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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.12.2011 Iran, anche l'Italia richiama l'ambasciatore
Cronaca di Luigi Offeddu

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 dicembre 2011
Pagina: 16
Autore: Luigi Offeddu
Titolo: «Iran, anche l'Italia richiama l'ambasciatore»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/12/2011, a pag. 16, l'articolo di Luigi Offeddu dal titolo "Iran, anche l'Italia richiama l'ambasciatore".


Giulio Terzi                Alberto Bradanini, ambasciatore italiano in Iran

BRUXELLES — Anche l'Italia, come la Germania, la Francia e altri Paesi, ha richiamato per consultazioni il proprio ambasciatore a Teheran, in segno di protesta per l'assalto all'ambasciata britannica. Non è, o non è ancora, la rottura delle relazioni diplomatiche: ma un «segnale chiaro e condiviso», come ha detto il neoministro degli esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, al suo debutto a Bruxelles per il Consiglio dei ministri degli esteri europei.
L'attacco alla rappresentanza diplomatica di Londra in Iran viene assimilato a un attacco rivolto contro tutta l'Unione Europea. Per Bruxelles, è necessaria perciò una risposta comune, e anche a questo serviranno le consultazioni con i diplomatici richiamati in patria da alcuni Paesi. Non c'era sul tavolo una richiesta o un obbligo di agire tutti così, ha precisato l'alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Catherine Ashton, sempre prudentissima: ma c'era sì l'auspicio di mostrarsi in un modo o nell'altro solidali con Londra. Più tardi, si deciderà tutti insieme che cosa fare. Nello stesso tempo, vengono rese più severe le sanzioni già in corso e se ne preparano di nuove, anche nel settore energetico, senza però arrivare all'embargo petrolifero totale, che Paesi economicamente più fragili come la Grecia non vogliono.
A pochi giorni dalla scene selvagge di Teheran, il Consiglio dei ministri degli esteri era un'occasione attesa e insieme temuta da tutti: e la paura era quella di sempre, che l'Europa si confermasse divisa e incerta. Non lo ha fatto, ma la risposta alla sfida iraniana è per forza di cose parziale e interlocutoria: non si sa ancora chi abbia promosso l'assalto all'ambasciata («non vi sono indicazioni che sia stato il governo iraniano», ha detto ieri in un'intervista il vicepresidente americano Joe Biden), e la scena politica dentro e intorno all'Iran continua a essere assai nebulosa. La stessa Cina se n'è detta preoccupata. E anche la Germania, per ragioni completamente opposte: ieri la sua magistratura ha aperto un'inchiesta su un presunto piano terroristico, che nel caso di un attacco militare occidentale all'Iran mirerebbe a colpire le basi americane in terra tedesca.
Quanto alle sanzioni, il Consiglio dei ministri degli esteri ha congelato gli averi di 143 nuove società iraniane, e ha bloccato i visti d'ingresso nella Ue ad altre 37 persone. Secondo il ministro Terzi, presto «si discuterà di misure sull'energia, ma su quali specifici settori è prematuro dirlo». Perché bisogna, ha detto ancora, «accrescere la pressione sull'economia iraniana per convincere la dirigenza che la strada del dialogo è l'unica possibile», e però «l'impatto delle sanzioni sulla nostra economia è un aspetto fondamentale, più le pressioni si accrescono, più la nostra attenzione ed i nostri scrupoli sono evidenti».

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