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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa-Il Manifesto-Il Giornale Rassegna Stampa
30.10.2011 Hamas lancia razzi, Israele risponde- Due cronache a confronto + un commento
Mentre un principe saudita offre 900 mila dollari a chi catturerà soldati dello Stato ebraico

Testata:La Stampa-Il Manifesto-Il Giornale
Autore: Aldo Baquis-Fiamma Nirenstein-Michele Giorgio
Titolo: «Gaza. raid israeliani, uccisi sette miliziani, lanciavano razzi-uccisi sette palestinesi-Fa penalo sceicco che offre un milione per un nuovo Shalit»

I missili da Gaza colpiscono Israele, e Israele risponde. Ne scrivono la STAMPA e il MANIFESTO. Il quotidiano torinese con un articolo di Aldo Baquis, nel quale vengono riportati gli avvenimenti nella loro corretta successione.
Baquis riporta anche la notizia del 'principe saudita che offre 900 mila dollari a chi catturerà soldati dello Stato ebraico'. Chissà se questo gesto stimolerà qualche editoriale sui nostri giornaloni, ne dubitiamo, di commenti, oggi, non ne abbiamo trovato nemmeno uno. L'unica eccezione è il GIORNALE, che pubblica un breve commento di Fiamma Nirenstein, sotto un titolo che però non riflette il contenuto dell'articolo. Chi l'ha scritto si è limitato a leggere la prima riga del pezzo, se leggeva anche le successive si sarebbe reso conto dell'errore che stava facendo !
La preoccupazione di Michele Giorgio, sul MANIFESTO, è invece quella di riferire che "
razzi Grad (caduti nei pressi di Ashdod e nel Neghev senza provocare danni)."
Non avendo provocato danni, Israele avrebbe fatto meglio ad ignorare il lancio, così come non avrebbe dovuto disturbare la preparazione di nuovi lanci a Gaza. E' questa la filosofia del quotidiano di Rocca Cannuccia, che oggi, 30/10/2011, in prima pagina pubblica una lettera aperta a Giorgio Napolitano percè intervenga ad impedire che "vengano chiusi un centinaio di giornali politici", evidentemente non acquistati nelle edicole dai loro simpatizzanti e che continuano a vivere grazie ai soldi dello stato. Avendo il coragguo di titolare " Appello per la libertà di stampa" ! che coraggio, era più corretto avessero titolato " Per la libertà di essere mantenuti dallo stato". Ma si sa, non è certo la faccia tosta che manca al MANIFESTO.
Ecco gli articoli:

Il Giornale-Fiamma Nirenstein: " Fa pena lo sceicco che offre un milione per un nuovo Shalit"

Fiamma Nirenstein

Che pena quando a fronte di tante aspirazioni che noi pretendiamo si levino dal mon­do arabo con la loro primavera, di fatto ci si deve accorgere che quella più evidente, quella più pubblicizzata è sempre la stes­sa: far fuori qualche ebreo, ag­gredire Israele. È la migliore di tutte le pubblicità, venghino venghino signori e signore. Adesso, dopo che alla restituzio­ne di Gilad Shalit ha corrisposto il rilascio di 1027 prigionieri pale­stinesi, quasi tutti con le mani lorde di molto, molto sangue in­nocente, si sa che Hamas e sotto­voce anche Fatah­hanno seguita­to a promettere qualche altro ra­pimento, così da soddisfare l’inesausto desiderio di avere al­tri assassini a casa. Ma chi ha vo­luto battere tutti nel mettere energia in questo invito è lo sce­icco saudita Khaled Bin Talal Bin Abdelaziz, che ha promesso 900mila dollari a chi rapirà un bel soldato israeliano nuovo di zecca per procedere a altri inde­gni commerci di carne umana. Perché 900mila? Perché c’è un altro sceicco che aveva promes­so di già 100mila dollari, e così in­sieme uno si può fare un bel mi­lioncino tondo. Un degno obiet­tivo secondo Khaled Bin Talal, uno dei 7000 membri della fami­glia saudita regnante, evidente­mente cercava un modo di met­tersi in vista, e..oh si che l’ha tro­vato.


La Stampa-Aldo Baquis: " Gaza. raid israeliani, uccisi sette miliziani, lanciavano razzi "

Gaza, pic nic di 'miliziani'

All’indomani dello scambio di prigionieri, Israele e Hamas sono impegnati a saggiarsi a vicenda e a definire nuove «regole del gioco» regionali. Lo si è compreso ieri quando, dopo l’eliminazione di una cellula della Jihad islamica a Gaza da parte dell’aviazione israeliana (5 morti), le milizie palestinesi hanno lanciato razzi Grad verso le città israeliane del Neghev, costringendo un milione di persone a riparare nei rifugi. Tre cittadini sono stati feriti ad Ashkelon. Oggi, per ragioni prudenziali, in quelle città le scuole resteranno chiuse.

La nuova fiammata di violenza ha sorpreso i dirigenti israeliani secondo cui in questa fase Hamas avrebbe maggiore interesse a tenere in vita una tacita tregua. Mercoledì invece da Gaza è stato sparato un razzo Grad che è esploso 20 chilometri a Sud di Tel Aviv. Quel giorno correva l’anniversario della uccisione a Malta del leader della Jihad islamica, Fathi Shkaki (1995). Da qui la deduzione, in Israele, che i radicali islamici palestinesi avevano avuto ordine dall’Iran o dalla Siria di agire.

La Jihad islamica ha negato di essere responsabile di quel lancio. Ma ieri, quando alcuni suoi capi militari si sono radunati a Tel el Sultan, nel Sud della Striscia, i velivoli militari israeliani hanno avuto la netta sensazione che stessero per sparare un altro razzo. C’è stato un intervento preventivo, dicono fonti a Tel Aviv, e sul terreno sono rimasti uccisi cinque responsabili militari della Jihad, fra cui Ahmed Sheikh Khalil, esperto di balistica. E in serata in un nuovo raid sono stati uccisi altri due palestinesi.

A Gaza si vivono giornate di grande fermento, mentre Hamas festeggia la liberazione di centinaia di suoi prigionieri dalle carceri israeliane. Ieri dal Cairo è giunta inoltre, per la prima volta, una delegazione dei Fratelli musulmani, mentre dall’Arabia Saudita il principe Ahmed Sheikh Khalil ha fatto sapere che donerà volentieri 900 mila dollari a chi rapirà un soldato israeliano da scambiare, come Ghilad Shalit, con detenuti palestinesi. In questo clima di entusiasmo patriottico e di mobilitazione militare (mentre a Gaza giungono peraltro forniture militari dagli arsenali della Libia) la reazione dei gruppi armati locali all’uccisione di Sheikh Khalil e dei suoi compagni è stata immediata ed irruente. Gli abitanti di Gaza hanno allora visto dalle loro finestre una decina di razzi elevarsi in cielo verso Israele, mentre anche i mortai palestinesi entravano in azione. Come a dire che l’era delle «esecuzioni mirate» israeliane a Gaza è adesso terminata e che per ogni capo-milizia che cade sul terreno le città di Israele saranno messe a ferro e fuoco.

Il Manifesto-Michele Giorgio: " Uccisi sette palestinesi "


Gaza, in attesa del lancio

Lo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas è definitivamente alle spalle. I più ottimisti sono stati subito smentiti, tutto è tornato come prima: la Striscia di Gaza resta sotto blocco israeliano e la tensione è sempre alta, segnata da improvvise escalation militari. Ieri l’aviazione israeliana ha ucciso sette militanti delle Brigate al Quds, il braccio armato del Jihad, che si trovavano in un campo di addestramento a Tel al Sultan, un sobborgo di Rafah, sulla frontiera con l’Egitto. «Si preparavano a lanciare attacchi contro Israele» ha spiegato il portavoce militare dello Stato ebraico che ha fatto riferimento anche al lancio da Gaza, ad inizio settimana, di razzi Grad (caduti nei pressi di Ashdod e nel Neghev senza provocare danni). Ma il raid non è stato solo una rappresaglia, un botta e risposta come tanti altri. È stato certamente preparato con largo anticipo. I servizi segreti israeliani devono aver saputo dai loro informatori nella Striscia di Gaza della presenza ieri nel campo di addestramento di un alto comandante militare del Jihad, Ahmad al-Sheikh Khalil, noto con il nome di battaglia di Abu Khadar. La risposta del Jihad è arrivata subito. Almeno 20 Grad lanciati da Gaza sono caduti ieri in territorio israeliano. In gran parte dei casi non hanno fatto danni ma otto razzi hanno colpito Ashdod, Gad Yavne e Ashqelon, facendo almeno tre feriti. Ieri sera l’intero sud di Israele era in stato di allerta. Il raid aereo di ieri lancia segnali importanti. Il premier Netanyahu, accusato di debolezza dalla destra radicale per aver scarcerato 477 detenuti politici palestinesi in cambio della liberazione di Ghilad Shalit, fa sapere che contro Gaza e i palestinesi che vi risiedono il suo governo continuerà ad usare il pugno di ferro. Ieri sono stati colpiti i militanti del Jihad, la prossima volta, lascia intendere Netanyahu, colpiremo senza esitazione obiettivi di Hamas. Nessuno – manda a dire il premier - si faccia illusioni su un cambiamento di rapporti tra Israele e ilmovimento islamico dopo lo scambio di prigionieri. Il pesante raid aereo si inquadra in quadro regionale sempre più complesso. La Siria sta precipitando nella guerra civile e Tel Aviv si augura che la crescente instabilità del regime di Bashar Assad porti all’interruzione dell’alleanza, a più livelli, tra Damasco e Tehran, creando condizioni favorevoli ad un blitz israeliano (o americano) contro le centrali nucleari iraniane Venerdì Nahum Barnea, giornalista di punta del principale quotidiano israeliano Yediot Ahronot, ha scritto di una decisione segreta presa da Netanyahu e dal ministro della difesa Ehud Barak di attaccare nei prossimi mesi l’Iran, nonostante il parere contrario delle Forze Armate e dei servizi segreti. E qualcosa di concreto deve esserci se qualche giorno fa il segretario generale del movimento sciita libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha avvertito che «la prossima guerra con Israele vedrà al centro della battaglia anche Tel Aviv». Barnea ha parlato di quattro schieramenti in Israele sulla questione del nucleare iraniano. Il primo sostiene l’efficacia delle sanzioni internazionali contro Tehran ed esclude il raid aereo poiché darebbe risultati limitati e vedrebbe l’Iran attaccare Israele massicciamente con i missili balistici, con il probabile intervento di Hezbollah dal Libano. Il secondo schieramento invita alla calma, pensa che prima di due anni Tehran non avrà l’atomica (ammesso che voglia davvero dotarsi di armi nucleari, ndr) e che in questi 24 mesi ci saranno importanti sviluppi nella regione, a cominciare dalla possibile caduta del regime iraniano sull’onda delle proteste che da dieci mesi attraversano Nordafrica e Medio oriente. Il terzo include gran parte dei comandantimilitari e dei servizi di sicurezza, tutti contrari ma con accenti diversi all’attacco contro l’Iran. Il quarto schieramento è quello guidato da Netanyahu e Barak che, ha scritto Barnea, «sono gatti siamesi quando si parla dell’Iran». Netanyahu ne fa una questione ideologica, per lui il presidente iraniano Ahmadi Nejad è «un nuovo Hitler». Barak più semplicemente dice di trovare logico (dal punto di vista israeliano) attaccare per interrompere le attività nucleari iraniane, come Israele ha fatto, nel 1981, con gli F-15 lanciati contro la centrale atomica di Osirak in Iraq. Quando scatterà l’attacco contro l’Iran? Barnea non lo dice mafa capire che avverrà presto, al più tardi in primavera.

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