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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio - La Stampa Rassegna Stampa
14.12.2011 Il piano di Usa, Israele e mujaheddin per bloccare il nucleare iraniano
Intanto Ahmadinejad minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz. Cronache di Giulio Meotti, Paolo Mastrolilli

Testata:Il Foglio - La Stampa
Autore: Giulio Meotti - Paolo Mastrolilli
Titolo: «Il patto anti nucleare fra Washington, Israele e i mujaheddin iraniani - L’Iran: manovre navali per bloccare lo Stretto»

Riportiam dal FOGLIO di oggi, 14/12/2011, a pag. 4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Il patto anti nucleare fra Washington, Israele e i mujaheddin iraniani ". Dalla STAMPA, a pag. 20, l'articolo di Paolo Mastrolilli dal titolo "L’Iran: manovre navali per bloccare lo Stretto".

Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Il patto anti nucleare fra Washington, Israele e i mujaheddin iraniani "


Giulio Meotti    Ovviamente i nostri programmi nucleari sono a scopo pacifico, perchè lo chiedi ? 

Roma. Chi sta sabotando i siti nucleari iraniani? Lunedì c’è stata un’altra misteriosa esplosione a Yazd, dove c’era una fabbrica di metalli considerata decisiva per il programma nucleare di Teheran. Dopo gli attacchi a Bidganeh e Isfahan, questo è il terzo sito in un mese a subire un attacco. Il Jerusalem Post scrive che Yazd è nelle mani delle Guardie della Rivoluzione, i centurioni del regime che guidano il programma atomico. Il primo indiziato è ovviamente il Mossad, il servizio segreto israeliano. Ma gli analisti ritengono che Israele e gli Stati Uniti possano servirsi del Mek, i mujaheddin del popolo, principale gruppo di opposizione iraniano, per rallentare la corsa dell’Iran verso la bomba atomica. Un blog statunitense (Tikun Olam), gestito da un giornalista che vanta stretti contatti con i servizi israeliani, ha raccontato i legami fra Gerusalemme e il Mek. Ieri il vice primo ministro israeliano, Moshe Yaalon, ha negato che Israele stia lavorando con il gruppo iraniano per sabotare l’atomica: “Non ci intromettiamo negli affari interni iraniani”. I mujaheddin sono accusati di essere una “setta totalitaria”, ma un coro sempre più consistente di esponenti di spicco repubblicani e democratici sta lavorando per rimuovere il gruppo dalla lista nera. La fazione dura nell’establishment di Washington vede il Mek come uno strumento vitale contro Teheran e si sta muovendo per legalizzare l’organizzazione (i marine sono già dislocati a protezione dei mujaheddin ad Ashraf in Iraq). A favore dei mujaheddin si sono schierati ottanta deputati di entrambi i partiti, ex candidati alle presidenziali come Rudolph Giuliani e Howard Dean, militari come l’ex comandante della Nato Wesley Clark e il generale e consulente di Obama James Jones, l’ex direttore dell’Fbi Louis Freeh e l’ex ministro della Giustizia Michael Mukasey. L’Unione europea e l’Inghilterra hanno già fatto cadere le accuse contro il Mek nel 2009. Nel 2003 le informazioni riservate raccolte dai mujaheddin in Iran hanno costretto l’Agenzia internazionale per l’energia atomica a decidere di effettuare ispezioni nei siti nucleari iraniani. Nel 2002 fu il Mek ad annunciare l’esistenza della centrale di Natanz. Nel 2005 fu la volta di Qom e nel 2008 di Khojeyr. Nel 2005, il presidente americano George W. Bush annunciò che le rivelazioni provenivano da un’unica fonte: “Il programma nucleare dell’Iran è stato scoperto grazie a un gruppo di dissidenti che ha richiamato l’attenzione del mondo intero”. Nella rivoluzione contro lo scià, il Mek ebbe un ruolo decisivo. Nel 1988 Khomeini emise una fatwa che condannava a morte i militanti, accusati di “ateismo”. Da allora i mujaheddin hanno formato un governo in esilio a Auvers-sur-Oise, il villaggio francese di Vincent van Gogh, e una parte vive in Iraq, dove i mujaheddin si trovano da quando sono stati ospitati da Saddam in chiave anti ayatollah. La loro leader, Maryam Rajavi, è a favore del cambio di regime e vuole la fine della sfida atomica iraniana, che ha definito “la minaccia più significativa per la pace e la sicurezza mondiale”. E’ l’unico gruppo nella lista nera del terrorismo che potrebbe risultare decisivo a Israele e agli Stati Uniti.

La STAMPA - Paolo Mastrolilli : " L’Iran: manovre navali per bloccare lo Stretto"


stretto di Hormuz

La retorica di guerra tra Iran e Usa sta aumentando al punto che Teheran ora minaccia di bloccare il traffico nello stretto di Hormuz, un canale largo quattro miglia, attraverso cui passa un terzo di tutto il petrolio mondiale trasportato via mare. Una nuova sfida che arriva proprio mentre Washington chiede la restituzione del drone della Cia caduto nei giorni scorsi nelle mani della Repubblica popolare.

A prospettare il blocco dello stretto è stato il parlamentare Parviz Sarvari, che parlando all’agenzia Isna ha detto: «Presto terremo manovre militari per vedere come chiudere Hormuz. Se il mondo vuole rendere la nostra regione insicura, noi renderemo il mondo insicuro». Le forze armate iraniane, interpellate dai media internazionali riguardo queste manovre, non hanno né confermato, né smentito.

La tensione fra Teheran e Washington sta salendo da quando l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha pubblicato un rapporto in cui accusava la Repubblica islamica di voler costruire armi nucleari. Da allora si sono intensificate le voci di un possibile raid israeliano per colpire le strutture del programma atomico iraniano, mentre gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni bilaterali e hanno chiesto agli alleati di seguirli. Una reazione immediata è stato il recente assalto all’ambasciata britannica, mentre il governo ha minacciato ritorsioni nel settore petrolifero.

All’inizio di dicembre, poi, Teheran ha annunciato di aver abbattuto un drone americano. Ieri Washington ne ha chiesto la restituzione, ma la Repubblica islamica ha risposto che ormai è sua proprietà. I repubblicani hanno accusato Obama di aver commesso una ingenuità, e l’ex vicepresidente Cheney ha detto che avrebbe dovuto bombardare il drone caduto per non farlo finire nelle mani iraniane.

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