Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Tunisia, elezioni. Laicità a rischio con i brogli degli islamisti Cronaca di Cristiana Cella, Rachele Gonnelli. Intervista a Nebil Karoui di Giuseppe Sarcina
Testata:L'Unità - Corriere della Sera Autore: Cristiana Cella - Rachele Gonnelli - Giuseppe Sarcina Titolo: «Tunisia, prime elezioni. Code ai seggi fino a sera. Ennadha viola le regole - E' in gioco la sopravvivenza dello Stato laico»
Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 24/10/2011, a pag. 17, l'articolo di Cristiana Cella e Rachele Gonnelli dal titolo "Tunisia, prime elezioni. Code ai seggi fino a sera. Ennadha viola le regole". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 11, l'intervista di Giuseppe Sarcina a Nebil Karoui, direttore e fondatore di Nessma Tv dal titolo " E' in gioco la sopravvivenza dello Stato laico". Ecco i due pezzi:
L'UNITA' - Cristiana Cella, Rachele Gonnelli : " Tunisia, prime elezioni. Code ai seggi fino a sera. Ennadha viola le regole"
Rached Gannouchi, leader islamista di Ennadha
Il giorno «elettrico» della Tunisia è iniziato prima ancora del sorgere del sole. La gente si è presentata ai seggi all’alba, persino prima dell’apertura, alle sette di domenica mattina. Altri sempre all’alba, si sono messi in mar- cia per raggiungere il proprio seggio, distante nelle aree rurali anche dieci chilometri da casa e hanno poi atteso anche tre o quattro ore in piedi pri- ma di poter finalmente entrare nella cabina elettorale. A notte l’eccitazione era persino più forte. Alle sette della sera, nel buio, c’erano ancora lunghe file da- vanti ai seggi, tanto che è stato pro- lungato l’orario d’apertura per per- mettere a tutti di esprimere il pro- prio voto. E intanto iniziavano ad ar- rivare i dati di un’affluenza, dati im- pressionanti che mettevano nero su bianco la voglia di esserci, di decide- re, di partecipare alle prime elezioni libere della Tunisia: alle sei di sera, un’ora prima della chiusura ufficiale delle votazioni, le indiscrezioni par- lavano di oltre il 70 percento di vo- tanti sul totale degli aventi diritto. Il disincanto espresso nelle conversa- zioni private e pubbliche dai tunisini nei giorni prima del voto si è rivelato dunque più un cliché d’indifferenza che un effettiva propensione al non-voto. Nell’arco della giornata più lunga del «Paese dei gelsomini» c’è stata in- vece unacapillare e trepidante mobi- litazione. Registrata in presa diretta dai blogger e da Twitter, inunproflu- vio di foto, video, informazioni, co- me ai tempi della prima rivolta ara- ba che dopo aver cacciato il despota Ben Ali e la sua corte, ha innescato le altre «primavere arabe», dall’Egitto a quelle che attendono ancora una conclusione autunnale. ABBRACCIO TRA MODERATI Due gli eventi da segnalare: l’abbrac- cio tra gli applausi davanti al seggio di La Marsa tra AhmedNajib Chebbi, ledear del più democratici del Pdp, e Abdelfattah Mourou, ex numero due del partito islamico Ennadha, recen- temente entrato in rotta di collisione con il capo supremo Rachid Gannou- chi, conservatore radicale tornato dall’esilio dopo la rivoluzione, e il vi- deo delle contestazioni dello stesso Rachid Gannouchi davanti al seggio di El Menzah, dove si era recato a vo- tare. «Dégage, dégage», gli ha grida- to una piccola folla, cioè «smamma», stesso slogan che i dimostranti grida- vano a BenAli e ai leader del suo par- tito-stato, l’Rcd, ora messo al bando. I BROGLI DI ENNADHA Non sono mancate le segnalazioni di brogli da parte di Ennadha, accusata di mandare sms a rotta di collo per indirizzare i consensi nella Babele di 1.519 liste di candidati e di offrire 30 dinari per ogni elettore «convinto». Le denunce peggiori però vengono da Kasserine, roccaforte rurale a po- chi chilometri da Sidi Bouazid, cuo- re della rivolta. Ne parla Ishras Tlili a l’Unità, candidata per il Polo Demo- cratico Modernista nella città di Sbi- tla: «Gli islamisti di Ennahda porta- no la gente dalle campagne, molti non sono iscritti al voto, spesso anal- fabeti, con i pullman, gli mettono in manoun foglio con ilnomedel parti- to e li mandano a votare. Distribui- scono soldi, 15euro a persona, oppu- re li intimidiscono, dicono “ti cono- sco, stai attento a ciò che fai”». In se- rata i militanti del Polo e del Pdp si sono riuniti per far fronte alla situa- zione. Hanno filmato le intimidazio- ni e l’attività illegale di Ennadha, per poi consegnare i video all’Isie, l’Istan- za superiore indipendente che moni- torizza le elezioni.
CORRIERE della SERA - Giuseppe Sarcina : " E' in gioco la sopravvivenza dello Stato laico"
Nebil Karoui, 48 anni, è il direttore e il fondatore di Nessma Tv
TUNISI — Nebil Karoui è forse l'uomo più preoccupato nella nuova Tunisia. Fuori dal suo ufficio di direttore lo attende la scorta. «Ce l'ho da una settimana, da quando i salafiti sono entrati a casa mia per distruggere tutto. Mia moglie e le mie due figlie stavano rientrando e per fortuna sono riuscite a scappare». Karoui, 48 anni, è il direttore e il fondatore di Nessma Tv, che in arabo significa «brezza», «aria fresca» e che, nell'ultimo anno è diventata la punta più affilata dello schieramento modernista. Pochi giorni fa gruppi di islamici radicali hanno attaccato la sede di Nessma Tv. Protestavano per la messa in onda del film d'animazione «Persepolis» di Marjane Satrapi. Lei, poi, ha chiesto scusa. Perché? «Mi sono reso conto che stava passando l'idea che noi avessimo voluto fare una provocazione, in modo deliberato. Non volevo nascesse un nuovo caso come per i Versetti satanici di Salman Rushdie o delle vignette su Maometto del cartoonist danese. In Persepolis ci sono due scene in cui viene raffigurato Allah. Bene, se questo ha urtato la sensibilità dei credenti tunisini, noi chiediamo scusa. Ma certo ciò non giustifica la violenza inaudita che abbiamo subito. Una cosa impensabile anche ai tempi di Ben Ali». Si riferisce all'attacco dei salafiti più radicali? «Quello è solo un episodio. Sono settimane che siti islamici invitano apertamente i fedeli a uccidere me e i giornalisti di Nessma. C'è chi ha aperto pagine su Facebook solo per questo scopo. Poi ci sono le minacce dirette. E i raid contro la mia casa, la mia famiglia. Adesso sono costretto a vivere sotto scorta». Ma qual è la portata reale di questa minaccia estremista? Può spezzare la costruzione della democrazia? «È un rischio da non sottovalutare. In queste elezioni è in gioco esattamente questo. Spero prevalgano le forze più moderne che siano in grado di sventare questo pericolo». Si fida di Ennahda, il partito islamico che si presenta come moderato? «Io non li voto, dico solo questo». Lei è musulmano? «Sì, sono un musulmano che crede nella laicità dello Stato». Al di là dei salafiti, c'è chi vi accusa di voler importare in Tunisia il modello di tv commerciale dell'Occidente, spazzatura compresa. «Io e mio fratello abbiamo fondato questa emittente nel 2006, come tv pirata. Abbiamo avuto subito problemi con il regime. Poi siamo cresciuti, nel capitale sono entrati Tarak Ben Ammar, con il 25%, e Mediaset, con un altro 25%. Abbiamo ottenuto la licenza nel 2009». Mettiamola così: avete promesso al regime che non vi sareste occupati di attualità e in cambio vi hanno consentito di trasmettere. «D'accordo, mettiamola così. Però il 30 dicembre del 2010 siamo stati gli unici ad attaccare frontalmente Ben Ali. Ed eravamo pronti ad andare in galera». Invece è arrivata la rivoluzione. «E ora siamo la tv più seguita della nuova Tunisia: 30-35% di share. Siamo al primo posto anche in Algeria e seguitissimi in Marocco, Libia». Qual è il vostro modello? L'intrattenimento di Mediaset? Le «all news» di Al Jazeera? «No. Ci ispiriamo ai francesi di Canal Plus».
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