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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.10.2011 La repressione siriana sbarca in Italia
cronaca di Alessandra Coppola, Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 ottobre 2011
Pagina: 15
Autore: Alessandra Coppola - Guido Olimpio
Titolo: «Gli esuli siriani nel mirino del regime anche in Italia»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/10/2011, a pag. 15, l'articolo di Alessandra Coppola e Guido Olimpio dal titolo "Gli esuli siriani nel mirino del regime anche in Italia".


Bashar al Assad

MILANO — Facile aprire la finestra. Piano terra, una tapparella leggera, qualcosa per far leva (restano i segni sulla cornice di legno), un vetro rotto, una spinta. Qualcuno è entrato nella notte tra lunedì e martedì nello studio dentistico di Maher e Abdallah Kabakebbji, zona Lambrate a Milano. Ha rivoltato i cassetti, gettato a terra i calchi e gli strumenti sui ripiani, reciso il micromotore e la turbina delle sedie da odontoiatra, portato via due volanti da collezione che Kabakebbji padre conservava in bacheca. Un danno complessivo di tremila euro e qualche giorno di lavoro perso. Ma non è questo il punto. Qualcuno ha aperto il pc di Kabakebbji figlio, sul tavolino della reception, ha frugato nei file, l'ha lasciato acceso, e poi ha messo un tagliacarte sulla scrivania con la punta rivolta verso la sedia, delle forbicine su un lettino con la lama all'insù, oggetti appuntiti in posizione minacciosa. Qualcuno vuole intimidire Kabakebbji padre e figlio, siriani, islamici, oppositori del regime di Bashar Al Assad. «Se me l'aspettavo? — riflette Abdallah — Sì, l'avevo messo in conto». Messaggi online già gli dicevano: «Rivedrai la Siria solo in cartolina». È successo altrove, è la prima volta in Italia. Famiglia di notabili di Aleppo, il dottor Maher è in Italia dal '73 per studiare Medicina e scampare alla repressione toccata ai Fratelli musulmani. Si trasferisce a Milano, apre lo studio, diventa uno dei responsabili della moschea di Cascina Gobba. Il figlio, 33 anni, è un attivista dei Giovani musulmani. «Fino a poco tempo fa non mi occupavo della Siria». Poi ci sono state le rivolte e il sangue. «Mi ha convinto YouTube», le informazioni e i video che cominciavano a girare clandestini. Un gruppo di siriani da qualche mese porta slogan di protesta in strada anche in Italia, soprattutto a Milano. Abdallah compreso. Cento, duecento persone, in piazzale Loreto, in Stazione, al centro tra San Babila e piazza Castello. Ormai dalla primavera si contano almeno venti manifestazioni, domenica prossima un'altra, sabato scorso una delle più affollate a Bologna. «Pochi temerari — sorride Abdallah —. Se non si è cittadini di questi Paesi non si capisce il terrore dell'autorità», ci vuole coraggio. Shady Hamadi ha pure l'orgoglio di continuare una battaglia (laica) che è stata del padre, dirigente del partito nazionalista arabo nella regione di Homs, passato per i cavi elettrici delle celle di regime, fuggito alla fine degli anni Sessanta, approdato in Italia. Studente di Scienze Politiche, 23 anni, Shady si è già molto esposto. Ha dato interviste a web tv («Possiamo rompere il muro della paura»), è tra gli animatori su Facebook di «Comunità siriana in Italia», è in contatto con oppositori a Parigi. La settimana scorsa era in un'aula del Parlamento europeo a mostrare la bandiera e chiedere il sostegno di Bruxelles. Qualcuno è andato da suo zio a Homs: «Se non lo fai smettere tu, lo facciamo noi». Non è da prendere alla leggera. L'attività dei servizi siriani e di simpatizzanti del regime in Italia risale agli anni Ottanta: controllavano gli oppositori, appoggiavano gruppi palestinesi, un network soprattutto nel Milanese. Da quando è esplosa la rivolta, il regime ha accresciuto sorveglianza e pressione ovunque. Solito sistema: il lavoro è affidato a simpatizzanti che rispondono a un referente del Mukharabat che può operare anche al di fuori dell'ambasciata. Filmano le manifestazioni, «contano» i partecipanti e in qualche caso passano all'azione. In Libano sono spariti diversi esuli, un ufficiale è scomparso in Turchia, negli Stati Uniti un siriano è già stato incriminato per attività contro gli oppositori.

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