la loro legge interna non vanno troppo per il sottile. Per un anno Zainab non viene mandata a scuola perché hanno scoperto che ha un fidanzatino pachistano-canadese. Lei a un certo punto scappa e cerca rifugio in un centro di assistenza. Ma in seguito torna in famiglia. Problemi anche per Sahar che ha un amico cristiano e per Geeti. Quest'ultima salta spesso le lezioni e in un paio di occasioni è rimandata a casa per problemi disciplinari. In realtà era il tentativo di attirare l'attenzione su quanto avveniva. La polizia recupererà, in seguito, il diario di Rona — la prima moglie — dove svela percosse e umiliazioni. Racconti che trovano conferme nelle intercettazioni ambientali condotte durante le indagini. In una Muhammad sputa veleno sulle figlie morte, le definisce «prostitute», si augura che Satana «defechi sulle loro tombe». Da un'altra dichiarazione si comprende chiaramente che l'uomo è ben felice di quanto avvenuto. Altro che incidente domestico. «Basta tradimenti, basta violazioni — afferma Muhammad — Anche se mi impiccheranno nulla mi sarà più caro del mio onore». Parole che dovrebbero far riflettere quanti cercano giustificazioni per degli assassini. Per nulla pentiti. Shafia e il figlio presenteranno appello.
La STAMPA - " Partoriva solo femmine. Strangolata dal marito "

Voleva il maschio. La moglie era rimasta incinta una terza volta e, dopo due femmine, sperava nell’erede. E invece, tre mesi fa, è nata la terza femmina. L’uomo non ha perdonato la moglie e così, con la complicità della madre, l’ha strangolata. L’agghiacciante vicenda è avvenuta in un villaggio remoto nella provincia settentrionale afghana di Kunduz. L’uomo, Sher Mohammad, 30 anni, aveva minacciato diverse volta la moglie, identificata con il nome di Storai, perché voleva il maschio. In base a quanto ha riferito la polizia locale, la vittima è stata strangolata dal marito - un membro della milizia locale - con l’aiuto della madre sabato scorso nel villaggio di Mafli.
La polizia ha arrestato la suocera della vittima ed è alla ricerca del marito, che è riuscito a fuggire ed è tuttora latitante. Il capo della polizia del distretto, Sufi Habibullah, sostiene che il giovane ha trovato rifugio presso uno dei boss locali di nome Qadir, alla guida di un commando di 30 uomini armati. «Finché sarà protetto dal boss locale non potremo arrestarlo», ha detto Habibullah.
La responsabile del dipartimento per le questioni femminili, Nadera Gayah, ha confermato che Sher Mohammad aveva avvertito diverse volte la moglie che ci sarebbero state conseguenze gravi se non avesse partorito un maschio. Gayah ha definito l’uccisione di Storai il peggior esempio di violenza contro le donne mai verificatosi nel Paese.
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