Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 14/11/2011, a pag. 21, l'articolo dal titolo " Iran, le donne non possono sciare da sole ". Dal GIORNALE, a pag. 17, l'articolo di Francesco De Remigis dal titolo " La crociata islamica per spegnere la musica ". Da LIBERO, a pag. 19, la breve dal titolo " Giornalista donna intervista un salafita però deve farlo da un’altra stanza ".
Ecco i pezzi:
La REPUBBLICA - " Iran, le donne non possono sciare da sole "

TEHERAN - Sciare era una delle poche cose che le iraniane potevano ancora fare ufficialmente da sole, ma è stato improvvisamente proibito. Le sciatrici di Teheran l´hanno scoperto in questi giorni, arrivando ai campi vicini alla capitale, da poco ricoperti da una precoce nevicata, come segnalano i siti di Etedal Daily e Tabnak. Un avviso delle autorità appeso alle cabine delle sciovie spiega che nessuna donna può avvicinarsi alle piste se non accompagnata da un ghayem, una "guardia" o custode, ovvero l´uomo della famiglia, che sia padre, fratello, marito o un altro parente maschio. Un rappresentante delle forze dell´ordine ha spiegato a Etedal Daily che l´avviso è stato appeso in tutte le stazioni sciistiche iraniane su ordine dei vertici della polizia. Scompare così un´altra piccola "libertà segreta" delle iraniane, che in cima alle piste, spesso, si permettevano di liberarsi il capo per godersi il vento e il sole. Tabnak, sito vicino ai conservatori moderati, critica la misura definendola un elemento che dà «un´immagine buia» dell´Iran e che è «insultante» per le donne, dato che impone una discriminazione in base al sesso. Il sito arriva a dichiarare che con ciò si priva dei diritti civili metà della popolazione, chiedendo di ricordare come in Iran «milioni di donne sono istruite» e come siano di genere femminile due studenti universitari su tre. Insieme a quello dei campi da sci, il sito ha scoperto anche un altro nuovo divieto: le donne non possono più partecipare non accompagnate neppure alle visite turistiche del deserto di Maranjab. Sono state alcune turiste a denunciarlo dopo essersi viste negare l´iscrizione al classico giro. Le nuove proibizioni si aggiungono a quella di andare in bicicletta, di fare sport non perfettamente coperte e in generale di uscire senza autorizzazione maschile. Tabnak conclude l´intervento critico in maniera religiosamente irreprensibile - e provocatoria: «Se proprio si vuole prevenire la corruzione nei costumi, perché devono subìre restrizioni solo le donne e non anche gli uomini corrotti?».
Il GIORNALE - Francesco De Remigis : " La crociata islamica per spegnere la musica "

La musica come incarnazione suprema del male, predicata da poche correnti estremiste dell’islam, ci ha fatto scandalizzare lo scorso dicembre, quando a Reggello, borgo della Toscana, si è scoperto che un imam chiedeva alla figlia di tapparsi le orecchie durante le lezioni di musica. Materia proibita dal padre, ma non dall’islam. Eppure,nell’arco di un anno, i casi si sono moltiplicati in molte città d’Europa. Dalla Spagna alla Gran Bretagna, dal Belgio alla Germania. Le correnti salafite incardinate nelle comunità islamiche stanno mettendo in circolo proprio il seguente divieto: studiare musica nelle scuole. Come se ciò che esce dal pentagramma fosse davvero materia del maligno. L’ultimo caso arriva dalla Spagna, raccontato ieri dal Paìs, parla di una delle enclave più critiche del paese: Melilla. In una scuola media, trenta bambini suonano il flauto, uno no. Il motivo? L’imam della sua comunità lo vieta. La corrente che porta avanti questa «non pratica», è quella salafita che, nelle comunità marocchine, come Melilla, è cresciuta a vista d’occhio negli ultimi tre anni e mezzo. Come spiega Abdullah Mechnoune, imam di Torino, membro del comitato per l’islam italiano del Viminale e presidente dell’organizzazione islamica del mondo arabo europea “i nostri figlio devono convivere e imparare ciò che insegnano nelle scuole”. La musica, in Europa, è materia obbligatoria quasi dappertutto. L’imam Mechnoune sottolinaa che «in questi casi non si parla ad esempio di saltare l’ora della religione cattolica, ma quella di musica, che fa bene: imparare le note non significa che tu sei credente o non credente. Anzi, nell’islam c’è anche la musica,c’è l’arte».Eppure il trend salafita sta invadendo le comunità marocchine. In Gran Bretagna sono arrivati perfino agli esposti diversi gruppi di genitori inglesi. Perché l’imam di Birmingham aveva vietato la musica nella comunità. L’inchiesta si poi allargata, portata avanti dalla Bbc, ed ha rivelato che ad esempio anche a moltissimi bambini somali, che studiavano presso scuole elementari inglesi, era impossibile partecipare alle lezioni di musica per “motivi religiosi”. Mechnoune spiega che purtroopo «alcuni integralisti, nella loro ignoranza del Corano e delle regole della convivenza, impediscono l’integrazione in Europa,anche attraverso questi atti di discriminazione ». Altri casi si sono verificati in Germania durante le lezioni canto nelle scuole elementari di berlino e Amburgo.«Ma nel Corano c’è la musica, lo cantiamo: perché vietare». Il caso belga, dello scorso anno, è più o meno simile. E segue la scia delle imposizioni del 2009 di un imam di Anversa che, iniziando dal velo, è arrivato alla musica.
LIBERO - " Giornalista donna intervista un salafita però deve farlo da un’altra stanza "

Hala Sarhan, una delle star dell’emittente di Stato egiziana
Prove di informazione islamicamente corretta al Cairo: un candidato salafita, ultraconservatore, avevaposto comecondizioneper unaintervista televisiva che la giornalista, che non porta il velo, fosse in un’altra stanza. Si è visto anche questo sabato sera alla tv egiziana: Abdel Madel della Jamaa al Islamiya ha acconsentito a rispondere a una delle star dell’emittente di Stato, Hala Sarhan, nel suo talk show a patto che la giornalista fosse in un’altra stanza. In caso contrario, l’in - tegralista islamico aveva annunciato che avrebbe partecipato alla trasmissione solo telefonicamente. La giornalista infatti era in uno studio insieme agli altri ospiti della serata mentre l’esponente islamista si trovava collegato da un’altra stanza allestita apposta per lui.
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