Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Siria, continua la repressione. Scontri fra esercito e disertori, decine di morti cronaca di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 12 dicembre 2011 Pagina: 19 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Battaglia tra l'esercito e i disertori, decine di morti in Siria»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/12/2011, a pag. 19, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo "Battaglia tra l'esercito e i disertori, decine di morti in Siria".
Bashar al Assad
ISTANBUL — Si tinge di rosso sangue lo sciopero generale indetto contro il regime di Damasco. Ieri, primo giorno di protesta «in nome della dignità» voluto dai movimenti che si ribellano al pugno di ferro della dittatura, ha visto la ripresa degli scontri violenti tra militari e manifestanti in diverse aree del Paese. I bilanci provvisori delle violenze resi noti dalle organizzazioni che guidano le rivolte parlano di «almeno 26 morti» e decine di feriti. Centro degli scontri sono i villaggi del sud-ovest, non lontano dal confine con la Giordania. In quello di Busra al-Harir, una quarantina di chilometri dalla frontiera, almeno tre mezzi corazzati sarebbero stati dati alle fiamme. La «Syrian Observatory for Human Rights», l'organizzazione umanitaria basata a Londra che cerca di monitorare gli sviluppi della crisi siriana, segnala decine di arrestati e il ritrovamento di diversi cadaveri di attivisti rapiti nelle ultime settimane e quindi torturati a morte. In molti casi i soldati hanno fatto irruzione nei negozi costringendo i proprietari a riaprire le saracinesche. Oggi, giorno in cui si vota per il rinnovo delle municipalità, la situazione potrebbe essere ancora più tesa: i rivoltosi fanno appello all'astensione di massa. Al cuore delle violenze ci sarebbe la presenza tra i manifestanti di un numero sempre più alto di disertori delle forze militari regolari passati tra le file del movimento rivoluzionario, portando con sé le armi personali e poi diventati la spina dorsale del nuovo esercito di liberazione. Un salto di qualità fondamentale nella dinamica del braccio di ferro con la dittatura. Nelle prime fasi delle rivolte lo scorso marzo, infatti, i manifestanti erano per lo più disarmati e mobilitati in marce e cortei nel tentativo di modificare il regime con le sole proteste pacifiche. È stata però la repressione violenta voluta dai duri della dittatura (la vecchia nomenclatura legata all'ex padre-padrone del Paese Hafez al Assad, morto nel Duemila), nonostante le promesse di facciata del figlio, l'attuale presidente Bashar Assad, per riforme e dialogo, a spingere sempre più numerosi i soldati a rifiutare di sparare sulla propria gente. Ieri scontri tra esercito regolare e disertori sono stati registrati a Hama, Homs, Idlib, nella provincia di Daraa. A Homs in particolare è attesa una pesante offensiva lealista entro due giorni. Le violenze sono tracimate anche nei Paesi vicini. Ad Amman una dozzina di manifestanti ha attaccato e dato fuoco all'ambasciata siriana (4 funzionari feriti). Nel Libano meridionale c'è invece allarme tra gli uomini del contingente internazionale Unifil (di cui fanno parte anche i soldati italiani) dopo che giovedì cinque militari francesi sono rimasti feriti in un attentato. Ieri il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha puntato il dito contro la Siria e la milizia sciita dell'Hezbollah.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante