Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Fratelli Musulmani: sharia per l'Egitto cronache di Simona Verrazzo, Cecilia Zecchinelli
Testata:Libero - Corriere della Sera Autore: Simona Verrazzo - Cecilia Zecchinelli Titolo: «Gli islamisti minacciano la sharia. Addio al turismo in Egitto - Ronde islamiche per difendere le chiese»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 30/12/2011, a pag. 14, l'articolo di Simona Verrazzo dal titolo " Gli islamisti minacciano la sharia. Addio al turismo in Egitto". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 18, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Ronde islamiche per difendere le chiese ".
Il pezzo di Simona Verrazzo descrive il nuovo Egitto in mano ai Fratelli Musulmani, uno Stato dominato dalla sharia. Riesce difficile, dopo averlo letto, credere al pezzo di Cecilia Zecchinelli sul miglioramento dei rapporti fra islamici e copti. Secondo Zecchinelli, gli islamici parteciperebbero alle ronde per proteggere i copti dagli attentati. Già di per sè il fatto che sia necessario fare delle ronde per proteggere i copti è indicativo di quanto la situazione sia grave. Che qualche islamico partecipi e che i Fratelli Musulmani di facciata dicano di approvarle non cambia la situazione. I Fratelli Musulmani vogliono la sharia. E con la sharia non c'è spazio per le altre confessioni religiose. Ecco i pezzi:
LIBERO - Simona Verrazzo : " Gli islamisti minacciano la sharia. Addio al turismo in Egitto"
Cosa succederebbe a un Paese se gli venisse a mancare l’11 per cento del pil e se almeno due milioni dei suoi abitanti si ritrovassero senza un lavoro? Oppure se, da un anno all’al - tro, dovesse fare i conti con una perdita da 4 miliardi di dollari? Una tragedia. Ed è quella che sembra si stia abbattendo sull’Egitto con i partiti islamici, usciti vincitori dalle ultime elezioni legislative, che vogliono mettere in pratica il loro piano: l’applicazione intransigente della sharia, la legge coranica. In “termini turistici” significherebbe la fine della vendita di alcolici e la chiusura dei night-club nelle catene internazionali dei grandi alberghi del Cairo, così come la messa al bando dei bikini o l’imposizio - ne di spiagge separate per sesso a Sharm el Sheik. Uno scenario da incubo per 15 milioni di persone (tanti i turisti da tutto il mondo che nel 2010 hanno visitato il paese), ma che potrebbe presto prendere corpo, visti gli annunci degli ultimi giorni. «I Fratelli musulmani applicheranno la sharia in Egitto», ha dichiarato un alto dirigente dell’organizzazione islamica, Sobhi Saleh, in un incontro tenutosi mercoledì a New Valley, a ovest del Cairo, riportato ieri dal quotidiano egiziano Al Masry al Youm. La legge coranica «era stata prevista fin dal 1928», ha ricordato, sottolineando che «l’islam è la soluzione ». «Proibiremo l’alcool – ha aggiunto Saleh – turismo non significa nudità e ubriachezza. Noi egiziani siamo il popolo più devoto e non abbiamo bisogno di questo». “Questo” sarebbe il turismo, che nel solo 2010 ha portato alle casse egiziane 12,5 miliardi di dollari, ma di cui il citato fratello musulmano sembra poter fare a meno, anche se bisognerebbe sapere cosa ne pensano le migliaia di camerieri che ricevono laute mance in dollari o in euro negli hotel della capitale o nei villaggi sul Mar Rosso. E se questi sono i Fratelli musulmani, considerati l’ala più moderata degli islamici in Egitto, ancora peggio va con gli ultra-conservatori salafiti: Al Nour, il loro partito politico, sta lavorando affinché la ‘sharia sia la fonte principale del diritto’ nella nuova Costituzione egiziana del dopo Mubarak. La formazione ha creato una commissione giuridica per scrivere una bozza di Costituzione. «È composta dai migliori esperti e prenderà spunto da quelle antiche che saranno rielaborate per renderle compatibili con l’epoca attuale», ha spiegato uno dei portavoce del partito, Yusri Hamad, in un’in - tervista sempre ad Al Masry al Youm. Il testo «mira ad applicare la sharia in modo graduale per non creare disfunzioni nel sistema dello Stato». Parole piuttosto vaghe, in particolare “disfunzioni”. A spiegarle meglio, però, ci aveva pensato nei giorni scorsi un altro portavoce di Al Nour, Nader Bakar, che ha parlato direttamente di «turismo halal», cioè conforme alle regole dell’islam. Rivolgendosi agli operatori turistici ad Aswan, Bakar ha chiarito che consentirà agli stranieri di bere i liquori che si portano dall’estero e solo nelle camere degli hotel nei quali alloggiano, mentre ha lanciato un anatema senza appello alle spiagge miste, dicendo che verranno organizzate quelle separate in base al sesso. Viene da chiedere di cosa camperà l’Egitto, che non ha risorse energetiche come petrolio o gas ed è uno dei paesi più popolosi d’Africa, basti ricordare che Il Cairo, con oltre 15 milioni di abitanti, è la città più grande del continente. I conti in tasca se li fanno invece i militari ancora al potere, gli unici ad aver capito che non si mangia con la sola religione. «Abbiamo perso quasi 4 miliardi di dollari rispetto al 2010 – ha dichiarato il ministro del Turismo, Mounir Fakhry Abdel Nour – Le entrate turistiche non andranno oltre i 9 miliardi di dollari quest’anno, con un calo di circa 30 o anche 35 punti rispetto ai 12,5 miliardi del 2010». Molto male, ma andrà malissimo quando verrà imposto il turismo halal.
CORRIERE della SERA - Cecilia Zecchinelli : " Ronde islamiche per difendere le chiese "
E' successo l'anno scorso: ad Alessandria 21 fedeli copti uccisi da un kamikaze alla messa di Capodanno. E pure due anni fa: otto vittime cristiane alla celebrazione di Natale a Nag Hammadi, nel Sud. C'era ancora Mubarak, allora, il vecchio regime. Ma non è che nel Nuovo Egitto la minoranza cristiana si senta (e sia) più sicura. In ottobre, per citare il fatto più grave, sono stati 27 i copti uccisi dai militari nel centro del Cairo mentre protestavano per la distruzione dell'ennesima chiesa, a Assuan. Attacchi, rapimenti, discriminazioni continuano, molti hanno lasciato il Paese o intendono farlo. E ora che il Natale si avvicina — quello copto cadrà il 7 gennaio — l'allarme torna a salire. Ma per la prima volta l'allerta è in prima pagina sui giornali, se ne parla, diventa elemento del dibattito politico. Al punto che perfino i partiti islamici sono scesi in campo annunciando pubblicamente «ronde» a difesa delle chiese e dei fedeli. Così ha promesso la storica formazione dei Fratelli Musulmani che ha ottenuto il 40% nelle due prime fasi del voto per il Parlamento (la terza e ultima sarà a inizio gennaio). Ma così hanno dichiarato anche i vertici del partito Al Nour, il più importante nella galassia dei salafiti, i «puritani» protagonisti di un'inattesa quanto inquietante affermazione con il 25% delle preferenze. E se poco sorprende l'impegno della Fratellanza — religiosa ma pragmatica, moderata, politica, attenta a non spaventare più di quanto già lo siano i laici egiziani e soprattutto il resto del mondo — quello degli ultraortodossi vicini ai wahhabiti sauditi e nemici dichiarati della democrazia sembra un controsenso. «Niente auguri di Natale ai cristiani, è contro le nostre convinzioni», aveva dichiarato giorni fa Nadar Bakar, portavoce di Al Nour. Un'affermazione in linea con la repressione ossessiva in Arabia di qualsiasi festività dal sapore «infedele» (compreso San Valentino), nonché con i programmi dei salafiti d'Egitto per un futuro senza alcol, bikini, promiscuità tra i sessi, ovvero regolato dal solo Corano. Il divieto agli auguri ha subito portato l'Islam moderato a reagire: Al Azhar ha emesso una fatwa dichiarando «legittime» le felicitazioni ai cristiani per la nascita di Gesù, la Fratellanza ne ha inviate pubblicamente «ai fratelli cristiani, ma anche ai musulmani». E mentre la comunità copta vedeva nel proclama di Al Nour l'ennesima avvisaglia di «tempi ancora più duri che sotto Mubarak» — un sentimento diffuso — papa Shenuda III invitava tutti i partiti, Al Nour compreso, a celebrare insieme il Santo Natale. Invito che i salafiti hanno respinto, dichiarando però la loro disponibilità alle ronde. «E' il Signore che ci protegge, noi e le nostre chiese siamo nelle sue mani» ha commentato Anba Boutros, segretario del papa copto, definendo l'offerta dei partiti islamici «un gesto propagandistico alla luce della campagna elettorale in corso». E questa è certamente la spiegazione di quella strana decisione dei salafiti: proteggere le chiese non per particolare benevolenza verso i cristiani, ma per dimostrare che anche loro potranno governare civilmente e pacificamente (se non democraticamente) l'Egitto. La Fratellanza ha respinto, finora, ogni ipotesi di coalizione al governo con loro. Ma i giochi sono ancora tutti aperti sul Nilo. Copto o musulmano che sia, nessuno può dire davvero cosa aspetti il grande Paese nei prossimi mesi.
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