Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Parigi attacca il governo di Damasco dopo l'attentato di venerdì scorso contro il contingente francese in Libano
Testata: Il Foglio Data: 13 dicembre 2011 Pagina: 4 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Parigi è pronta alla 'guerra corsara' contro il vecchio amico Assad»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 13/12/2011, a pag. 4, l'articolo dal titolo "Parigi è pronta alla 'guerra corsara' contro il vecchio amico Assad".
Alain Juppé, Nicolas Sarkozy, Bashar al Assad
Roma. Parigi accusa il governo di Damasco di essere il mandante dell’attentato terroristico contro il proprio contingente nel sud del Libano avvenuto venerdì scorso. L’attacco frontale, del tutto inusuale, è stato pronunciato domenica sera dal ministro degli Esteri Alain Juppé: “Abbiamo forti motivazioni per ritenere che l’attentato provenga dalla Siria, che spesso utilizza gli Hezbollah libanesi per questo genere d’attacchi. Non ho le prove materiali, ma siamo certi che dietro questo attacco ci sia la mano del governo siriano”. Immediata la smentita da parte di Damasco, che ha fatto seguito alla poco convincente “condanna del vile attentato contro Unifil” pronunciata da Hezbollah poche ore dopo l’esplosione. Alain Juppé, nel corso di un’intervista radiofonica su RF1 ha anche detto di essere “estremamente preoccupato per la situazione di Homs”, la città che, assieme ad Hama, ha guidato l’ultima fase della ribellione siriana. Stando alle parole del colonnello disertore della Free Syrian Army, Mohamed Hamdo, è scaduto la notte scorsa, infatti, l’ultimatum governativo che minacciava di bombardare Homs se non si fosse arresa. La città è completamente circondata da trincee, con luce, acqua e gas tagliati ed è assediata da decine di carri armati e da postazioni di mortai. Le accuse frontali e il linguaggio provocatorio di Juppé nei confronti sia della Siria sia di Hezbollah (considerati sino a sei mesi fa “interlocutori riformisti” da Nicolas Sarkozy) vanno lette in un contesto che tende a replicare sul territorio siriano la guerra combattuta seguendo il “modulo libico”. Sono sempre più numerose le conferme delle rivelazioni israeliane sulla costituzione di una “task force coperta” che opera da Iskenderun, nella provincia turca di Hatay, e che è composta da forze speciali turche, francesi, canadesi, qatariote e libiche che opera insieme ai disertori siriani. Questo supporto militare attivo – soprattutto nel campo delle telecomunicazioni – spiega l’elevato numero di soldati “lealisti” uccisi dai disertori (1.100, secondo il rais Bashar el Assad) e il radicamento di queste truppe che domenica hanno retto bene la loro prima battaglia frontale contro la dodicesima Brigata corazzata di Maher el Assad. Parigi, di concerto con Ankara, replica dunque in Siria le modalità del suo intervento vincente in Libia, con la non piccola differenza che i commandos francesi combattono in questi giorni in territorio siriano una guerra priva di copertura “multilaterale”. Una guerra “corsara”, che ricorda le spedizioni della Légion, in spregio del multilateralismo, ma che assegnerà a Parigi enormi dividendi una volta che Assad sarà caduto. A scapito delle nazioni che, come l’Italia, appaiono ingessate da una logica multilaterale e che per di più rischiano pericolose ritorsioni contro le proprie truppe stanziate in Libano.
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