Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Terremoto in Turchia, Erdogan cede e accetta l'aiuto di Israele Commento di Fiamma Nirenstein, cronaca di Marta Ottaviani
Testata:Il Giornale - La Stampa Autore: Fiamma Nirenstein - Marta Ottaviani Titolo: «Se il terremoto riavvicina Turchia e Israele - Terremoto, la Turchia accetta gli aiuti offerti da Netanyahu»
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 27/10/2011, a pag. 16, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Se il terremoto riavvicina Turchia e Israele ". Dalla STAMPA, a pag. 20, l'articolo di Marta Ottaviani dal titolo " Terremoto, la Turchia accetta gli aiuti offerti da Netanyahu ". Ecco i pezzi:
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Se il terremoto riavvicina Turchia e Israele "
Fiamma Nirenstein
Il terremoto che domenica scorsa si è abbattuto sulla Turchia è un disastro che fa male al cuore. Adesso, molti gruppi internazionali sono alle prese con il salvataggio e soprattutto con il ricovero e il primo soccorso degli sfollati. Fra loro, a segnale che il destino è il fautore del mondo, e non la politica anche dei più astuti, scorgiamo con stupore alcuni soccorritori con una bandiera (ideale) ornata da una stella di Davide. Israele è là a aiutare la Turchia, che sotto la presidenza di Erdogan non ha fatto che attaccarla in maniera brutale fino all'odio dichiarato e sconnesso, rompendo una vecchia alleanza, considerando Hamas uno dei suoi migliori amici. La prassi che accompagna un grande disastro è tragicamente usuale, e Israele che è specialista in protezione civile ha subito offerto, con gli altri, aiuto. Ma il governo, mentre ancora le macerie gridavano, ha risposto «no, Israele stia a casa». Ma Erdogan sa bene cosa sanno fare gli israeliani in questi casi: nel 1999, anno del grande terremoto, è rimasta famosa la scena dei soccorritori ebrei che estraggono una bambina di dieci anni rimasta sepolta per 100 ore. Altri undici sepolti vivi furono salvati da loro, e 140 corpi furono da loro disseppelliti. Stavolta a Erdogan è sembrato di dover far prevalere la sua furiosa antipatia politica al rischio di dovere qualcosa a quei nemici contro cui è lucroso avventarsi per conquistare l'opinione pubblica islamista. Ma alla fine, non è andata così: che sia stato il dolore, che sia semplicemente il fatto che a volte una mano santa ti costringe a capire che ci sono cose più importanti della propaganda, per esempio la vita. Non importa. Speriamo che da cosa nasca cosa. Intanto, gli israeliani sono partiti per portare strutture di ricovero e conforto. Ce la mettono tutta come scolaretti alla prova. Siamo certi, e speriamo con la gente turca, che prenderanno dieci e lode. www.fiammanirenstein.com
La STAMPA - Marta Ottaviani : " Terremoto, la Turchia accetta gli aiuti offerti da Netanyahu "
Recep Erdogan Bibi Netanyahu
Alla fine la Turchia ha detto sì. Ankara ha accettato l’aiuto straniero per fronteggiare la situazione critica nell’Est del Paese, dopo il sisma che domenica ha colpito la provincia di Van, causando fino a questo momento 471 vittime e 1.650 feriti. Nei giorni scorsi ben 31 Paesi si erano offerti di soccorrere Ankara. Fra i primi, c’era Israele: già lunedì il premier Benyamin Netanyahu aveva telefonato al collega turco Recep Tayyp Erdogan per esprimere cordoglio per le vittime e offrire aiuti. Era il primo colloquio fra i due dopo il cruento blitz israeliano sulla nave turca «Mavi Marmara» nel maggio 2010. Il via libera definitivo è arrivato martedì sera. Alla Turchia servono soprattutto prefabbricati e container per ospitare chi ha perso la sua casa e dovrà affrontare temperature che d’inverno a Van scendono sotto lo zero. Israele ieri ha mandato un Boeing dell’aviazione civile con tende e sette prefabbricati. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Avigdor Lieberman, ha ridimensionato le speranze di chi auspicava una riconciliazione fra i due Stati, dicendo che diplomazia e solidarietà sono due cose «assolutamente separate». Ma l’accettazione turca degli aiuti israeliani è comunque un incoraggiamento ai «pontieri» impegnati a ricucire lo squarcio apertosi fra questi due ex partner strategici del Medio Oriente.
Il Giappone ha donato 400 mila dollari, anche per contraccambiare quanto aveva fatto la Turchia dopo il terremoto dello scorso marzo. La Macedonia ha inviato 100 mila euro e la Francia farà decollare oggi un aereo carico di generi di prima necessità. Gruppi di persone arrivate spontaneamente da Iran, Bulgaria e Azerbaijan sono al lavoro da giorni.
Pur con tutta questa solidarietà, le polemiche non accennano a diminuire e riguardano soprattutto la scarsa qualità dell’edilizia in una zona notoriamente sismica dove si sarebbe dovuto prestare ancora più attenzione alla normativa vigente. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ieri è stato costretto ad ammettere che l’alto numero di vittime è stato causato dal crollo di edifici costruiti male. Non solo. Ha anche aggiunto che ci sono stati degli errori nell’organizzazione dei soccorsi nelle prime 24 ore. «All’inizio - ha detto - ci sono state delle vere e proprie manchevolezze, lo riconosciamo. Ma lo Stato si è mobilitato con tutte le istituzioni per aiutare i cittadini».
Il primo problema da affrontare sono i 2.256 edifici pericolanti, per la maggior parte proprietà di privati. Le persone rimaste senza casa sono migliaia e hanno davanti uno degli inverni più rigidi della Turchia. A infondere un po’ di speranza è arrivato il salvataggio di Gozde Bahar, un’insegnante di inglese di 27 anni estratta viva dalle macerie dopo 66 ore. Un altro miracolo, dopo quello della piccola Azra, di appena due settimane, salvata martedì dopo essere rimasta sepolta viva per 47 ore.
Nelle ultime ore nel Paese è divampata anche una polemica per le dichiarazioni di due note giornaliste, che nel giro di poche ore sono uscite in diretta televisiva con commenti anticurdi, sul filo del razzismo, nei confronti dei cittadini di Van. Proprio la minoranza infatti rappresenta buona parte della popolazione nel Sud-Est del Paese, inclusa la zona colpita dal terremoto. «Il nostro dolore è profondo, anche se è successo a Van» ha detto in diretta Duygu Canbas. Le scuse sono arrivate quasi subito, la redazione è stata invasa da migliaia di lettere di protesta, e il premier Erdogan ha definito l’uscita della giornalista «disumana». Ma ormai il danno era fatto. Insieme con l’ultimo sfregio alla gente di Van.
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