lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Il Giornale-Libero-IlSole24Ore-Il manifesto Rassegna Stampa
03.12.2011 Egitto: I giornaloni scoprono che hanno vinto i 'cattivi'
imbarazzo fra i comunisti e sul foglio degli industriali, per cui avanti con il bianchetto

Testata:Il Giornale-Libero-IlSole24Ore-Il manifesto
Autore: Gian Micalessin-Andrea Morigi-Michele Giorgio- Ugo Tramballi
Titolo: «In Egitto vince l'islam e la sinistra chic grida alla sorpresa-Ora si accorgono che l'Egitto è in mano all'islam-In Egitto affluenza record alle urne- L'ordine sociale islamico»

I risultati elettorali egiziani tengono banco anche oggi, 03/12/2011 sui giornali italiani, con cronache-commento di indubbio interesse, anche se per opposti motivi.
Su IL GIORNALE e LIBERO, Gian Micalessin e Andrea Morigi sottolineano la scoperta da parte dei giornaloni che i Fratelli Musulmani possono essere rubricati fra i cattivi. Bella scoperta a Repubblica e al Corriere, alla portata di chiunque non fosse prigioniero del 'politicamente corretto'. Meglio tardi che mai, come IC sottolineava nei giorni scorsi.
Commenti imbarazzati, persino equivalenti - cosa non rara considerando la vicinanza ideologica dei due cronisti - i pezzi di oggi sul SOLE24ORE e
IL MANIFESTO.
Dicevamo imbarazzanti, poichè non sta bene a Tramballi e a Giorgio scrivere che i Fratelli Musulmani imporranno la Sharia, e che i salafiti sono ancora peggio, non sia mai ! Il quotidiano di Rocca Cannuccia ha persino abdicato alla sua ideologia di sempre quella comunista, dittatura sì, ma laica, e di laico nel mondo arabo-musulmano non c'è proprio nulla, ma a Giorgio va bene tutto, purchè sia contro Israele. Il titolo del SOLE24ORE è - se possibile - persino pià imbarazzante, perchè cita l'alta affluenza alle urne, una notizia quasi archeologica. Per il resto, avanti con il bianchetto, per gli eredi del comunismo e per il foglio rosa degli industriali, in Egitto tutto procede per il meglio. Bravò a Giorgio e al gemello Tramballi.
Ecco tutti gli articoli:

Il Giornale-Gian Micalessin:" In Egitto vince l'islam e la sinistra chic grida alla sorpresa"

Ohibò che notizia, han vinto gli islamisti. Le teste d'uovo del giornalismo e della geopolitica nostrana e internazionale, i padri putativi della cosiddetta rivoluzione di Facebook e internet, son già lì a lambiccarsi. A sentir queste Alici nell'Egitto delle Meraviglie il 40 per cento intascato dai Fratelli Musulmani e il 25 per cento portato a casa dagli integralisti salafiti del partito Al Nour - contro il poco più del venti per cento incassato dai laici - è un'imprevedibile sorpresa. Un inimmaginabile scarto rispetto alla preventivata vittoria liberal democratica. La vera sorpresa è un'altra. La vera sorpresa è scoprire come gran parte dei cosiddetti esperti, compresi quelli sguinzagliati a piazza Tahrir dalle grandi testate internazionali, si rivelino ancora una volta inadeguati, poco informati, incapaci di comprendere la differenza tra i propri “desiderata” e la realtà di un Paese. Non è una novità. Succede dai tempi del Vietnam quando gazzette e vati del pensiero progressista scambiarono per vittoria della democrazia la salita al potere di Pol Pot. Da allora, nonostante pentimenti e lacrime di coccodrillo, i grandi profeti del quotidiano continuano a non azzeccarne una. Il problema a volte non è n´ la malafede, n´ un'interpretazione dogmatica slegata da qualsiasi analisi degli eventi. Il problema a volte deriva dalla superficialità, dalla naturale propensione a seguire il pensiero alla moda. Repubblica, nave scuola delle banalità progressiste, è il miglior esempio di questa superficialità fattasi dogma. Dopo averci raccontato per dieci mesi la favola bella delle «rivolte del web», ci spiega ora che «la rivoluzione ha cambiato faccia». Il problema è molto diverso. In Egitto non c'è mai stata un'autentica rivoluzione. A piazza Tahrir sono andate in scena solo delle colorite dimostrazioni sostenute da un'elite laica e liberale. Quel che ha innescato la caduta di Mubarak è stato un colpo di Stato ordito dal Feldmaresciallo Tantawi e dagli altri vecchi arnesi del regime con il sostegno dell'amministrazione Obama.
I numeri del voto non bisognava andarli a cercare nel neonato movimento di piazza Tahrir, ma nella storia decennale dei Fratelli Musulmani, un movimento islamista nato nel 1928 e messo fuori legge nel 1954. Un movimento la cui vera forza è stata - da allora - quella di darsi una struttura e un'organizzazione semiclandestina che gli ha permesso di crescere e moltiplicarsi nonostante la repressione. Per capire che quel movimento fosse la vera forza organizzativa e propulsiva dello scontro con i militari bastava andare a vedere i risultati delle elezioni del 2005. Allora nonostante la repressione, nonostante il divieto di presentare proprie liste, nonostante lo stretto controllo esercitato dal regime di Mubarak sulle urne, i Fratelli Musulmani conquistarono 88 dei 454 seggi del Parlamento. Dietro a quel successo c'erano reti di moschee, organizzazioni di beneficenza e centri di assistenza sociali capaci di porsi come alternativa al complesso militar industriale dei generali. I gruppi laici e liberali di piazza Tahrir, oltre a non disporre di questa struttura, sono una costellazione di forze frammentaria e priva di leader di rilievo. Il loro principale limite è quello di muoversi nell'esiguo spazio grigio non occupato da militari e Fratelli Musulmani, di essere l'erba rara di un Paese dove chi conta sta o con le classi agiate del vecchio regime o con il grande elettorato islamico abituato a sopravvivere con 60 dollari al mese.
Neppure per prevedere la vittoria degli ultra integralisti di Nour serviva la sfera di vetro. Nell'Egitto anni Ottanta i terroristi della Jihad islamica rappresentavano la punta d'un iceberg che occupava vaste regioni e interi quartieri del Cairo. La dura repressione di Mubarak aveva tolto di mezzo i capi, ma non l'humus di una cultura integralista riemersa in tutta la sua forza non appena si sono aperte le urne. Incuranti di ciò l'amministrazione Obama e l'Occidente hanno seguito a ruota la superficialità dei media puntando tutto sull'improbabile vittoria laica. Sulla scia di queste leggerezze la più importante nazione mediorientale si ritrova condannata a scegliere tra l'incognita islamista, una nuova dittatura militare o un'insostenibile guerra civile.

Libero-Andrea Morigi:" Ora si accorgono che l'Egitto è in mano all'islam "

 

Sarà l’inesperienza riguardo alle procedure della democrazia, ma i risultati delvotodi lunedì emartedìscorsinonsono stati resi pubblici dalla commissione elettorale egiziana. Con un giorno di ritardo rispetto al previsto, ha fornito appena un elenco nominativo dei candidati della quota uninominale, eletti al primo turno o rinviati al ballottaggio lunedì prossimo. Quanto ai dati di lista, regna il caos. Si attende la conferma delle indiscrezioni, secondo le quali il partito dei Fratelli musulmani, Giustizia e Libertà, si attesterebbe sul 40% dei voti, seguito dai salafiti di Nour e dal Blocco egiziano, laico e moderato. Al Cairo,comunque, ilnomesullabocca di tutti è quellodi MohamedBadie Abdul Mageed Samy, guida generale dei Fratelli Musulmani egiziani. La transizione verso lademocrazia dipenderà dalui, che dopo aver dichiarato haram, cioè illecita secondo la legge islamica, la partecipazione alle elezioni da parte dell’Hizb al- Ikhwan al-Muslimun, cioè la Fratellanza, ha promosso una lista data per trionfatrice alle urne. Dovranno abituarsi al suo doppio linguaggio, alla sua agenda nascosta, anche coloro che hanno sperato nella riconquistata libertà senza tener conto dello slogan del movimento: «Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro leader. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è la nostra via. Morire sulla via di Allah è la nostra più alta speranza». Sono oltre ottant’anni che lo diffondono, in particolare in Medio Oriente e in Europa, dapprima arruolandosi nelle Waffen e poi, nel dopoguerra, attraverso l’immigrazione nel Vecchio Continente, a partire dalla Germania. Qualche ingenuo disposto a credere alle loro promesse elettorali, lo trovano ancora, in Occidente e nel resto del mondo, a partire dall’amministrazione Usa, che ha obbligato Hosni Mubarak a dimettersi e ha inaugurato il dialogo con i Fratelli Musulmani, che ora dichiarano di non volergovernarecon i salafiti. Sispacciano per i sostenitori del “modello turco” che ormai anche il Corriere della Sera ritiene «(quasi) impossibile», mentre la Repubblica, che registra «l’inquietudine dei laici e dei rivoluzionari più arrendevoli» per l’affermazione dei salafiti, continua ancora a sperare in «una formula alla turca». La promuove anche il leader dei Fratelli Musulmani siriani, Mohammad Shaqfah, in effetti. Chi non ci crede e non la vuole sono quelli della sezione palestinese, cioè i terroristi di Hamas. Mahmoud Zahar, il loro portavoce, lo ha spiegato con tutta franchezza a Gulf News il 30 novembre: «I Fratelli Musulmani continueranno a governare dalla Tunisia a Gaza finché il movimento manterrà le promesse fatte alle gente che non solo ha accordato loro fiducia ma li ha anche votati». Sono loro stessi ad ammettere la continuità fra Palestina e Africa del Nord.

IlSole24Ore-Ugo Tramballi: " In Egitto affluenza record alle urne"

IL CAIRO. Dal nostro inviato
Un'affluenza del 62% è un risultato storico per l'Egitto dove prima, alle sue finte elezioni, non andava a votare che il 5 per cento. Ma non è meno storico il successo dei partiti islamici. Per il più importante dei Paesi del Medio Oriente arabo e la più importante delle sue Primavere, inizia un'era nuova, evidentemente ancora incerta.
Il dato dell'affluenza è ufficiale, annunciato ieri sera dalla commissione elettorale dopo continui rinvii. Il secondo, relativo al successo islamico, resta sottinteso: i Fratelli musulmani con il 40-45% , i radicali salafiti attorno al 10 con punte del 20% ad Alessandria e nel Delta del Nilo. I partiti liberali e laici, genericamente dal centro-destra al centro-sinistra, erano divisi in due fronti che complessivamente hanno raggiunto il 30-35%, con qualche punto in più per il Blocco Egiziano, il fronte al quale aveva aderito il partito di Naguib Sawiris. Molto meno per le sinistre, poco per i partiti legati al vecchio regime di Hosni Mubarak, pochissimo per il pugno di giovani candidati indipendenti venuti da piazza Tahrir, che avevano corso per un seggio parlamentare.
Ufficialmente, Fratelli musulmani e salafiti non hanno fatto fronte comune né hanno dichiarato di volerlo fare. Ma in diverse circoscrizioni è accaduto: insieme nella stessa lista, insieme nei comizi e nella propaganda. Giustizia e libertà, il partito del Fratelli musulmani, aveva creato un fronte con altri 12 partiti minori di varia estrazione, dai nasseristi ai moderati, nessuno dei quali islamico. Non era per avere più voti ma per dimostrare la loro volontà di non correre da soli e cooperare con gli altri.
Il voto finalmente scrutinato dopo due giorni di rinvii, non è quello complessivo. Nella prima delle tre tornate previste si è votato solo in 9 dei 27 governatorati; e lo spoglio ha riguardato il terzo uninominale dei candidati al parlamento. Ma è la più consistente delle tre tornate che si concluderanno in gennaio: poco meno di 20 dei 50 milioni di elettori. E tutti i 20 milioni sono stati chiamati a votare per quel terzo di candidati all'uninominale. I dati diffusi ieri sono dunque risultati importanti e segnano la tendenza negli altri governatorati.E ieri sera, mentre si aspettavano i risultati elettorali, a sorpresa è stato annunciata la formazione del nuovo governo di "salvezza nazionale" guidato da Kamal Ganzuri. Difficile chiamarlo nuovo: dei 32 ministri nominati, 23 lo erano anche dell'Esecutivo precedente, sempre scelto dai militari. Presumibilmente, il nuovo Governo Ganzuri dovrebbe durare fino all'estate, quando l'Egitto tornerà alle urne per eleggere il capo dello Stato: il Paese dovrebbe restare una repubblica presidenziale. Anche i Fratelli musulmani erano d'accordo che il governo di salvezza nazionale dovesse durare fino ad allora. Almeno prima delle elezioni e del risultato così chiaramente a loro favore. La fratellanza potrebbe essere tentata di chiedere che sia il Parlamento a maggioranza islamica a nominare un nuovo esecutivo, mettendo in moto un processo politico assolutamente nuovo.
Ieri, come tutti i venerdì, piazza Tahrir si è di nuovo riempita di manifestanti. Ma ai giovani che la presidiano ininterrottamente da due settimane, non si sono aggiunte le centinaia di migliaia delle precedenti dimostrazioni. Al contrario, mai come ieri Tahrir è stata così poco affollata. La maggioranza degli egiziani è andata a votare e ciò dimostra che gli egiziani che vogliono partecipare preferiscono farlo nei seggi elettorali.

Il Manifesto-Michele Giorgio: "L'ordine sociale islamico"



L’Egitto volta pagina. I risultati della prima delle tre fasi delle elezioni legislative, dicono in modo inequivocabile che le forze islamiste, a cominciare dai Fratelli musulmani, sono le più popolari. I partiti liberali e quelli di sinistra ottengono consensi significativi ma nell’Assemblea del popolo (Camera bassa) saranno una minoranza. L’Egitto perciò si allinea a Marocco e Tunisia. Sugli scenari egiziani e regionali abbiamo intervistato l’analista e giornalista Hani Shukrallah, direttore dell’edizione online del quotidiano al Ahram. Ci si aspettava una vittoria islamista ma non di queste proporzioni. Oltre ai Fratelli musulmani anche i salafiti hanno ottenuto un risultato eccezionale. Come lo spiega? Senza dubbio il successo degli islamisti è andato oltre ogni previsione fatta prima del voto. Nessuno si aspettava questa valanga di voti a favore dei Fratelli musulmani e, soprattutto, dei salafiti. È un risultato che ha più di una spiegazione. I Fratelli musulmani sono la forza politica più organizzata e non da qualche mesemada diversi anni. A mio avviso essere rimasti in semi-clandestinità durante i trent’anni di potere di Hosni Mubarak ha accresciuto il prestigio degli islamisti. A ciò si deve aggiungere che la campagna elettorale insistita sui principi religiosi e sull’aiuto ai più poveri ha dato loro una grossa mano. Gli islamisti inoltre sono considerati una forza di stabilità e d’ordine dai tanti egiziani che guardano con preoccupazione al clima di conflitto interno permanente che si respira nel paese. Infine, ma non certo per importanza, le forze politiche islamiche hanno ricevuto fondi consistenti provenienti da Arabia saudita e Qatar, che poi hanno sapientemente investito nell’assistenza sociale, la loro macchina di costruzione del consenso. Liberali, laici, giovani rivoluzionari e sinistra, invece risultano ridimensionati. Fino ad un certo punto, perché comunque hanno raccolto consensi importanti e rimangono punti di riferimento per chi ha partecipato da protagonista alla rivoluzione controMubarak. Le forze politiche progressiste pagano soprattutto le loro profonde divisioni. Sono andate al voto con decine di partiti e sigle che hanno sconcertato gli elettori. Gli islamisti, al contrario, alle elezioni sono arrivati compatti e sulla base di accordi raggiunti con largo anticipo sull’apertura delle urne. Si prevede che le prossime due tornate elettorali non daranno risultati diversi da quelli comunicati ieri. Cosa accadrà da gennaio in poi, i Fratelli musulmani insisteranno per formare un governo a guida islamista L’Egitto è una repubblica presidenziale e le Forze armate, che detengono provvisoriamente i poteri del presidente, non rinunceranno alla facoltà di nominare il governo e il primo ministro. Tuttavia nei prossimi mesi non prevedo problemi veri tra militari e islamisti. In realtà queste due forze si sono date una mano a vicenda da quando è caduto Mubarak e non andranno allo scontro frontale. I Fratelli musulmani, che si sono tenuti a distanza da Piazza Tahrir e non hannomai esercitato vere pressioni sui militari, non spingeranno più di tanto. Piuttosto sceglieranno di attendere ilmomento più opportuno per formare il loro governo. L’Egitto è il terzo paese del Nordafrica dove le elezioni danno la vittoria agli islamisti. La Libia è avviata sulla quella strada e in Siria i Fratelli musulmani sono impegnati a sostenere la maggioranza sunnita che si oppone al presidente Bashar Assad. La cosiddetta «primavera araba» si colora sempre più di verde islamico. Dobbiamo tenere presente, prima di tutto, che elezioni libere e democratiche sono una novità assoluta per l’Egitto e altri paesi della regione e questo è un passo in avanti di eccezionale importanza se paragonato ai sistemi autoritari che dominavano questi tre paesi meno di un anno fa. C’è ancora tanta strada da fare e l’Islam politico dovrà mostrarsi maturo e compatibile con un sistema democratico. In ogni caso non è detto che l’arrivo al potere degli islamisti sia definitivo e duraturo, forse è una fase che la regione deve attraversare prima di approdare ad un quadro politico più articolato e meno sfavorevole a formazioni laiche e progressiste.

Per inviare la propria opinione a Il Giornale, Libero, IlSole24Ore, Il Manifesto, cliccare sulle e-mail sottostanti


redazione@ilmanifesto.it
letterealsole@ilsole24ore.com
segreteria@ilgiornale.it
lettere@libero-news.eu

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT