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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.11.2011 Sanzioni contro la Siria dalla Lega Araba
Tra dittatori non ci si capisce più? Cronaca di Maurizio Molinari, commento di Antonio Ferrari

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Maurizio Molinari - Antonio Ferrari
Titolo: «La svolta della Lega Araba: Sanzioni contro la Siria - Quando i Fratelli smettono di tacere: Assad punito dalla Lega Araba»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 28/11/2011, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " La svolta della Lega Araba: Sanzioni contro la Siria ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 32, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo "Quando i Fratelli smettono di tacere: Assad punito dalla Lega Araba ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

La STAMPA - Maurizio Molinari : " La svolta della Lega Araba: Sanzioni contro la Siria "


Lega Araba           Maurizio Molinari

Niente transazioni finanziarie con Damasco e blocco di ogni finanziamento a progetti in Siria: la Lega Araba decide un inasprimento delle sanzioni contro il regime di Bashar Assad, confermando la scelta di rimanere in prima fila nella gestione della crisi che ha già visto oltre 3.500 civili uccisi dalle forze di sicurezza. E anche ieri l’ennesima strage, secondo fonti dell’opposizone al regime. Almeno 31 civili sono stati uccisi dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad.

Tutto questi mentre diciannove su 22 ministri degli Esteri della Lega Araba, riuniti al Cairo, raggiungevano l’accordo sul nuovo passo per rafforzare l’isolamento di Assad, motivando la decisione con la mancata accettazione di una missione di osservatori arabi incaricati di facilitare una transizione democratica.

Il Libano, alleato di Damasco, e l’Iraq si sono astenuti e manifestato comunque contrarietà al provvedimento. La Siria ha condannato la riunione dalle colonne del giornale «Al-Thawra» parlando di «sanzioni economiche e commerciali contro il popolo siriano senza precedenti e contrarie alle regole della cooperazione interaraba». Se le nuove sanzioni aggravano le difficoltà di Damasco è perché il divieto di transazioni con la Banca Centrale siriana impedisce ad Assad ogni scambio economico con i Paesi della regione, mentre l’interruzione dei finanziamenti alle opere in Siria blocca numerosi cantieri, con un immediato impatto sull’occupazione destinato ad accrescere lo scontento. Nabil Elaraby, segretario generale della Lega Araba, assicura che «le sanzioni potrebbero essere riconsiderate se la Siria accetterà il piano di pace interarabo che prevede l’invio di osservatori e il ritiro dei carri armati dalle strade».

La decisione del Cairo sottolinea la volontà della Lega Araba di essere protagonista della soluzione della crisi innescata dalla repressione delle rivolte popolari iniziate in marzo ed evidenzia l’assedio internazionale al regime di Assad.

La Turchia del premier Tayyp Recep Erdogan invece ha deciso di accogliere i campi di addestramento dell’Esercito di liberazione siriano», responsabile di un crescente numero di attacchi contro le forze lealiste. Si tratta di reparti militari d’opposizione composti in gran parte da disertori dell’esercito regolare, che stanno affluendo anche in Giordania, come ha fatto sapere ieri il governo di Amman annunciando l’arrivo di «almeno sessanta militari e agenti con gradi da sergente e colonnello», accomunati dalla volontà di non partecipare più alla repressione delle proteste da parte dei civili.

Il ruolo di Lega Araba e Turchia nel sostegno alle rivolta contro Assad trova il consenso dell’Amministrazione Obama, che dopo aver chiesto a chiare lettere al raìs di abbandonare il potere ha scelto di perseguire una soluzione regionale alla crisi, trovando in tale approccio un’importante convergenza con l’Arabia Saudita, che non ha mai gradito l’eccessiva vicinanza del regime di Bashar Assad alla Repubblica islamica dell’Iran, suo maggiore avversario strategico.

CORRIERE della SERA - Antonio Ferrari : " Quando i Fratelli smettono di tacere: Assad punito dalla Lega Araba "


Bashar al Assad, Hafez al Assad

Sui quotidiani di oggi è stato dato rilievo alla decisione della Lega Araba di applicare le sanzioni alla Siria. Tutti hanno preso molto sul serio la Lega Araba, dimenticando che essa è composta esclusivamente di dittature e che, per questo motivo, non è che abbia molto da insegnare in fatto di prevenzione del crimine.
Ferrari scrive : "
Bashar è duro e ostinato, ma dovrebbe ricordare che suo padre Hafez, nelle medesime condizioni (ammesso che ci fosse arrivato), si sarebbe inventato qualcosa per non essere costretto all'angolo, magari accettando di fare un passo indietro. ". Il dittatore Hafez al Assad ha massacrato decine di migliaia di siriani nel 1982 a Hama . Suo figlio 'solo' 3.500, perciò, prima di prendere spunto dalla situazione del padre, Ferrari dovrebbe ripassare un po' la storia. E, per la cronaca, Hafez non fece nessun passo indietro.
Ecco l'articolo:

Da ieri i fratelli arabi, che talvolta sapevano, talora vedevano, spesso preferivano ignorare e sempre perdonavano, hanno deciso di essere un po' meno silenziosi fratelli. Per la prima volta una serie di pesanti sanzioni si è abbattuta infatti su uno dei Paesi più importanti della Lega araba, la Siria di Bashar el Assad. Diciannove Paesi su ventidue hanno approvato una serie di misure restrittive pesantissime, che coniugandosi con quelle adottate dagli Usa e dall'Ue rischiano davvero di soffocare Damasco. A parte l'assente Siria, sospesa dalla Lega, soltanto il vicino Libano si è opposto, mentre l'altro confinante, l'Irak, si è astenuto.
Con una retorica da magistrato inflessibile, il portavoce della Lega ha annunciato che da subito vengono congelate le proprietà della leadership e del governo di Damasco, si interrompono i rapporti con la Banca centrale siriana, cessano tutte le transazioni e si sospendono i voli commerciali, oltre ad una serie di misure collaterali che hanno lo scopo di convincere Assad a fermare la carneficina (oltre 3500 morti dall'inizio della rivolta), e a rispettare la volontà del suo popolo.
La durezza delle sanzioni mostra due sostanziali novità: il desiderio della Lega, guidata da Nabil al Arabi, di essere credibile, e inflessibile quando necessario, rispetto agli inutili, anzi esiziali unanimismi del passato; e la volontà di raccordarsi con l'insieme della comunità internazionale. Non sfugge che tra i Paesi più intransigenti vi siano il Qatar e soprattutto l'Arabia Saudita, cioè il bastione sunnita della Lega araba. Per il regime di Bashar el Assad, che ha respinto le sanzioni accusando la Lega di tradimento e di spingere per un intervento armato, il segnale di ieri suona come una sinistra e minacciosa campana. Bashar è duro e ostinato, ma dovrebbe ricordare che suo padre Hafez, nelle medesime condizioni (ammesso che ci fosse arrivato), si sarebbe inventato qualcosa per non essere costretto all'angolo, magari accettando di fare un passo indietro.

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