L'atomica iraniana è per uso militare. Una verità che non ci voleva molto a scoprire fin dall'inizio, rimasta però nelle pieghe del politicamente corretto delle diplomazie. Adesso arriva la conferma da parte dell'agenzia atomica, non più sotto il controllo di El Baradei alle dipendenze dell'Iran(rientrato in Egitto, si è messo in politica), quindi finalmente libera di raccontare la verità.
Sulla STAMPA di oggi, 15/10/2011, a pag.20, la cronaca di Maurizio Molinari e Giordano Stabile. Dal FOGLIO, l'editoriale a pag.3.
Ecco gli articoli:
La Stampa- Maurizio Molinari, Giordano Stabile: " Iran, atto d'accusa dell' Aiea, sta preparando l'atomica "

Il nuovo rapporto sul programma nucleare iraniano che l’Agenzia atomica dell’Onu (Aiea) pubblicherà a inizio novembre conterrà riferimenti alla «natura militare» degli impianti, accusando Teheran di volere l’atomica.
Ad anticipare il testo dell’Aiea è il quotidiano francese «Le Figaro» secondo il quale si tratta del «rapporto più duro e completo finora redatto dall’Aiea» e documenterà gli «aspetti militari», correggendo le conclusioni dell’Intelligence americana che, nel 2005, affermò che la corsa di Teheran all’atomica si era fermata nel 2003. Fonti diplomatiche occidentali a Vienna hanno confermato che il rapporto, destinato al consiglio dei governatori del 17 novembre, metterà l’accento sulla «possibile dimensione militare» basandosi su «sviluppi recenti». Le valutazioni si fondano su quattro elementi. Primo: i contenuti trovati in un laptop trafugato dall’Iran nel 2008 che l’ex direttore dell’Aiea, l’egiziano Mohammed El Baradei, decise di sfruttare per continuare a trattare con Teheran mentre il suo successore, il nipponico Yukiya Amano, lo considera prova a carico. Secondo: l’accelerazione della produzione di uranio arricchito che non può essere spiegata con usi civili perché la centrale di Bushehr dovrebbe essere alimentata da combustibile russo. Terzo: lo sviluppo di missili con 2000 km di gittata e di tecnologia per 72 esplosioni convenzionali sincronizzate al millisecondo, utili a un innesco nucleare. Quarto: il rapporto di giugno sul reattore nucleare siriano - distrutto da un blitz israeliano del 2007 - che costituisce un precedente di metodo in quanto si è basato su informazioni di Intelligence considerate credibili.
Sebbene i portavoce dell’Aiea rifiutino di confermare la natura di un documento «riservato e non ancora completo», a ribadire quanto sta maturando a Vienna è Glyn Davies, rappresentante Usa all’Aiea, che dice di attendersi «un rapporto più esplicito sulle possibili dimensioni militari del programma» al fine di consentire al consiglio dei governatori di «adottare le iniziative necessarie» che potrebbero essere un deferimento di Teheran al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e sanzioni internazionali più rigide. «Le sanzioni hanno già contribuito a rallentare il programma - afferma Davies -, per questo è necessario rafforzarle». Da New York Jake Sullivan, stretto collaboratore di Hillary Clinton, aggiunge: «Aspettiamo la pubblicazione del rapporto per esprimerci ma c’è forte preoccupazione per i comportamenti della Repubblica Islamica, sul programma nucleare come sulla vicenda del complotto contro l’ambasciatore saudita a Washington».
Sono questi i due fronti diplomatici su cui l’amministrazione Obama punta per rafforzare l’assedio internazionale a Teheran e Sullivan lo sottolinea ribadendo che «le prove sul coinvolgimento dell’Iran nel complotto sono solide e credibili» e Washington potrebbe presto renderle pubbliche. Con un’insolita iniziativa l’ambasciatrice Usa all’Onu, Susan Rice, ha incontrato il pari grado iraniano al Palazzo di Vetro per esprimergli di persona quanto sta maturando a Washington. Fonti diplomatiche all’Onu assicurano che Susan Rice ha voluto dare al governo iraniano un’ultima possibilità: punire i mandanti del complotto per dimostrare che i vertici della Repubblica Islamica non ne sono implicati.
Il Foglio-Editoriale: " Stay angry, stay focused "

Obama alza la voce con Teheran – urla – e l’Agenzia atomica dell’Onu ha redatto un report sullo stato della bomba iraniana durissimo (dice uno scoop del Figaro): la comunità internazionale ha deciso di fare sul serio con il regime iraniano? Sembra di sì. L’attentato organizzato dagli iraniani (in modo piuttosto sgangherato ma comunque clamoroso) per uccidere l’ambasciatore saudita a Washington ha reso l’Amministrazione Obama molto più bellicosa. Secondo alcuni esperti, siamo a un “turning point”: la strategia della mano tesa è fallita (a dire il vero non ha mai funzionato, è partita con uno sberleffo da parte degli ayatollah e poi non è andata meglio) ed è necessario definirne un’altra. Obama ha detto che il regime di Teheran non la passerà liscia, ci saranno sanzioni pesanti, mentre già circolavano voci su una possibile reazione militare, poi smentite, ma utili per quietare i sauditi, loro sì pronti a scatenare una guerra. L’Amministrazione americana ha anche dimostrato di aver compreso quali forze si stanno scontrando nel Palazzo iraniano: può approfittare della crisi interna per assestare colpi alla leadership iraniana. A questo può servire anche il rapporto dell’Aiea, annunciato dal Figaro: sarà presentato il 17 novembre e, secondo le indiscrezioni, “nessun rapporto prima è stato mai tanto duro” nel segnalare tutte le manovre clandestine del regime per dotarsi di un’arma nucleare. Il leader dell’Aiea Amano è uno che fa sul serio (lo ha dimostrato con un paper contro la Siria), se anche la strategia americana diventerà più pressante, a Teheran lo scossone sarà potente. E questa potrebbe essere una buona notizia.
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