Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Quanto valgono le buone notizie ? Si possono prendere sul serio gli islamisti?
Testata: Il Foglio Data: 21 dicembre 2011 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Tunisi città aperta agli ebrei»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 21/12/2011, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Tunisi città aperta agli ebrei".
Moncef Marzouki, presidente tunisino, con Rachid Ghannouchi, fondatore di Ennahda
Quanto valgono le buone notizie? Zero, finchè non sono verificate dall'esperienza. Salafiti e Hamas non sono due nomi raccomandabili. Hanno capito che per gestire meglio il potere serve la moderazione come immagine pubblica, ma dietro a ciò ci sono i loro statuti e, soprattutto, la sharia, per la quale 'rispetto', 'democrazia', 'libertà' sono parole demoniache da cancellare. Dimenticarsene è un comportamento suicida. Ecco il pezzo:
Moncef Marzouki, il neo presidente tunisino eletto da un’Assemblea a maggioranza islamista, ha incontrato due giorni fa il grande rabbino di Tunisi e ha lanciato un appello: ebrei, tornate in Tunisia. E’ la risposta alle parole del vicepremier israeliano Shalom, che all’inizio di dicembre aveva detto alla comunità ebraica in Tunisia di andare in Israele: troppo pericoloso restare lì. Durante quest’anno di rivoluzione e transizione in Tunisia ci sono stati attacchi contro sinagoghe e molti salafiti, che dominano al sud, hanno più volte minacciato gli ebrei. La leadership israeliana è preoccupata, e certo ha parecchie ragioni: l’islam politico ha come suo principale nemico Israele, e l’islam politico sta vincendo dappertutto – Tunisia, Egitto, Marocco. Eppure i primi segnali degli islamisti al governo sono sorprendentemente rassicuranti: Ennahda, al potere a Tunisi, dice che preferisce attirare turismo e investimenti piuttosto che imporre la sharia, e il presidente tunisino vuole ricostituire quella comunità ebraica che negli anni Sessanta era formata da centomila persone e che oggi consta di sole 1.500 anime. Anche nel martoriato Egitto in balia di una giunta militare ostinata e violentissima, gli islamisti procedono con cautela: i Fratelli musulmani dichiarano di non voler imporre la sharia; i salafiti, che sono stati la sorpresa elettorale, vorrebbero vietare l’alcol nei resort turistici egiziani, ma ieri hanno detto di non voler far saltare il trattato di pace con Israele del 1979. Sono tutte dichiarazioni da prendere con cautela, anche perché è noto che l’alleato principale nella regione è Hamas. Ma sono pur sempre delle buone notizie.
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