domenica 29 giugno 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.10.2011 Terremoto in Turchia, Israele offre il suo aiuto che viene rifiutato
Erdogan coerente col suo odio per Israele anche di fronte a una catastrofe naturale

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 ottobre 2011
Pagina: 15
Autore: Elisabetta Rosaspina
Titolo: «Il terremoto devasta la Turchia: Oltre un migliaio di vittime»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/10/2011, a pag. 15, l'articolo di Elisabetta Rosaspina dal titolo "Il terremoto devasta la Turchia: Oltre un migliaio di vittime".


Recep Erdogan, Ehud Barack con Bibi Netanyahu

Come scrive Elisabetta Rosaspina, Israele "è stato uno dei primi Paesi a offrire aiuto alla Turchia ". Ma Erdogan ha preferito rifiutare, coerentemente con la sua politica anti israeliana. Meglio restare in difficoltà e sperare negli aiuti dei Paesi islamici che accettare l'aiuto dello Stato ebraico.
Ecco l'articolo:

La notte non ha concesso un minuto di tregua ai 380 mila abitanti di Van. La terra non ha smesso di tremare nella provincia orientale della Turchia, quasi al confine con l'Iran, dove alle 13 e 41 locali di ieri (le 12 e 41 in Italia) una prima scossa di 6,6 gradi della scala Richter ha segnato per la popolazione l'inizio di una tragedia già nota.
La spallata più forte, oltre i 7,2 gradi di magnitudo, ha dato il colpo di grazia a edifici già traballanti, ha tagliato la via di fuga agli inquilini di un palazzo di sette piani, ha abbattuto 80 case soltanto nella città di Ercis, a pochi chilometri dal capoluogo, ha fatto perdere il conto delle vittime. La prima accertata è una bimba di 8 anni che abitava nella provincia di Bitlis.
Cinquanta, cento, cinquecento, mille, diecimila: dal conteggio dei corpi che arrivano effettivamente negli ospedali si passa presto alle proiezioni su quello che sarà il bilancio finale, mentre i superstiti, arrampicati su montagne di macerie, scavano a mani nude tra i detriti nella speranza di disseppellire i familiari, gli amici, i vicini che là sotto stanno consumando gli ultimi residui di ossigeno e di speranza. Chi ha più di 35 anni, a Van, ricorda i 4.000 morti del 1976, sa che un terremoto così forte non concede sconti a chi non ha fatto tesoro delle lezioni passate e non ha imparato a costruire e ricostruire secondo le regole antisismiche. La profonda provincia turca non è il Giappone.
La povertà dei materiali edilizi presenta la fattura. Crollano case, dormitori, collegi, stazioni di servizio, le strade si riempiono di gente terrorizzata, di auto intrappolate in ingorghi incontrollabili. I sindaci di Van, Bekir Kaya, e di Ercis, Zulfikar Arapoglu, non possono fornire dati precisi, ma soltanto chiedere aiuto: «Servono medici, scavatrici, soccorritori» implorano ai microfoni di radio e televisioni. C'è da pensare a chi ancora può essere salvato, ai miracoli ancora possibili, prima di cominciare a piangere i morti. L'Osservatorio sismologico turco «Kandilli» di Istanbul individua l'epicentro del terremoto a cinque chilometri di profondità, sotto il villaggio di Tabanli. Le fonti internazionali, invece, parlano di 7 chilometri. Le ambasciate e i consolati stranieri iniziano l'ansioso appello degli stranieri che vivono o viaggiano nella regione.
A Van abita una famiglia italiana, tre persone, padre, madre e una figlia. Sono molto noti, vivono come missionari laici e con il loro lavoro di artigiani aiutano la comunità. «Sono salvi — parte il tam tam attraverso i frati armeni, il console italiano Igor Di Bernardini, a Smirne, l'ambasciatore, Gianpaolo Scarante, a Istanbul —. Stanno bene, ma hanno dovuto abbandonare la loro casa danneggiata».
Il telefonino della figlia, l'unico ancora funzionante, si scarica presto. Giusto il tempo di comunicare che dormiranno in auto, nonostante le temperature notturne già basse. Non si fidano di avere un tetto sulla testa dopo aver visto crollare un palazzo davanti ai loro occhi, mentre in macchina cercavano di uscire dalla città e dalla trappola più stretta formata dalle macerie e dai muri che si afflosciavano dietro di loro. Sono arrivati a Edrenit 18 chilometri più in là. Si sono accampati nella hall di un albergo, hanno atteso soccorsi che per molte ore non si sono visti.
Israele è stato uno dei primi Paesi a offrire aiuto alla Turchia, mettendosi alle spalle gli incidenti diplomatici seguiti all'assalto della marina israeliana alla flottiglia di attivisti filo palestinesi che l'anno scorso tentavano di rompere il blocco di Gaza. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ieri sera ha però detto ai microfoni della tv Channel 2 News: «Ho l'impressione che i turchi non vogliano il nostro aiuto. Fino a ora la loro risposta è stata negativa ma, se ci ripensassero, siamo pronti a fare la nostra parte».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT