Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Massacro di cristiani in Nigeria analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 27 dicembre 2011 Pagina: 15 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Ecco gli sterminatori di cristiani»
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 27/12/2011, a pag. 15, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Ecco gli sterminatori di cristiani ".
Fiamma Nirenstein
La verità è che non lo vogliamo sapere, che per noi la guerra è stata cancellata dalla storia dai nostri pentimenti: la mente occidentale respinge con orrore particolare la guerra di religione, quella che mette in crisi il principio stesso della libertà di opinione. E non ne vuole sentire parlare anche quando la dichiarazione di guerra è patente, è larga come il globo terracqueo e sventola senza pudore lo stendardo della strage degli innocenti, del terrorismo contro gli oranti, una delle peggiori forme di violenza. Perché quando l'uomo prega è sacro nella tradizione universale, perché le case di Dio sono nella letteratura, nella storia il rifugio ultimo della creatura inerme. Delle guerre di religione l'Occidente ha remoto ricordo, quello ormai esecrato delle crociate medievali. Più avanti, travestiti da guerre di religione, troviamo scontri di potere fra reami e dinastie, razzismi esecrabili, avidità di ricchezza e territorio, ma né i cristiani né gli ebrei possono ammettere che al giorno d'oggi, proprio questo Natale, qualcuno si organizzi per fare più di cento morti in chiese come quelladi Santa Teresa a Madalia nel Niger, a 45 chilometri dalla capitale Abuja, e a Jos capoluogo di Plateau, e nei giorni precedenti un po' in tutto il Paese. Attacchi analoghi, quasi in tutto il mondo, sono cronaca corrente, quotidiana (Etiopia, Egitto, Indonesia, Turchia, Palestina, Iran, Irak, Kashmir, Algeria, Kenya, Afghanistan...) Insieme con la cronaca nigeriana, ecco ieri quella di una strage afghana a un funerale a Taloqan dove, fra i venti uccisi, l'obiettivo principale era Mutalin Bik, un comandante della polizia anti Talibano, e quindi anti estremismo religioso. Ma la cronaca degli ultimi anni ci conduce sulle tracce di una guerra frontale, contro la quale la Chiesa non osa protestare con determinazione, perché ciò risulta lesivo dei rapporti con l'Islam: quando un micidiale attacco contro i Copti che in Egitto fece decine di morti durante il Natale 2010, il Papa si fece avanti per difendere pacatamente la comunità cristiana, e l'Università di Al Azhar ruppe ogni rapporto col Vaticano definendole «un insulto», mentre i politici le giudicarono un'indebita intromissione. Le accuse di islamofobia fioccano ogni volta che si osa denunciare la pura cronaca: è la parte propagandistica della guerra che impone il silenzio sulle notizie che impacciano le operazioni. Ma è ormai sotto gli occhi di tutti che una sfida mortale è in atto fra l'Islam estremo e le altre religioni. In Nigeria si chiama Boko Haram, che vuol dire in lingua Hausa «l' educazione occidentale è peccaminosa ». Ma tanti altri sono i gruppi che vogliono battere cristianità ed ebraismo per istituire il califfato universale di sette secoli or sono, e poi, di nuovo, ai loro occhi, vivo fino alla fine della prima guerra mondiale con l'Impero Ottomano. L'uso della violenza è considerato una indispensabile necessità, la jihad non esita a usarla contro gli infedeli, contro i convertiti, contro le donne che non adottano la sharia, «contro i crociati e gli ebrei». Questa formula la usò come manifesto politico Osama Bin Laden per la prima volta nel '98 dichiarando loro guerra. Allora sembrò una definizione infantile, mentre le sue profondità hanno afferrato l'anima sia sunnita (cui Bin Laden apparteneva) che Shiita (basta pensare ai continui richiami alla inimicizia intrinseca con l'occidente di Ahmadinejad): essa sparge sangue a fiumi fino ad oggi, non si placherà, non ascolterà né proposte né adulazioni. Il dettato è radicato nelle scritture e nei discorsi degli imam estremisti, cui si oppongono talora coraggiosi moderati: «I cristiani sono infedeli, nemici di Allah...», «Fai loro la guerra finché non esisterà più l'idolatria e la religione di Allah regnerà suprema», «Allah umilierà i non credenti», «Quando si concluderanno i mesi sacri, uccidi gli idolatri ovunque li troverai. Arrestali, assediali, tendi loro agguati ovunque potrai». Ci sono parecchi comandamenti assai peggiori, li lasciamo da parte. Essi sono quelli che hanno spinto Laskar Jihad a chiamare «maiali » i diecimila cristiani uccisi in Indonesia fra il 2000 e il 2002, quelli che conducono Hamas a scrivere nel loro statuto che ogni albero e masso chiamerà il credente per uccidere l'ebreo che si nasconde dietro di loro. È un grande esercito, che ha fatto fuggire dal Medio Oriente quasi tutti i cristiani, che rende un inferno persino il Natale dei cristiani in tutto il mondo, che dichiara guerra. www.fiammanirenstein.com
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