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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Ronit Matalon, Il suono dei nostri passi 31/10/2011

Il suono dei nostri passi                    Ronit Matalon
Traduzione di Elena Loewenthal
Atmosphere                                           Euro 18,50


Al centro di “Il suono dei nostri passi” di Ronit Matalon c’è una bambina. Intorno, nel cerchio più vicino a lei, ci sono la madre, la nonna e un fratello e una sorella. Il romanzo segue la protagonista dall’infanzia alla vita adulta, e a poco a poco il cerchio attorno a lei si allarga fino a comprendere Israele: lo Stato che accoglie gli ebrei egiziani cacciati di casa negli anni Cinquanta ma li tiene a distanza – troppo vicini, negli usi e nella lingua quotidiana, ai nemici arabi; troppo lontani, con le loro esperienze africane, dalle persecuzioni che hanno accompagnato la storia dei confratelli europei. Il padre della bambina, Maurice, si lancia nella lotta politica tra sefarditi (gli ebrei d’origine orientale) e askenaziti, e in nome di questa missione abbandona la famiglia. A tenere le fila della vita quotidiana resta la madre, Lucette, sola a lottare contro i conti da pagare e il caos del mondo. La sua figura cupa acquista umanità man mano che la storia della famiglia spiega la sua strategia di “respingere i sentimenti”, perché dietro al “come se” a cui si aggrappa la vita c’è “tristezza infinita, timore, rimpianto perenne, ansia, amore”. Ronit Matalon non è solo una scrittrice che porta uno stile femminile e nordafricano, tra le voci della grande narrativa ebraica: è un’attivista impegnata per i diritti dei palestinesi. Sarà interessante vederla a Roma, lunedì 19, al Festival di letteratura ebraica.

Angiola Cosacci-Pisanelli
L’Espresso


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