Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/12/2011, a pag. 3, gli articoli titolati " Il 'codice rosso' di Teheran mette in moto pasdaran e Hezbollah " e "Prepariamoci all’Iran con la Bomba. Il rapporto choc dell’Aei ". Da LIBERO, a pag. 18, l'articolo di Maurizio Stefanini dal titolo " Non si fidano dell’Iran. Pure gli sceicchi vogliono l’atomica".
Ecco i pezzi, preceduti dal comunicato di Fiamma Nirenstein:
Fiamma Nirenstein - " Risoluzione sull’Iran votata da tutti i gruppi politici "

Fiamma Nirenstein
E’ passata all’unanimità in Commissione Esteri la risoluzione presentata a firma degli onorevoli Fiamma Nirenstein (Pdl), Ferdinando Adornato (Udc) e Paolo Corsini (Pd) sull’Iran che riportiamo a seguire.
L’On. Fiamma Nirenstein ha detto in commissione, presentando la risoluzione, che occorre combattere con dure sanzioni e nell’unità politica europea e del mondo intero uno dei pericoli più grandi che si siano mai affacciati sul mondo è per questo necessaria una presa di posizione unitaria nel Parlamento italiano. Infatti, il rapporto dell’IAEA del 8 novembre ha rivelato come lo scopo dell’arricchimento nucleare iraniano sia puramente militare. E l’Iran – ha spiegato l’On. Nirenstein – ha dimostrato di essere un paese molto aggressivo non solo a parole: infatti il regime degli Ayatollah sta soccorrendo con forze armate quello di Assad che infierisce sul popolo siriano, arma Hezbollah e Hamas, sponsorizza imprese terroristiche.
Il Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri Marta Dassù a nome del governo ha commentato la risoluzione definendola attinente ai fatti e opportuna e sottolineando sia la necessità di lavorare per porre termine all’arricchimento nucleare iraniano che contro la costante violazione di tutti i diritti umani in quel paese.
Risoluzione in Commissione Esteri
La Commissione Esteri
premesso che:
dall'ultimo Rapporto dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) sul programma nucleare iraniano, rilasciato l’8 novembre 2011, risulta che l'Iran si trova in uno stadio avanzato nella costruzione della bomba atomica, smentendo gli scopi esclusivamente civili dell'arricchimento di uranio sostenuti dal regime di Teheran;
in particolare, il rapporto spiega come "l’Iran ha condotto attività rilevanti per lo sviluppo di un ordigno esplosivo nucleare", riferendosi in particolare a quattro processi che sarebbero ancora in corso: 1) gli sforzi per ottenere materiali nucleari a fini militari e civili da individui e organizzazioni militari; 2) lo sviluppo di materiale nucleare in siti non dichiarati agli ispettori; 3) l’acquisizione di informazioni e documenti da un network clandestino al fine di realizzare un ordigno; 4) lo sviluppo del disegno di una testata nucleare, incluse le componenti per sottoporla ai necessari test;
il rapporto AIEA chiarisce come l'Iran sia già in possesso di missili come gli Shahab-3, sui quali può essere montata una testata nucleare, che, con una gittata di 2000 km, sono in grado di colpire Israele e come si stia lavorando allo sviluppo delle versioni successive (Shahab 4 e 5), che sarebbero in grado di raggiungere l'Europa;
preso atto dei contenuti del Rapporto, gli Stati Uniti, attraverso il segretario di Stato Hillary Clinton e quello al Tesoro Timothy Geithner, hanno annunciato nuove sanzioni contro l’Iran mirate soprattutto sul settore energetico e finanziario: il Presidente Barack Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti non daranno tregua nel dare la caccia alle attività illecite dell'Iran, in quanto Teheran "ha scelto la via dell’isolamento”;
la Gran Bretagna ha deciso di recidere ogni legame finanziario col Paese mediorientale, in quanto, come spiegato dal ministro degli Esteri William Hague, "il rapporto dell'AIEA ha fornito prove dettagliate e credibili delle dimensioni militari del programma nucleare iraniano"; come forma di ritorsione il parlamento iraniano ha approvato una legge che impone al Ministero degli Affari Esteri di ridurre entro due settimane le relazioni con la Gran Bretagna a livello di incaricati d'affari e l’ambasciata è stata attaccata e devastata il 29 novembre da una folla che, non impedita dalle forze di sicurezza iraniane, ha sequestrato per alcune ore sei diplomatici inglesi;
il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata ha affermato lo scorso 22 novembre che l'Italia sostiene con piena convinzione il piano di sanzioni economiche nei confronti dell'Iran annunciato dall'Amministrazione statunitense, in quanto le conclusioni dell'ultimo Rapporto dell'AIEA hanno fornito ulteriori motivi di grave preoccupazione alla comunità internazionale; il Ministro ha anche dichiarato che "l'Italia si sta attivando affinché sanzioni analoghe a quelle annunciate dagli Stati Uniti vengano adottate quanto prima anche dall'Unione Europea";
il 22 novembre a Bruxelles gli Stati membri dell'Unione Europea hanno raggiunto un accordo di principio per estendere ad altri 190 nomi, tra personalità del regime ed entità economiche iraniane le sanzioni consistenti nel blocco dei beni e la sospensione dei visti di ingresso;
il Comitato per Diritti Umani delle Nazioni Unite ha di recente concluso la sua revisione periodica dello stato dei diritti umani nella Repubblica Islamica dell'Iran, nella quale viene descritta una situazione gravissima di violazioni a ogni livello, in particolare contro le donne, gli oppositori politici, gli studenti che hanno partecipato alle iniziativa di protesta post elezioni presidenziali del 2009 e gli omosessuali; il 21 novembre l'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato la risoluzione annuale di condanna delle violazioni dei diritti umani in Iran, con 86 sì (sei in più dell'anno scorso), mentre i contrari sono scesi da 44 a 32;
il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad nel corso del suo mandato ha continuato a minacciare Israele e gli Stati Uniti, persino il 23 settembre dagli scranni delle Nazioni Unite, ha indicando come suo nemico giurato il mondo libero e lo stile di vita occidentale;
impegna il Governo:
a vigilare affinché sia assicurata la piena applicazione delle sanzioni già previste nei documenti ufficiali del’Unione Europea e dell’Onu;
ad attivarsi in sede comunitaria al fine di giungere all’adozione di una forte posizione unitaria, volta a porre in essere ogni azione necessaria a inasprire le sanzioni contro il regime iraniano nel tentativo di dissuaderlo dal portare avanti il programma nucleare;
a sostenere l’AIEA nel suo impegno contro la proliferazione per l’accertamento integrale dello stato di avanzamento dei programmi iraniani.
www.fiammanirenstein.com
Il FOGLIO - " Il 'codice rosso' di Teheran mette in moto pasdaran e Hezbollah"


Hezbollah Pasdaran
Roma. “Codice rosso” per le Forze armate iraniane: è questo il livello di allerta deciso dalla Guida suprema di Teheran, Ali Khamenei, per contrastare un attacco israeliano o statunitense contro le centrali iraniane. Il comandante dei pasdaran ha disposto lo spostamento in siti segreti dei missili a lungo raggio Shahab, per evitare che siano colpiti; l’aviazione ha allertato diverse “unità di risposta rapida” per contrastare attacchi aerei. La marina iraniana ha iniziato manovre nello stretto di Hormuz, obiettivo strategico, per la straordinaria facilità con cui può essere bloccato il canale navigabile attraverso cui passa il 40 per cento del petrolio mondiale (non a caso il petrolio è balzato a 102 dollari il barile e ci sono previsioni oltre i 200 dollari in caso di escalation). Nelle stesse ore, Hassan Nasrallah, leader del libanese Hezbollah che dopo la defezione di Hamas e la crisi del regime siriano è rimasto l’unico alleato politico-militare dell’Iran, è apparso in pubblico a Beirut – per la prima volta dal 2008 – per mandare un avvertimento ai rivali libanesi sostenuti dai sauditi: “Chi vuole paralizzare l’arsenale dei missili di Hezbollah è al servizio di Israele. Continueremo a tenere le nostre armi e mandiamo un chiaro messaggio a chi cospira e spera in cambiamenti in Siria: Hezbollah è in armi; non riuscirete ad annientarci”. Nel giro di un mese gli episodi di guerra sono stati tanti. Il 4 dicembre, al confine con l’Afghanistan, è stato abbattuto un drone della Cia – l’RQ 170 Sentinel, noto anche come la “Bestia di Kandahar” – che ora è nelle mani dei pasdaran (un duro colpo per Washington: il drone avrebbe dovuto autodistruggersi, invece è quasi intatto e perfetto per rubarne tutti i segreti). Probabilmente Teheran dispone di una tecnologia che permette di interferire sulle telecomunicazioni criptate: due droni israeliani nei giorni scorsi sono caduti in Libano a opera degli Hezbollah filoiraniani in circostanze simili. Il 27 novembre il Majlis, il Parlamento iraniano, ha approvato una legge per espellere l’ambasciatore inglese e interrompere le relazioni con Londra, in risposta alle sanzioni bilaterali deliberate dal premier inglese, David Cameron; due giorni dopo alcuni “studenti islamici” agli ordini dell’ayatollah Khamenei hanno assaltato l’ambasciata britannica a Teheran e si sono impadroniti di dossier segreti (tra questi un “piano di sbarco e di invasione”, subito denunciato come provocatorio dalle autorità iraniane, ma che in realtà è il prospetto dello sbarco in Normandia degli Alleati nel 1944, che Winston Churchill illustrò a Stalin durante la Conferenza di Teheran, pochi mesi dopo). Il giorno prima, un’esplosione aveva semidistrutto nei pressi di Isfahan un impianto per la produzione di gas di esafluoruro di uranio, utilizzato nelle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio dell’impianto di Natanz: secondo il New York Times, l’esplosione è stata devastante, per il programma militare di Teheran soprattutto. Il 12 novembre un’altra esplosione aveva distrutto la base dei pasdaran a Bigdaneh, dove si armano i missili Shahab in grado di raggiungere Israele: nello scoppio è morto un uomo chiave dei pasdaran, il generale Hassan Moghadam, “padre degli Shahab”. Fonti dei servizi israeliani e occidentali sostengono che i due episodi non sono stati casuali, ma opera di agenti di Israele. La reazione iraniana alle pressioni internazionali sempre più forti non punta all’apertura di trattative ma a drammatizzare le tensioni militari nell’area: i militari americani in Iraq sono consegnati nelle caserme a causa di notizie certe su tentativi di rapimento da parte dei filo-iraniani. I dirigenti di Israele e molti analisti sono convinti che le manovre militari dei pasdaran siano fatte in raccordo con il regime siriano per dare sfogo alle crisi interne: Teheran e Damasco vogliono accendere un focolaio di guerra contro Israele a partire dal Libano.
Il FOGLIO - " Prepariamoci all’Iran con la Bomba. Il rapporto choc dell’Aei "


American Enterprise Institute
Roma. “Dovremo convinvere con la bomba atomica iraniana e sviluppare una politica di contenimento”. E’ molto pessimista il rapporto presentato ieri dall’American Enterprise Institute, il centro studi di Washington dove sono state elaborate alcune delle idee dominanti oggi negli Stati Uniti. Si intitola “Containing and Deterring a Nuclear Iran” il super dossier a cui un gruppo di esperti civili, deputati del Congresso e militari di orientamento repubblicano ha lavorato per sei mesi per conto di uno dei più influenti pensatoi conservatori. Il report, che secondo gli esperti costituirà la base ideologica del candidato repubblicano alle elezioni presidenziali, dice che “l’Iran si nuclearizzerà entro un anno”, confermando le previsioni già contenute in un recente dossier dell’Agenzia per l’energia atomica delle Nazioni Unite. Nei giorni scorsi anche l’ex capo dell’intelligence militare di Gerusalemme, Amos Yadlin aveva confermato che “Teheran ha già materiale atomico per costruire quattro o cinque ordigni nucleari” e che i vertici militari iraniani aspettano soltanto il via libera della Guida Suprema Khamenei per assemblare la Bomba. Recita il dossier dell’American Enterprise Institute: “Esiste la possibilità concreta che fallisca la strategia per evitare che l’Iran si doti di armi nucleari” e “si deve riconoscere che il fallimento è una opzione”. Allora Washington dovrà sviluppare una strategia di deterrenza militare contro Teheran: “I presidenti durante la Guerra fredda erano certi che gli Stati Uniti avevano sufficiente potenza militare per sostenere una politica di contenimento dell’Unione sovietica”, si legge ancora. “La deterrenza iniziava con la certezza che il regime sovietico sarebbe stato distrutto. Siamo sicuri che lo stesso valga per Teheran e che il regime vorrà evitare la distruzione? Ne dubitiamo. Non c’è dubbio che un paese può essere contenuto dall’uso di armi atomiche; la sola domanda è se c’è la volontà di farlo”. Il rapporto sostiene anche che l’Amministrazione Obama “non avrà la volontà di entrare in guerra con l’Iran prima del novembre 2012” (prima cioè delle elezioni presidenziali) e che quindi “sarebbe sciocco per i leader iraniani aspettare questa data per acquisire armi atomiche”. Si deve dare quindi per certo che “il prossimo inquilino della Casa Bianca nel gennaio 2013 avrà di fronte un Iran nuclearizzato”. “Una guerra simile all’invasione dell’Iraq” Si legge ancora che “non si possono mettere a rischio le future generazioni con una politica di contenimento”, ma anche che attualmente gli Stati Uniti “non sono pronti alla deterrenza contro l’Iran nucleare”. Il pensatoio conservatore è a favore dell’attacco militare, ma precisa che l’attacco sarà molto difficile: “Gli israeliani possono distruggere i siti iraniani, fra cui Natanz, e le strutture nascoste nel sottosuolo. Ma verificarne la distruzione sarà difficile. Uno strike paralizzante richiederà il controllo di obiettivi civili e militari iraniani. Lo strike sarà seguìto da una guerra con l’Iran”. Si deve quindi riconoscere la possibilità di un insuccesso “nell’eliminazione del programma nucleare iraniano con una campagna rapida di strike”. Svetta, fra i rischi maggiori, la necessità di mettere al sicuro i siti nucleari: “Non possiamo aspettare gli ispettori dell’Agenzia atomica dell’Onu. Ci sarà bisogno di collocare forze di terra a difesa dei siti atomici nel bel mezzo di una guerra aperta e di una popolazione iraniana ostile”. Secondo l’American Enterprise Institute, sarà “una guerra simile a Desert Storm del 1991” in Iraq.
LIBERO - Maurizio Stefanini : " Non si fidano dell’Iran. Pure gli sceicchi vogliono l’atomica"

Anche l’Arabia Saudita vuole la bomba atomica. Lo ha annunciato in modo implicito Turki al-Feisal, già capo dei servizi segreti sauditi e ex-ambasciatore a Londra e a Washington, parlando a un Forum sulla congiuntura regionale che si è tenuto nella capitale saudita Riad. Ma secondo alcuni analisti prima ancora di questa escalation nucleare in Medio Oriente potrebbe esserci una guerra vera e propria coinvolgente Israele e Siria. «Tutti i nostri sforzi e quelli del mondo non sono riusciti a convincere Israele a rinunciare alle sue armi di distruzione di massa, e neanche sono riusciti a convincere l’Iran. A questo punto, è nostro dovere verso il nostro popolo di esaminare tutte le altre opzioni possibili. Compresa l’acquisizio - ne di queste armi», ha detto Turki al-Feisal. È vero che ha cercato di precisare che l’uso di quest’arma sarebbe comunque quello «pacifico » della dissuasione: «Una catastrofe che toccasse uno di noi si abbatterebbe su di noi tutti».
COME USA E URSS
Insomma, l’Arabia Saudita punterebbe a ripetere in Medio Oriente l’«equilibrio del terrore» che ha assicurato la pace tra Usa e Urss durante la guerra fredda. Che è peraltro la stessa posizione di Israele. L’Arabia Saudita ha accusato costantemente Israele di «ambiguità nucleare» per il fatto che detiene un arsenale stimato tra gli esperti tra gli 80 e i 200 ordigni senza averlo mai ufficialmente riconosciuto. Ma d’altra parte anche l’Arabia Saudita mantiene nei confronti di Israele quella che potremmo definire «ambiguità diplomatica », dal momento che in campo internazionale non ne contesta più l’esistenza, ma in campo interno manda in continuazione ai propri cittadini il messaggio che un giorno o l’altro dovrà essere spazzato via, e comunque appoggia gruppi come Hamas che appunto hanno questo programma. In questo momento però, l’Iran mette all’Ara - bia saudita più paura ancora di Israele, anche se la bomba atomica non ce l’ha ancora. Wikileaks ha fatto capire che i sauditi sarebbero più che contenti se Israele togliesse le castagne del fuoco con un bel blitz preventivo contro i siti nucleari iraniani, e per sostenere le sanzioni contro Teheran si è detta anche disposta a offrire più petrolio. Va ricordato che, comunque, anche l’Arabia Saudita ha giàun programmanucleare civile. A giugno la stampa locale ha riportato un discorso del coordinatore dell’organismo saudita del nucleare civile Abdel Ghani Malibari, secondo il quale il governo di Riad avrebbe intenzione di stanziare 80 miliardi di dollari per costruire 16 reattori nucleari civili entro i prossimi 20 anni.
GUERRA A ISRAELE
Come detto, però, nell’imme - diato alcune frasi pronunciate dal premier israeliano Netanyahu e dal presidente siriano Bashar Assad e alcune loro decisioni sembrano indicare la possibilità di un conflitto regionale tra fine dicembre e inizio gennaio. Sabato scorso, in particolare, c’è stata un’esercitazione militare siriana presso la città orientale di Palmyra, domenica il governo siriano ha informato che era stata testata la capacità di reazioni missilistica di fronte a scenari di guerra imminenti, e lunedì i relativivideo sono apparsi per un po’ su Internet. Il tutto è stato interpretato come avvertimento a Turchia e Israele che la capacità missilistica siriana è ancora intatta. Lunedì, però, Netanyahu ha commemorato il padre fondatore della patria David Ben Gurion ricordando come Israele nel 1948 riuscì a sconfiggere una coalizione araba proprio perché fece di resta sua, piuttosto che dar retta agli occidentali. «Ci sono delle volte in cui prendere una decisione può comportare un prezzo pesante, ma non farla avrebbe un prezzo più pesante ancora». E intanto navi sia russe che americane stanno pattugliando le acque attorno a Iran e Siria.
Per inviare la propria opinione a Foglio e Libero, cliccare sulle e-mail sottostanti