martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera - Il Foglio - La Repubblica Rassegna Stampa
17.11.2011 Siria, i manifestanti si organizzano militarmente con l'aiuto della Turchia
cronache di Cecilia Zecchinelli, Redazione del Foglio, Marco Pasqua

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio - La Repubblica
Autore: Cecilia Zecchinelli - Redazione del Foglio - Marco Pasqua
Titolo: «Blitz dei 'disertori'. Attaccata una base degli 007 siriani - Un italiano a I segreti (turchi) dell’esercito ribelle che sfida l’esercito siriano - Damasco per osannare Assad: da noi media nelle mani di Usa e Israele»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/11/2011, a pag. 27, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Blitz dei 'disertori'. Attaccata una base degli 007 siriani ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'articolo dal titolo " I segreti (turchi) dell’esercito ribelle che sfida l’esercito siriano ". Dal sito internet di REPUBBLICA, l'articolo di Marco Pasqua dal titolo " Un italiano a Damasco per osannare Assad: da noi media nelle mani di Usa e Israele ".
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Cecilia Zecchinelli : " Blitz dei 'disertori'. Attaccata una base degli 007 siriani "


Manifestazione contro Bashar al Assad

Disertori armati di razzi, granate e mitragliatrici che assaltano la base fuori Damasco dell'Intelligence dell'Aviazione, solo di nome legata alle Forze aeree, in realtà la più potente e temuta agenzia di 007, in prima fila nella repressione di ogni minaccia contro l'assoluto potere di Bashar Al Assad. È il primo attacco a un importante obiettivo strategico dall'inizio della rivolta in marzo: oltre al valore simbolico, svela come l'opposizione siriana si stia organizzando anche militarmente e osi operazioni che vanno al di là delle imboscate a soldati lealisti. Indica inoltre come il piano mai dichiarato ma evidente di Turchia, Arabia Saudita e Qatar per rovesciare il regime sia entrato in una nuova fase. Non solo sul campo: ieri a Rabat due vertici chiave della Lega Araba e del Forum arabo-turco hanno confermato che le diplomazie della regione sono determinate ad agire.
È guidato dal colonnello disertore Riad Al Assad, esule in Turchia da luglio, l'«Esercito libero della Siria» che ha rivendicato l'azione di ieri: insieme alle forze del primo ufficiale che defezionò in giugno, colonnello Hussein Harmouche, conterebbe già 17 mila uomini, certo in contatto con i turchi, e armati per alcune fonti anche dai sauditi. I dettagli dell'attacco e il numero delle vittime restano oscuri. Si sa solo che l'intervento degli elicotteri d'assalto del raìs ha interrotto l'azione, che la liberazione dei prigionieri politici nella base è fallita.
Ma l'operazione segna comunque un colpo terribile per Assad, sempre più isolato. E disperato: ieri i suoi fedelissimi hanno assalito le ambasciate a Damasco di Marocco ed Emirati, dopo i recenti attacchi alle sedi di Turchia, Arabia, Qatar, Giordania e Francia. Parigi ha richiamato ieri il suo ambasciatore, seguendo l'esempio di Washington, Riad e altre capitali arabe.
«Vista l'inerzia dell'Occidente, l'opposizione punta tutto sui Paesi arabi e la Turchia; qualcuno inizia a parlare di un loro intervento militare anche in chiave anti-Iran, uno dei pochi alleati rimasti a Bashar, nemico invece dei governi sunniti che non tollerano più la sua interferenza in Iraq, Libano, Gaza e Bahrain», dice un diplomatico a Damasco. E ieri i due vertici di Rabat hanno forse deluso per non aver sancito azioni immediate, ma confermato che il cerchio intorno ad Assad si stringe. L'incontro del Forum arabo-turco ha infatti escluso «l'intervento straniero» ma ha preannunciato «misure urgenti per difendere i civili».
Il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha previsto ulteriori sanzioni, poche ore dopo i nuovi avvertimenti del premier Recep Erdogan a «Bashar» (chiamato irrispettosamente per nome), la cancellazione di un contratto petrolifero e la minaccia di tagliare la vendita di elettricità a Damasco. La Lega Araba, che sabato aveva deciso con 18 voti su 22 la sospensione della Siria dall'organismo e altre misure a partire da ieri, ha concesso altri tre giorni a Damasco per mettere in atto il piano di pace siglato il 2 novembre e mai rispettato. Nell'ipotesi (più che probabile) che Assad ignori anche la nuova scadenza scatteranno allora «sanzioni economiche», ha detto Sheikh Hamad Al Thani, ministro degli Esteri del Qatar cui spetta la presidenza di turno, senza però precisare se a quel punto la sospensione sarà operativa. Se le violenze invece finiranno, l'organismo invierà subito in Siria una delegazione di osservatori. «Non è un ultimatum — ha detto Sheikh Hamad nella conferenza stampa, facendo un chiaro tentativo di diplomazia — ma va detto che per quanto riguarda i nostri tentativi siamo quasi arrivati alla fine della strada».

Il FOGLIO - " I segreti (turchi) dell’esercito ribelle che sfida l’esercito siriano "


Recep Erdogan

Roma. In Siria non c’è soltanto una guerra civile, ma una guerra tra due armate, con l’esercito del regime quotidianamente impegnato in battaglie contro militari disertori in grado di sferrare ieri un attacco con lanciarazzi e mitragliatrici contro il quartier generale dei servizi di intelligence dell’Aeronautica, nella periferia nord di Damasco, obbligando i lealisti a intervenire con elicotteri e forze di terra. L’altro ieri ben 36 militari dell’esercito “regolare” sono rimasti uccisi nella zona di Homs, in uno scontro con i militari ribelli, che hanno riportato 12 vittime: nel complesso, una cinquantina di morti in divisa (più della media dei morti di una giornata di guerra in Libia). E’ un bilancio pesante che indica che nei combattimenti erano impegnati, da una parte e dall’altra, centinaia e centinaia di militari. Le cifre ufficiali del ministero della Difesa di Damasco, confortate da quelle dei ribelli, danno il segno di uno scenario ben diverso da quello di una guerra civile in cui le truppe lealiste massacrano i manifestanti. Secondo il portavoce delle Forze armate di Damasco, sono 1.150 i militari lealisti uccisi dai ribelli, là dove i Comitati locali di coordinamento dell’opposizione forniscono la cifra di 721 morti in divisa (cui vanno aggiunti 3.570 civili). Se si fa il raffronto con dieci anni di guerra in Afghanistan in cui sono caduti 2.700 militari Nato e Isaf (438 in 11 mesi del 2011), si comprende l’intensità degli scontri tra le due armate in Siria. Il dato politicamente più rilevante è che i militari disertori sono in grado di sviluppare tante e tali azioni d’attacco soltanto perché armati, finanziati e anche ospitati in “santuari” ben protetti dall’esercito della Turchia (che nega questo coinvolgimento a livello ufficiale), così come da forze libanesi legate all’ex premier Saad Hariri (appoggiato dall’Arabia Saudita) nella zona di Tripoli del Libano, dove peraltro si è avuto un contagio diretto, con scontri tra alawiti e sunniti con una decina di morti nelle ultime settimane. Nella provincia turca di Antakya, il governo turco ha impiantato un “campo degli ufficiali”, che altro non è se non un distaccamento speciale che serve da base per i disertori siriani della Free Sirian Army del colonnello Riad al Assad (non parente del rais) che si muove protetto da un drappello di militari turchi. Ieri la Free Syrian Army e la Brigata degli ufficiali liberi del tenente colonnello Hussein Harmush, che conterebbe su 17 mila effettivi, hanno formato un “Consiglio militare provvisorio” per coordinare le loro azioni. La vicinanza con il Libano spiega come mai nelle ultime settimane l’epicentro degli scontri tra i due eserciti sia Homs, terza città della Siria, distante pochi chilometri dal confine. L’attività di minamento del confine libanese – e da ieri di quello con la Giordania (probabile ulteriore base delle infiltrazioni dei ribelli) – conferma la dinamica di una guerra combattuta sottotraccia da tre nazioni confinanti, ormai decise ad accelerare la sconfitta sul piano dello scontro bellico di un regime che rifiuta ogni mediazione – intanto ribadiscono il rifiuto di intervento militare straniero, che interferirebbe nei loro piani. Sommata alla preoccupazione per i contraccolpi sul piano interno della decisione della Lega araba di sospendere la Siria – segnale gravissimo per il non piccolo ceto di alawiti, cristiani e sunniti agiati, che continua ad arroccarsi a difesa del regime – c’è la risposta rabbiosa di Bashar el Assad. Ieri i “manifestanti” lealisti, in realtà “squadre speciali” in borghese, hanno assaltato le ambasciate di Giordania, Quatar, Emirati arabi uniti e Marocco, sintomo di un regime che rifiuta opzioni politiche e s’affida soltanto alla violenza. Indicativa l’ultima dichiarazione del ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu: “Damasco pagherà caro per quello che ha fatto”.

La REPUBBLICA.it - Marco Pasqua : " Un italiano a Damasco per osannare Assad: da noi media nelle mani di Usa e Israele "


Stefano Bonilauri intervistato dalla tv di Damasco

NEGLI stessi giorni in cui la repressione delle proteste pacifiche contro il presidente Bashar al Assad si concretizzava con l'assassinio, da parte delle forze armate, di decine di oppositori del regime, un italiano è sceso in piazza, in Siria, per difendere l'operato del dittatore. Lo ha fatto parlando ai manifestanti lealisti riuniti a Tartus, con un intervento nel quale ha attaccato Stati Uniti e Israele, a suo dire i veri responsabili di oscure operazioni volte a provocare la caduta di Assad. Il difensore di un regime che, con la sua sanguinosa repressione del dissenso, ha determinato la sospensione di Damasco dalla Lega Araba, si chiama Stefano Bonilauri e collabora con una casa editrice italiana, vicina alla destra radicale, nota per la sua produzione antiebraica e negazionista. Firma, infatti, una controversa collana di libri, "Gladio e Martello", che ha dato alle stampe, tra gli altri, "Questione ebraica e socialismo reale", uno dei testi più virulentemente antiebraici mai pubblicati negli ultimi anni nel nostro Paese (già oggetto di analisi da parte dell'Osservatorio sul pregiudizio antiebraico del CDEC di Milano).

In Siria è stato inviato per conto del "Coordinamento Progetto Eurasia" 1 (CPE), una controversa organizzazione che  -  come recita il sito, ricco di contenuti antisemiti , attacchi ad Israele e anche al 'dogma olocausticò secondo la peggiore tradizione negazionista  -  raccoglie associazioni e persone, "che hanno compreso come la crisi finanziaria, sociale, economica e militare attraversata dal colosso statunitense costituisca l'occasione storica per la nascita di un mondo in cui l'Europa, affiancandosi ai grandi spazi geopolitici nei quali si articola il Continente eurasiatico, potrà finalmente recuperare la propria indipendenza". Dietro al cosiddetto "progetto Eurasia" c'è l'idea di una nuova entità, libera dal "dominio americano e israeliano", e il cui cuore "sarà rappresentato da Iran, Russia e Turchia".

Bonilauri, accompagnato da un altro membro dell'organizzazione, scrive di essere arrivato in Siria il 30 ottobre e di esservi rimasto per cinque giorni. In quel periodo, i media riferivano di almeno 25 manifestanti uccisi, mentre il presidente-dittatore minacciava che un'azione dell'Occidente avrebbe provocato "un terremoto"  e avrebbe messo "a fuoco la regione" 2. Ma agli occhi dell'inviato dell'organizzazione italiana la realtà disegnata dai media internazionali è manipolata dagli "Stati Uniti e da Israele" e i manifestanti contro il regime sono in realtà diretti e controllati dall'Occidente. La cronaca della sua visita al Paese sembra essere il frutto di un approccio fazioso che, in nessun modo, tiene conto delle ripetute denunce delle associazioni che si battono per i diritti umani (secondo il "Damascus center for human rights" sarebbero 4mila le vittime della repressione siriana dall'inizio delle proteste contro il regime di Assad, e altre 13mila persone sono state arrestate). "Nella capitale Damasco i due inviati del CPE hanno constatato un'assoluta tranquillità, pace sociale e grande sostegno popolare al Presidente Bashar al-Assad, l'assoluta concordia tra le diverse etnie e religioni presenti con i loro edifici religiosi costruiti uno di fianco all'altro", si legge sul sito dell'organizzazione. Una visione che è stata naturalmente confermata anche nel corso di colloqui con i rappresentanti del regime siriano, come il vice ministro degli Esteri, al quale l'italiano "ha manifestato le sue preoccupazioni per le manovre di destabilizzazione atlantiste".

Ma il momento in cui la propaganda pro-Assad del nostro connazionale, ossessionato da una non meglio precisata lobby ebraica e americana, raggiunge il suo picco, è durante un dibattito televisivo e nel corso di una manifestazione che si è tenuta a Tartus, con "un milione di persone". Salito sul palco e aiutato da un traduttore  -  come mostra il video 3, in cui la sua voce sembra essere stata doppiata  -  Bonilauri cerca di spiegare alla folla che "l'informazione italiana è controllata dagli Stati Uniti d'America e da Israele". E poi promette: "Ma noi cercheremo di portare la verità del popolo siriano in tutte le case degli italiani". Al collo ha appesa una fascia con i colori della bandiera siriana. Gli stessi concetti saranno espressi in un dibattito televisivo 4 andato in onda su un'emittente locale. "Siamo venuti qui nel Paese  -  spiega al conduttore - a verificare direttamente se la situazione corrisponde a ciò che raccontano i media occidentali nei nostri Paesi". L'esito di questa verifica è irrealistico quanto le precedenti affermazioni: "Girando da solo, ho visto una città tranquilla, e non ho avuto nessun problema: anzi, è una città molto meno pericolosa delle nostre città italiane. I nostri governanti sono molto meno tolleranti del governo siriano". Per Bonilauri, l'informazione occidentale non sarebbe libera: "L'Occidente è controllato militarmente dall'America: solo in Italia abbiamo più di 130 basi degli americani e della Nato. Ciò rende impossibile una informazione indipendente. Qualsiasi tg e gruppo editoriale deve comunque fare riferimento alla lobby sionista e americana. Chi non fa parte di queste lobby non può accedere all'informazione pubblica nazionale e non può andare in tv". Da qui la conclusione che "l'Occidente non è indipendente come lo è la Siria". Per liberarsi dal dominio americano e israeliano è necessario "collaborare con Paesi non allineati all'impero americano: Russia, Cina e paesi dell'America Latina". Nel corso della visita in Siria, l'esponente del CPE ha anche incontrato  alcuni militari feriti negli scontri "con le forze reazionarie islamiste dirette dall'Occidente": "Tutti i soldati, nonostante le precarie condizioni di salute, hanno dimostrato non solo consapevolezza del complotto ordito ai danni del proprio paese ma hanno manifestato la loro volontà di difendere la Siria e di tornare operativi quanto prima". Prima di Al Assad, il CPE aveva difeso Gheddafi, visto che, si disse, "l'operazione della Nato contro la Libia, è stata ideologicamente giustificata con la retorica dei diritti umani e della democrazia".

Attivi anche in ambito universitario, gli esponenti del CPE, coltivano legami con la rivista "Eurasia", che vanta, tra i suoi redattori, autori negazionisti e antisemiti. Lo scorso mese di giugno fece discutere un convegno, patrocinato dalla stessa rivista, a Reggio Emilia, dal titolo "Stati non allineati e sionismo": a moderarlo era stato chiamato un esponente del PRC. Questi venne però sospeso dal partito per aver dato la disponibilità a prender parte al convegno insieme a figure legate notoriamente al negazionismo, insieme ad una casa editrice di estrema destra. Prossimo appuntamento promosso dallo stesso gruppo di persone che anima le attività del CPE, un presidio, il 26 novembre, a Napoli, nei pressi della base Nato di Bagnoli, per chiedere "la fine di qualsiasi tipo di sostegno dell'Italia alle azioni terroristiche in Siria e ai tentativi di destabilizzazione del Paese da parte della Nato".

Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera, Foglio e Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@corriere.it
lettere@ilfoglio.it
rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT