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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.09.2011 Ritratto di Rick Perry
di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 settembre 2011
Pagina: 1
Autore: Piera Prister
Titolo: «Ritratto di Rick Perry»

Gli Stati Uniti devono sostenere Israele all’ONU
di Piera Prister

Rick Perry

Queste sono le parole del governatore del Texas e candidato presidenziale Rick Perry, riportate oggi 17 settembre 2011, sul Wall Street Journal nella pagina delle Opinioni, e anche alle radio con continue interviste e talk-show.
E’ la notizia predominante insieme a quelle che riportano le cifre della disoccupazione dilagante di quanti arrivano in Texas dalla California, dalla Florida e dagli altri stati dell’Unione, in cerca di lavoro.
La crisi economica che colpisce gli Stati Uniti e l’Occidente, e quello che sta per accadere all’ONU ai danni di Israele, ci incutono paura, perche’ dalla storia sappiamo che in tempi di crisi economica, si e’ sempre alla ricerca del caprio espiatorio, tanto piu’ che sono i petroldollari dei capitali arabi a farsi largo nelle banche americane, non certo i dollari che sono ormai una moneta debole.
E la notizia che il 10% dei dipendenti di BankofAmerica alla fine di questo mese rimarra’senza lavoro, ci atterrisce.
Rick Perry e’ un amico di Israele da lunga data. Due anni fa era in Israele a firmare accordi commerciali con imprenditori israeliani, sempre pronto ad offrire amicizia, condivisione come quando, parlando con il primo ministro Bibi Netanyahu e il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, disse che si sentiva affratellato con loro  perche’ erano bersagli di un comune nemico, il terrorismo.

Come Israele e’ circondato da nazioni ostili ed e’ bersaglio di continui attacchi di missili, razzi e bombe, cosi’ lo e’ il Texas al confine meridionale con il Messico, in quanto si temono infiltrazioni di narcotrafficanti e terroristi armati dal Sud che premono alla frontiera, dove quotidianamente avvengono orribili fatti di sangue per cui egli stesso piu’ volte ha chiesto e richiesto il dispiegamento della Guardia Nazionale.
All’epoca il Jerusalem Post pubblico’ degli articoli sul viaggio di Perry in Israele con un numero enorme di consensi e commenti di apprezzamento all’indirizzo del governatore.
Perry dice che e’ ora di sostenere Israele incondizionatamente e di non legittimare con aiuti e denaro i suoi odiatori, perche’ Israele fronteggia un’ostilita’ crescente da parte della Turchia, dell’Egitto, e dell’Iran; che gli attacchi terroristici su civili da parte di Hezbollah e di Hamas continuano; e che ora i palestinesi hanno un piano per vincere, con l’appoggio del voto preponderante dei paesi musulmani  all’ONU, per ottenere la formazione di uno stato non negoziato, con le specifiche che lo caratterizzeranno, in termini di territorialita’, costituzione e leggi.
Inoltre il solo fatto che preferiscano la teatralita’ del palazzo di Vetro alle negoziazioni di “pace”, dovrebbe allarmare tutti perche’ l’autoproclamazione all’Onu di uno stato palestinese sicuramente provochera’ una destabilizzazione ancora maggiore in un Medio Oriente gia’ tanto destabilizzato.
Il governatore del Texas poi, accusa direttamente e senza mezzi termini il presidente americano d’aver insuperbito la leadership palestinese –che per giunta non e’ unitaria- e d’aver indebolito la causa di Israele, prima con l’ordinare il blocco abitativo delle costruzioni a Gerusalemme Est e poi con l’imporre ad Israele di ritornare ai confini del 1967.
Da tutto questo, gli Arabi non possono non aver avvertito un incrinamento, se non la rottura dell’amicizia tra gli Stati Uniti e Israele da cui poter trarre subito profitto.
Dagli accordi di Oslo del 1993 gli Stati Uniti hanno dato piu’ di 4 miliardi di dollari –more than 4 billion dollars- di aiuto all’Autorita’ Palestinese”. Quest’anno gli Americani provvederanno a mandar  550 milioni di dollari, malgrado stiano perdendo lavoro e l’economia americana stia andando a picco come il Titanic, come si vede nella copertina della rivista culturale liberal, New Yorker.
Qui, a Dallas gli anziani ancora ricordano la depressione degli anni trenta, come Regina che e’ una donna nera di 93 anni, che e’ terrorizzata all’idea che si possa tornare indietro alle “soup lines”, quando la gente affamata, aspettava in fila il proprio turno per avere nella gavetta un po’ di minestra.
E sono proprio i neri qui in America, i primi ad essere sopraffatti dalla crisi. Piera Prister Bracaglia Morante.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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