Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/11/2011, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Tendenza Erdogan ".
Recep Erdogan
Ci farebbe piacere se l'anonimo estensore del pezzo commentasse questa breve (L'UNITA', a pag. 21) " La vittoria del partito islamico Giustizia e Sviluppo in Marocco avrebbe avuto un primo effetto in tv: secondo quanto rileva il sito informativo «Lacome», nella trasmissione speciale dedicata alle elezioni del 25 novembre dalla tv“2M” sono apparse per la prima volta due giornaliste con l’hijab, il tradizionale velo islamico, mai visto prima su questa emittente ". Una breve che chiarisce come i risultati elettorali in Marocco, Tunisia e, in futuro, in Egitto, diano un segnale ben diverso da quello descritto nel pezzo. Vorremmo poi capire il motivo di tanto accanimento affettivo nei confronti di Recep Erdogan. Qualcuno ce lo spiega ? Ecco il pezzo:
Roma. In Marocco i Fratelli musulmani vogliono formare un governo col Partito socialista, con i nazionalisti e forse con i comunisti. La composizione “originale” dell’esecutivo di Abdelilah Benkirane, dopo le elezioni di venerdì, spiega l’evoluzione dell’islam politico dopo le rivolte dello scorso inverno. La conferma del primato del braccio politico dei Fratelli musulmani in Marocco – il Partito della giustizia e dello sviluppo – e il successo di Ennahda in Tunisia disegnano un quadro dalle dinamiche comuni. I partiti arabi laici non sono in grado di contrastare una Fratellanza che diventa primo partito con solo il 25 per cento dei voti. Il 60 per cento dell’elettorato arabo (attribuendo ai salafiti e ai partiti minori un 15 per cento) non trova una proposta laica unitaria e convincente. I laici arabi – potenzialmente maggioritari – si disperdono in più liste che sommano la propria debolezza, sino a subire l’egemonia della Fratellanza. In compenso i partiti islamici dimostrano di essere in grado di passare da una logica di opposizione frontale a una di governo, relativizzando la difesa intransigente della sharia. Nessun problema per le turiste in bikini e men che meno per la Ribà, il tasso d’interesse delle banche occidentali in Tunisia; nessuna proibizione dell’alcol in Marocco (ma tassazione al 30 per cento) e nessuna imposizione del velo. Certo, bisogna considerare l’arte della dissimulazione islamica e il tatticismo elettorale, ma forte è stato l’impatto del discorso che il premier turco, Recep Tayyip Erdogan (ex membro della Fratellanza), ha rivolto ai “partiti fratelli”: “Non abbiate paura della laicità, laicità non è assolutamente uguale ad ateismo. Vi consiglio di adottare una Costituzione laica”. Si apre così uno scontro dentro l’islam politico, con Erdogan che punta a emarginare il tradizionale polo d’attrazione e di finanziamento dell’Arabia Saudita, per dettare una via alternativa verso la democrazia. Sinora Erdogan pare vincente.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante